De Laurentiis giustamente più volte sottolinea i campionati chiusi al secondo posto dal suo Napoli che, quando si posiziona alle spalle della Juventus e davanti alla Roma e alle milanesi, realizza una performance superiore alle sue potenzialità finanziarie. Il Napoli è arrivato tre volte al secondo posto, nelle prime due occasioni si è affidato ad un grande bomber: con Mazzarri Cavani realizzò 29 reti nella stagione 2012-13, Higuain addirittura 36 nella prima annata di Sarri. Nell’estate del 2016 la svolta del Napoli, la cessione di Higuain alla Juventus per 94,5 milioni di euro.
La forza di quel gruppo era nel gioco, allora la valida dirigenza azzurra punta su Milik, pagato 32 milioni dall’Ajax, un laboratorio di costruzione della proposta offensiva simile all’orchestra armonica che aveva costruito Sarri. De Laurentiis si rende conto che è un azzardo sostituire un top player come Higuain con Milik, attaccante di talento, di belle speranze in arrivo dall’Ajax e va all’assalto di Icardi con tanto di proposta di cinepanettone per Wanda Nara. Ad ottobre Milik rimedia il primo grave infortunio, il Napoli è in difficoltà e Sarri scommette su un’intuizione sperimentata già nel ritiro di Dimaro: Mertens al centro dell’attacco in un sistema che non da punti di riferimento. E’ un’idea stile Guardiola, il centravanti è lo spazio e Mertens ha la rapidità e le qualità tecniche per rendere esplosivo il sarrismo. Dries così ha raggiunto quota 101 gol, è a -3 da Cavani ma raccontare che un esterno d’attacco possa diventare nel bel mezzo della carriera un centravanti puro, un numero 9 è fare esercizio di retorica.
Ancelotti lo sa, nella missione di superare il sarrismo gestisce Mertens e Milik, contestualmente trascorre l’estate ad esplorare altre idee di mercato (compreso Belotti) e in pieno autunno De Laurentiis si fionda su Piatek del Genoa. Con Preziosi c’è l’accordo per un investimento di 35 milioni ma non con il giocatore e il suo entourage. La prima offerta d’ingaggio è di 600 mila, poi il rilancio a 900 mila, al Milan il polacco guadagna 2 milioni di euro a stagione. Il tempo è galantuomo, diceva Pierpaolo Marino, e il Napoli, reduce da tre pareggi consecutivi a reti bianche, sta sbattendo sull’assenza del numero 9 che Sarri ha coperto con l’intuizione Mertens. Milik è un ottimo centravanti sotto il profilo tecnico e tattico, ha un sinistro pregevole, sta tirando fuori anche i colpi su punizione ma non ha il killer istinct dei vari Icardi, Piatek, dei bomber d’area di rigore. I numeri avevano già trasmesso qualcosa: il Napoli ha chiuso lo scorso campionato con 77 gol, nove in meno della Juventus e ben diciassette in meno rispetto all’annata precedente, manifestando così un calo nell’efficacia realizzativa.
Il Napoli, che ha sfiorato lo scudetto, ha completato la stagione con cinque pareggi a reti bianche (in quest’annata è già a quota 5) e sette partite senza realizzare neanche un gol (gli azzurri in questa stagione sono già a 9). Quando il Napoli è calato nella parte finale della scorsa stagione, si è sentito il vuoto del centravanti che risolve le partite anche quando la squadra non brilla. Il Napoli viaggia a dodici gol realizzati in meno rispetto ad un anno fa, il problema del gol ormai è cristallizzato e ha ragione Ancelotti quando spazza via l’argomento sfortuna dal dibattito. “E’ un problema tecnico”, ha ribadito nel post-partita. Per superarlo, Ancelotti lavorerà su consapevolezza e determinazione, poi sicuramente nel restyling dell’organico che si realizzerà in estate l’assenza dell’attitudine a far gol rappresenterà un argomento di discussione e indirizzo del mercato.
Ciro Troise
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