Fuori Albiol, Callejon, Hamsik, Mertens e Insigne nella formazione iniziale, Ancelotti a Cagliari ha compiuto una svolta radicale, neanche Benitez era arrivato ad un turn-over così spinto. I minutaggi parlano chiaro, l’unico insostituibile nel Napoli è Koulibaly, obiettivamente anche un giocatore di un’altra categoria che potrebbe essere titolare nei top-team, quelli con l’obiettivo di vincere la Champions League. Kalidou non è mai stato sostituito, a Cagliari ha rinunciato anche all’”ammonizione tattica” in vista di Inter-Napoli del 26 dicembre. Fino a quando sarà disponibile, Koulibaly giocherà e Ancelotti rifiuta ogni calcolo, fu chiaro anche in conferenza stampa, paragonandolo alla gestione di Cristiano Ronaldo a Madrid. Allan non è Koulibaly ma ci manca poco, ha soltanto 267 minuti di distacco dal capolista per rendimento, circa tre partite. Il centrocampista brasiliano ha sempre trovato spazio, in quattro occasioni non è stato schierato tra i titolari, contro il Torino, il Sassuolo, l’Empoli e il Chievo Verona, poco più di venti giorni fa. Quel pareggio interno contro la formazione di Di Carlo, una delle poche delusioni di questa prima parte d’annata, ha condizionato le scelte di Ancelotti che individuò proprio nella “lentezza” della fase di costruzione una delle problematiche principali.
Da quella gara Rog ha trovato spazio per pochissimi minuti, Allan non è più uscito e Ounas ha cambiato fascia, da sinistra a destra, zona in cui con il mancino, venendo dentro al campo, può essere più incisivo e il gol contro il Frosinone lo dimostra. “Ho schierato i più freschi”, ha dichiarato Ancelotti nel post-partita, svelando la sua strategia di gara. Prima la brillantezza con la consapevolezza che la valorizzazione della rosa sia un obiettivo prioritario della società, poi dentro gli uomini-chiave se non si riesce a sbloccare prima la gara. I rischi sono dietro l’angolo e le palle-gol di Faragò e Farias rappresentano l’esempio calzante ma la strategia contro una squadra imbattuta in casa era puntare sulla capacità di vincere i duelli individuali con Ounas, Zielinski, Fabian e Allan, bravi nei dribbling, rinunciare al palleggio e cercare di attaccare sulle fasce con Malcuit e Ghoulam che rappresenta un grande innesto anche perché è rientrato ad ottimi livelli dopo tredici mesi d’inattività. Nel primo tempo il Napoli ha fatto fatica ad essere incisivo, quando ci sono stati degli spunti è mancata lucidità nelle scelte. Dopo i cambi di Ancelotti, il Napoli è cresciuto e il Cagliari ha patito il grande dispendio d’energie. Mertens è stato devastante tra le linee, ha consentito al Napoli di prendere campo e a Milik d’attaccare di più la profondità, il centravanti polacco prima della punizione vincente ha avuto due occasioni nitide che si sono infrante su una parata di Cragno e sulla traversa con un colpo di testa proprio su cross del belga. La crescita nel finale è una costante del Napoli che ha segnato più gol di tutti nell’ultimo quarto d’ora, ben 12 su 33 (il 36,3%), considerando anche il percorso in Champions League le reti diventano 14 su 40 (il 35%). Milik deve guardare avanti con l’umiltà di chi può crescere ancora nell’attacco alla porta, nell’uso del destro, il piede debole, anche perché sta aggiungendo risorse al Napoli. Dopo il primo gol di testa, a Cagliari ha realizzato il primo degli azzurri con l’esecuzione diretta di una punizione, a Genova fu necessaria l’autorete di Biraschi.
Ciro Troise
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