A Barcellona sono stati chiari: qualcosa nel recupero di Meret non sta andando come nelle previsioni post-intervento. Ci vuole almeno un altro mese, ma forse persino di più, per rivedere in campo il portiere prelevato dall’Udinese questa estate. La storia del suo tormentato avvio di stagione, sta vivendo altri giorni complicati: tutta colpa di quel dolore che non va via e di quei timori che, nel ragazzo, sono cresciuti con il passare dei giorni.
Il callo osseo, ovvero quel tessuto di riparazione che si riscontra tipicamente in seguito a una frattura (in questo caso, quella dell’ulna) non si è ancora ricostituito del tutto. Dunque, il Napoli non può correre il rischio di farlo giocare. Né lui, sia chiaro, intende farlo. Perché poiché il cosiddetto processo di callogenesi non si è ancora completato, il rischio serio è quello di un altro infortunio. Dunque, un giallo la data del suo ritorno in campo. Il rischio, concreto, che possa avvenire non prima di novembre.
A 21 anni magari hai qualche paura in più. Forse è anche questione di carattere, di guai che uno ha patito. Forse quel dolorino potrebbe essere sopportato meglio da qualcun altro. Il punto è che il ragazzo è terrorizzato dall’idea di potersi fare ancor male.
È fermo da 72 giorni, da quell’11 luglio in cui durante uno dei primi giorni di ritiro a Dimaro si scontrò involontariamente con il baby Mezzoni. Ma la sua giovane carriera è fatta di eterne attese: 68 giorni fermo per un infortunio alla spalla lo scorso anno alla Spal; altri 119 giorni in infermeria, sempre a Ferrara, per un problema muscolare; e l’anno prima, per una frattura al polso, quasi un mese lontano dal campo.
Insomma, Meret sa cosa significa attendere. I suoi allenamenti sono ancora blandi e il via libera al ritorno in campo è ancora lontano. Nella clinica di Barcellona specializzata in traumi però una notizia buona: Meret non dovrà essere nuovamente operato. E anche la questione legata alla sensibilità ridotta del pollice è legata, secondo il parere dell’equipe catalana, ai tempi di recupero.
Eppure sembrava fosse un intervento di routine, quello seguito alla frattura dell’ulna sinistra. Alla Clinica Pineta Grande, i medici parlarono di una frattura non articolare «con ritorno in campo dopo tre o quattro settimane», considerando il fatto che si tratta di un portiere. Basti pensare che Franco Baresi, nel lontano 1989, dopo la rottura dell’ulna il 20 novembre, fece in tempo ad alzare la Coppa Intercontinentale col Milan il 19 dicembre. Meno di un mese dopo. Il callo osseo ricostituisce l’integrità e le normali caratteristiche biomeccaniche del segmento scheletrico lesionato. E in Meret non è ancora formato. Da qui l’allungamento dei tempi per il ritorno. La frattura, quindi, non si è ancora stabilizzata, hanno sancito a Barcellona. Chiaro che nel Napoli si interrogano sui motivi dello slittamento del ritorno in campo.
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