Anticipo da vero rapace d’area di rigore, stacco leggiadro e palla all’incrocio. Tempismo e qualità da bomber d’altri tempi, sigillo che lo colloca di diritto nell’albo dei grandi bomber. Matusa a bocca aperta per la cinquantesima rete di Mauro Icardi con la maglia dell’Inter in appena cento presenze: “Su un cross il vero numero 9 schizza spontaneamente sul primo palo. Poi non tutti hanno la qualità di fare quel tipo di gol. È questione di una frazione di secondo – racconta l’argentino ai microfoni del Corriere della Sera -, è la differenza tra uno normale e uno bravo. Da quando c’è Mancini cerco di uscire un po’ di più dall’area, ma stare lì dentro è la mia più grande qualità. L’anno scorso provavo a venire fuori, quest’anno meno: ci sono Ljajic, Jovetic, Palacio che fanno quel lavoro. Preferisco attaccare la profondità e stare dentro l’area.
Mi viene naturale colpire di testa, provare ad arrivare primo sul pallone. L’anno scorso mi intendevo bene con Kovacic, giocavo più sul movimento dei difensori e mi infilavo dietro tra le linee. Attaccanti di riferimento? Da bambino Batistuta. Poi sono andato a Barcellona e ho amato Eto’o: in area la metteva sempre dentro, di punta, di petto, di testa, come veniva. Higuain e Dybala? Mi piacerebbe fare più la mezzapunta, come Dybala. Lo guardo quando fa quei movimenti a uscire e gioca dietro il centravanti quando è in campo con Mandzukic o Morata. A Higuain invidio la fortuna di quest’anno e di aver fatto un gol a partita. Però sono un giocatore molto simile a lui, ma a Napoli, giocando da solo in avanti, lui fa più quel lavoro di venire fuori dall’area.
Futuro? Tutti gli anni si dice che devo andare via, è sempre la stessa storia. La società ha fatto un gran lavoro portando qui buoni giocatori. E poi dove volete che vada? Sono contento di stare qua, di fare il capitano, l’attaccante, segnare. Certo voglio vincere, ma voglio farlo qui come hanno fatto tanti prima di me. Spero che l’anno prossimo la squadra sarà ancora più competitiva. L’obiettivo dell’Inter non può mai essere parziale, solo il massimo: vincere lo scudetto e tornare in Champions. E io voglio vincere qui, il prima possibile
Mancini? Non urla mai. È un allenatore ma vede la quotidianità con gli occhi del giocatore: non ha dimenticato quel che è stato. Ti capisce. Mazzarri aveva atteggiamenti più da allenatore classico e si arrabbiava di più”
Fonte: GianlucaDiMarzio.com
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