Il Napoli si è affidato a Conte perché non voleva più provare quell’inerzia d’abbandono a cui si era abituato nella scorsa stagione. Il secondo tempo di Verona ha ripresentato quella squadra: molle, che si squaglia alle prime difficoltà, sconnessa, senza una proposta di calcio in grado di trasferire convinzione. Il post-partita anche è stato simile, cambiano i protagonisti ma sono tornate le scuse, magari con il “mi sono vergognato” di Conte a rendere più intensa la narrazione. Il linguaggio delle scuse non è più sufficiente, il Napoli è un’azienda che farebbe tanta fatica se vivesse un’altra annata negativa. È, quindi, il momento del che fare, avrebbe detto Lenin.
Le strategie di Conte finora hanno peggiorato la situazione del malato grave di cui ha parlato ieri. S’aspettava la cessione di Osimhen e una rivoluzione più ampia in tempi rapidi ma il Napoli si è scontrato con un mercato più povero del solito. La campagna acquisti si è bloccata e l’idea di mandare fuori dal gruppo Gaetano, Folorunsho, Osimhen e Mario Rui ha tolto ulteriore valore. Non potevano essere utili ad una rosa esigua come quella di Verona? Perché Rafa Marin pagato 12 milioni di euro non può trovare spazio neanche con Buongiorno infortunato? La spinta di Di Lorenzo sulla catena di destra era uno dei pochi fattori che creava delle situazioni interessanti, perché Conte l’ha tenuto braccetto tutta la gara? Come si fa a puntare su Juan Jesus mai titolare nelle amichevoli di Castel di Sangro e in Coppa Italia? Spinazzola nelle prime due uscite contro il Modena e il Verona ha dato ragione alla Roma che non gli ha rinnovato il contratto, non al Napoli che l’ha preso, ovviamente c’è il tempo per ribaltare quest’impressone.
In un calciomercato mondiale che va a rilento, il Napoli ha incassato finora circa 12 milioni di euro e ne ha impegnati in uscita 80 tra Buongiorno, Spinazzola, Neres e Rafa Marin. Non è finita qui, De Laurentiis è pronto a prendere anche Lukaku senza che venga prima completata la cessione di Osimhen. Il mercato ha le sue criticità ma non è sostenibile la tesi per cui le prestazioni inquietanti contro il Modena e nel secondo tempo di Verona siano da addebitare alle mosse che s’aspettava e non sono arrivate. Per dar senso a Big Rom, c’è bisogno di attaccare in ampiezza con qualità e forza sulle corsie laterali. Mazzocchi e Spinazzola visti nelle prime due uscite non forniscono queste garanzie.
Il Napoli al Bentegodi ha lasciato il campo progressivamente, si è consegnato ad un umile e modesto Verona, è parsa una squadra povera d’idee, incapace di credere in un’idea che elevasse la qualità collettiva. Al 18 agosto Conte ha presentato nel secondo tempo di Verona una squadra che ha gli stessi problemi di un anno fa, con meno alternative anche per la scelta incomprensibile di mettere ai margini giocatori come Folorunsho, Mario Rui, Gaetano presentandosi con Coli Saco e Iaccarino alternative in mezzo al campo e non concedere nulla ad Osimhen. È comprensibile la paura che si possa infortunare ma arrivati al 19 agosto i danni sono più pesanti del rischio infortuni finora evitato anche perché, avvicinandosi al gong del mercato, c’è da mettere in conto anche l’ipotesi ancora remota della permanenza di Osimhen e in questa situazione sarà molto complesso avviare un dialogo affinchè trionfi l’armonia necessaria per reinserirlo in gruppo.
Ci sono undici giorni di mercato, il Napoli e Conte trovino la linea per presentare una squadra coerente e all’altezza.
Ciro Troise
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