Come hanno pensato subito dopo la partita di Londra i disincantati, non c’è speranza, solo ansia. E invece quando si tratta di pallone c’è sempre speranza, perché le partite hanno diverse varianti, e poi due gol si possono segnare, se poi se ne segnano tre allora c’è da camparci per diverse stagioni. Insomma, la verità è che i confini della ragione tracciati su una carta dicono una cosa, ma su un campo di pallone si piegano davanti al dato che la palla rotola, e spesso entra in porta. Certo servirebbe un Napoli punk-aggressivo pronto a battere e ribattere, un San Paolo senza dubbi che si fa unico sostantivo (Alleluia-iaha) e poi un gioco visto tipo con Liverpool e Paris Saint Germain che manifesta l’istanza di non farsi soffocare dall’Arsenal, come è successo a Londra.
Servono troppe cose? È l’Europa bellezza, soprattutto dopo che hai sbagliato l’andata, e hai incassato due gol. Però è anche il baratro che la città conosce, quasi una condizione esistenziale: dover sempre ribaltare i giudizi e i risultati, dover fare il doppio e/o triplo per andare oltre la parte peggiore di sé e che spesso prevale. È una di quelle partite da Arsenal che piacciono a Nick Hornby, e che invece deve giocare il Napoli senza i colpi mortali d’imbecillità: palloni regalati, spazi aperti, e indolenza. Certo c’è il dato fisico a favore dei calciatori di Unai Emery: strapotere di corpo e velocità, con aggiunta di ottima tecnica. E il Napoli sta maluccio soprattutto di testa e progressione, con qualche acciacco anche per la geometria. Ma non c’è nulla che la volontà calcistica non possa superare. Sarà una serata da lacrime, comunque vada, di gioia o dolore, e queste ultime peseranno molto su alcuni calciatori e sulla società. Ma prima di piangere e prima ancora di commuoversi se impresa ci sarà serve ripassare quello che di buono si è visto nel secondo tempo a Londra, anche perché l’Arsenal sul due a zero ha preso a girare meno, ad aspettare, e si presuppone che così giocherà, anche perché in trasferta delle ultime sette ne ha perse cinque e una l’ha pareggiata.
Una squadra diversa. Come dovrebbe anche apparire diverso il Napoli. Serve il miglior primo tempo della stagione, e poi anche il miglior secondo tempo. Non ci sarà l’ambiente che ha sopraffatto il Napoli prima psicologicamente e poi fisicamente, e dopo gli ha inflitto anche due gol, purtroppo ci saranno le pericolose e precise ripartenze, e le manipolazioni di linea, ma è probabile che saranno meno ossessive, e comunque ci sarà il vantaggio di averle già viste e subite. Niente velluto, serve molta aggressività, come contro il Liverpool nel girone di Champions League, e con due gol di più, serve una malizia che manca da molto, e una cerniera tra i reparti a Londra il centrocampo è crollato tipo Vajont , serve un Napoli con una concezione che richiama alla tribù, e che pure in casa non si vede da molto troppo tempo. Uno scatto, capace di nobilitare la bellezza perduta sui campi questo inverno, e anche per salvare la stagione regalando un altro orizzonte, con un morale più alto, seppure in un anno di transizione che ha evidenziato tutti i limiti e i difetti della squadra. Non è una stupidaggine pretenziosa quella di pretendere il ritorno a una semifinale in Europa, serve a questo decennio, basterebbe dare retta al proprio istinto e poi ascoltare Fuorigrotta. Anche con una nave sola si può muovere guerra al mondo, come diceva Samuel Bellamy, con undici caravelle seppure acciaccate si potrà vincere contro una squadra inglese che in trasferta cala vertiginosamente?
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