Si dice che l’ottimismo è il profumo della vita ma in questo caso al Napoli sta generando danni. Caro Walter, il Napoli non ha giocato meglio della Roma perché non ha mai dato la percezione di avere un piano gara efficace per far male ai giallorossi. Paradossalmente, invece, la squadra di Mourinho aveva un’idea: limitare con i duelli e l’aggressività il palleggio del Napoli, sterilizzare gli azzurri togliendo la profondità ad Osimhen, anestetizzando così gli uno contro uno di Politano e Kvaratskhelia e poi ripartire come accaduto nelle due occasioni di Bove nel primo tempo. La Roma ha trascorso solo sette minuti a palleggiare nella metà campo del Napoli ma ha prodotto palle-gol nitide anche senza la superiorità numerica. Nel primo tempo i giallorossi hanno avuto anche un baricentro più alto del Napoli, un paradosso per la squadra di Mourinho senza Dybala, una fotografia che deve spegnere ogni ricerca di “favolette” da raccontare.
Il Napoli è malato, una squadra da rianimare, al di là dell’allenatore in panchina non ha continuità, non ha mai vinto tre gare consecutive e, soprattutto quando il livello dell’avversario s’alza si ridimensiona, esattamente il contrario della meraviglia della scorsa stagione. Accade perché non ha condizione atletica sufficiente, fa fatica a produrre intensità e si deprime avendo smarrito la facilità nel seguire i propri principi di gioco.
Il Napoli sulle montagne russe dell’uomo solo al comando è passato dall’esaltarsi in campo alzando il livello di tutti gli interpreti al crollo dei propri valori. La frustrazione di Politano e Osimhen, espulsi a Roma, trova sbocco in queste sensazioni.
Ci sono poi i numeri che non mentono mai: il Napoli contro le prime dieci squadre della classifica ha ottenuto solo cinque dei ventisette punti complessivi: la vittoria di Bergamo e i pareggi contro Bologna e Milan. In Champions League anche, nonostante due prestazioni complessivamente discrete contro il Real Madrid, il Napoli ha conquistato i punti necessari per il passaggio del turno soltanto contro il Braga e l’Union Berlino.
Si è sterilizzata anche la fase offensiva, nelle ultime sei partite il Napoli ha segnato solo quattro gol, il segnale più inquietante è che all’Olimpico non ha creato neanche un’occasione pericolosa. Il Napoli non ha ottenuto neanche un calcio d’angolo, ha tirato solo due volte in porta con conclusioni centrali e lente di Zielinski e Kvaratskhelia (unico tentativo compiuto dentro l’area di rigore), ha prodotto solo quindici tocchi del pallone nell’area avversaria (la metà rispetto ai 30 della Roma) e Osimhen soltanto in un’occasione è riuscito a rendersi vivo con un tentativo di rovesciata nettamente fuori misura nel primo tempo.
Il Napoli è una squadra lenta, prevedibile, non ha ritmo nel palleggio, non ha più la forza d’attaccare in transizione pur avendo Osimhen, il miglior velocista d’Europa. Si muove poco, male, non riesce a scompaginare le maglie della fase difensiva degli avversari che, infatti, fanno quasi sempre bella figura contro il Napoli. Il Cagliari anche è uscito con l’onore di aver prima acciuffato il Napoli dopo il gol di Osimhen e poi con la consapevolezza di aver sfiorato la rete del 2-2 con il colpo di testa di Dossena.
In questo periodo, prima del viaggio in Arabia Saudita per la final four di Supercoppa Italiana, il Napoli avrà un po’ di tempo in più per allenarsi e il calendario non è scomodo come nella prima parte dell’avventura di Mazzarri.
È l’ultima chiamata per cercare di raddrizzare la propria annata, di non perdere la dignità con il tricolore sulla maglia perché altrimenti anche il quarto posto diventerebbe un miraggio.
Tra le speranze per rianimare il Napoli, c’è anche il mercato. Servono quattro rinforzi: due centrocampisti, un terzino destro per far partire Zanoli e un difensore centrale (ancora di più dopo l’infortunio di Natan che lo terrà fuori almeno per un mese e mezzo).
Il Napoli sapeva che Kim sarebbe andato via dal ritiro in Turchia di dicembre ma ha preso il centrale difensivo sconosciuto dal Brasile per sostituirlo in pieno agosto. È uno dei tantissimi errori commessi in estate, figli del delirio d’onnipotenza post-scudetto da non ripetere.
Bisogna fare presto sul mercato, il Napoli ha bisogno di energie nuove, forze fresche, in poche parole di scuotersi. La narrazione di guardarsi indietro e ricercare i principi di gioco dell’epoca Spalletti come un bambino s’avvicina all’albero di Natale per aprire i regali non basta, è una cornice nostalgica mentre il Napoli affonda inseguendo la propria identità.
Ciro Troise
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