Ci hanno raccontato che si puntava a fare un gol in più dell’avversario, che il calcio italiano stesse cambiando. Era una congiunzione astrale frutto del momento e dovuta a vari fattori: prime giornate di campionato, calo dell’attenzione per l’assenza del pubblico e anche a causa della situazione d’incertezza generale che inevitabilmente incide sull’aspetto mentale.
È bastato poco per fare retromarcia: nell’ultima giornata i gol sono calati tanto e anche le partite sono state molto più bloccate con i tre pareggi a reti bianche (Sassuolo-Udinese, Parma-Fiorentina e Torino-Crotone) manifesto della ritirata dallo spettacolo. I punti iniziano a pesare, la brillantezza a causa del calendario compresso, dei contagi e degli infortuni che riducono le alternative in organico, le panchine degli allenatori che traballano hanno riportato la fase difensiva al centro del sistema.
In questo processo di restaurazione, il Napoli porta a casa un dato molto incoraggiante, il più importante al giro di boa della sosta per gli impegni delle Nazionali. Mai così inopportuna (eccetto per i play-off di qualificazione all’Europeo) ma la Uefa è nota per la sua cecità, basta ricordare Liverpool-Atletico Madrid e Lipsia-Tottenham a porte aperte mentre il premier Conte in Italia annunciava il lockdown.
Questa è un’altra storia, torniamo al campo che dovrebbe essere sempre l’unica cosa che conta in attesa che si faccia giustizia sul caso Juventus-Napoli.
La fase difensiva e la rivoluzione in corso
Gli azzurri, escludendo ovviamente i tre gol subiti a tavolino, hanno la miglior difesa del campionato con solo quattro reti incassate e, considerando anche l’Europa League, il dato è di sei gol subiti in nove gare disputate. C’è tanto ancora da lavorare, la squadra deve crescere sulla mentalità, non ha ancora il killer instinct per chiudere le partite e soprattutto ha spesso dei cali d’attenzione e intensità come accaduto a Bologna nell’ultimo quarto d’ora ma la solidità difensiva dimostra che la strada tracciata da Gattuso è quella giusta.
Il Napoli subisce anche poco (8.5 tiri a partita in media), soltanto l’Inter di meno in Italia (8.4) nonostante una rivoluzione copernicana nel modo di stare in campo. Gli azzurri hanno raggiunto i livelli più alti attraverso il dogma del palleggio, hanno la tendenza a far tutto con il possesso palla: non solo provare ad aprire gli spazi ma anche difendersi.
Nell’estate più anomala della storia del calcio dal dopoguerra ad oggi a causa dello shock imposto dalla pandemia, il Napoli ha accelerato sul piano della rivoluzione, cambiando non solo il sistema ma anche i principi di gioco. Il cantiere è ancora aperto, si sta costruendo una squadra aggressiva, con la linea alta e Koulibaly che ha la licenza di spezzarla, verticale, alla ricerca della profondità immediata. Osimhen a Bologna ha messo in mostra dei progressi nei movimenti senza palla ma la squadra può migliorare ancora nel valorizzarlo, cercando di più la verticalità. Victor deve ancora crescere nella protezione del pallone e soprattutto nei tempi dell’attacco alla profondità, il Napoli ha compiuto un investimento per un attaccante prospettico, non già pronto.
Condensare il vecchio e il nuovo: la forza di Gattuso e la lezione dell’Anoeta
La forza di Gattuso è nel riuscire a condensare la vecchia e la nuova anima, come dimostra la prestazione all’Anoeta. Con Ringhio il Napoli ha imparato anche ad abbassarsi quando è necessario, la vittoria della Coppa Italia per esempio è arrivata anche con questo spirito d’adattamento, basta ricordare la semifinale d’andata a Milano. Bisogna tenere il buono del passato e spingere nei modi giusti verso il nuovo, in quest’equilibrio c’è la complicata missione di tenere sempre tutti sul pezzo.
Gli scivoloni sono dietro l’angolo, basta tenere a mente la prestazione per i primi cinquanta minuti contro il Rijeka. “Una squadra a volte poco presente”, parole di Ancelotti alla vigilia di Salisburgo-Napoli, a Fiume quel concetto è tornato come un incubo nel vissuto del Napoli. È una questione di personalità, il Napoli finora ha costruito i punti più alti sulle certezze tattiche, Gattuso sta lavorando per il salto di qualità, si vuole una squadra camaleontica che parta da alcune caratteristiche di base.
Il percorso è giusto e interessante, Gattuso lo protegge e la squadra deve crederci affrontando anche le difficoltà per irrobustirsi.
Ciro Troise
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