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Gravina: “Mai pensato di non ripartire. Non posso essere il becchino del calcio italiano”

Gabriele Gravina, presidente della FIGC, parla così in collegamento con Che Tempo Che Fa sugli schermi di Rai 2: “In questo momento ci sono due gruppi apparentemente contrapposti: la corrente di pensiero per cui si debba chiudere tutto il mondo dello sport e un’altra per cui si debba continuare che io cerco di portare avanti. Parlo di possibilità che mette insieme due componenti: l’opportunità e la speranza. Ho parlato di giugno quando spero e credo che la comunità possa vivere un momento di sollievo, sappiamo benissimo che l’Italia è un paese votato al contenzioso e potete immaginare cosa potrebbe succedere. Accoglierebbe come un sollievo la decisione del Governo di non ripartire? Sì, potete immaginare il peso della responsabilità a cui mi sto sottoponendo. Il calcio non è una monade, facciamo parte di 55 federazioni europei e di tutte quelle mondiali. Chiedo di essere considerato come un movimento d’impatto socio-economico alla pari di ogni altro settore, grazie al contributo della nostra commissione tecnico-scientifica la Federazione ha predisposto un protocollo che con tutte le procedure garantisce la negatività di ogni gruppo chiuso. Non capisco la violazione etica di un mondo che ha un grande impatto sociale e anche sanitario, mi permetto solo di non entrare nelle scelte dei presidenti di altre federazioni. Solo il basket ha sospeso, il calcio professionistico ha un impatto di 5 miliardi di euro. Sarebbe un disastro per il calcio non ripartire non soltanto per il presente ma anche e soprattutto per il futuro. Abbandonerei un po’ di false retoriche, esiste un protocollo che abbiamo inviato ai ministri Spadafora e Speranza, c’è un protocollo tecnico-scientifico, per i test e i tamponi ci sono varie cliniche private che si sono messi a disposizione. Non posso prendere in considerazione l’ipotesi di chiudere tutto, comporterebbe delle responsabilità di una gravità inaudita, non posso essere io il becchino del calcio italiano. Non capisco la resistenza degli altri sportivi. Il calcio ha dimostrato grande sensibilità, senza false retoriche abbiamo voluto dare un riconoscimento a chi è già nel cuore degli italiani, perciò abbiamo assegnato lo scudetto del cuore, i supereroi entreranno nella nostra Hall of fame. Vincerà la squadra che farà più punti perché continueremo a dare gioia e speranza agli italiani”. 

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