La Juve è volata a +8 ed è un margine preoccupantemente significativo dopo tredici giornate.
Cosa è accaduto al Napoli, zero reti, due pali e venti angoli? È partito male: poco aggressivo, poco preciso nei tiri e nei passaggi. Ancelotti aveva deciso di dare una chance a quelli che giocano meno, a cominciare da Malcuit – esterno che non difende e infatti dal suo lato il Chievo si è presentato più volte, obbligando il generoso Callejon a fare anche il terzino – e dai giovani centrocampisti Diawara, Zielinski e Ounas: deludenti. Peraltro, poco incisivi sono stati Mertens e Insigne e il potenziale offensivo non si è elevato neanche quando sono state schierate le 4 punte e pure Koulibaly si è lanciato in attacco. Sulla partita vi è stata anche un’ombra, quella della spinta di Obi a Callejon in area, ignorata nel primo tempo dall’esordiente arbitro Chiffi. Un episodio non rivisto al Var, a conferma del discutibile utilizzo del mezzo tecnologico.
Ancelotti non ha ricevuto le risposte attese dalle seconde linee, eppure il confronto era tutt’altro che proibitivo contro il piccolo Chievo, presentatosi al San Paolo con lo score di 3 punti e 30 reti incassate (peggiore difesa della A) nelle precedenti 12 partite. Ha fatto una battuta davanti alle telecamere: «Preoccuparsi? Significa occuparsene prima». Il Napoli evidentemente non lo ha fatto e ha rallentato la marcia proprio in una partita che sembrava dall’esito quasi scontato. L’attuale distacco dalla Juve sembra oggettivamente difficile da colmare, però il Napoli non è quello visto contro il Chievo, a tratti perfino apatico. L’assalto nel secondo tempo non è stato coordinato, le quattro punte non sono riuscite ad esercitare quella pressione che nelle intenzioni di Ancelotti avrebbe potuto far sbloccare la partita. E a nulla si è aggrappato il tecnico, né al campo né alla granitica linea difensiva schierata da Di Carlo. Giusto non cercare alibi, opportuno invece riflettere sulla forza caratteriale di alcuni azzurri: quelli che giocano poco avrebbero dovuto mostrare tutt’altro spirito.
Sarri aveva una differente idea della gestione della squadra tra campionato e Champions: ieri, ad esempio, avrebbe schierato i titolarissimi e magari utilizzato qualche riserva nell’impegno europeo, ma va detto che un anno fa il distacco non era così marcato (irrecuperabile?).
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