Partiamo da quanto è accaduto sabato. Il calcio italiano, se vuole migliorare la sua immagine all’estero, deve affrontare anche l’emergenza arbitrale. Non ci sono altri termini per definirla, è una situazione ai minimi termini, lo dimostra il pessimo arbitraggio di Calvarese, a memoria la peggiore prova dell’era Var.
Il disastro di Calvarese non ha scalfito il Napoli: evitata la trappola
Calvarese ha sbagliato di tutto: i due rigori non erano da intervento Var, l’espulsione di Bentancur è eccessiva, c’è stato bisogno della tecnologia per convalidare l’autogol di Chiellini. Se ne parla di meno ma ha anche interrotto per un fallo inesistente l’azione che porta alla splendida rovesciata di Lautaro Martinez. Tutto ciò prima di vincere la palma d’oro del disastro arbitrale della stagione: il rigore su Cuadrado è un chiaro ed evidente errore, il colombiano apre la gamba su Perisic, assegnarlo significa premiare l’arte dell’inganno. Penso a come faranno gli allenatori nei settori giovanili ad insegnare il rispetto e il fair play guardando, invece, che nel derby d’Italia in mondovisione si premia la “furbata” di Cuadrado?
Il disgusto per Juventus-Inter, i ricordi del 2018, la pressione psicologica sulla squadra, l’atteggiamento della Fiorentina che ha messo in campo giustamente la stessa aggressività di quando ha battuto la Lazio avvicinandosi alla salvezza poi conquistata a Cagliari, sembravano rappresentare premesse da incubo. Il film sembrava spedire il Napoli in una trappola da cui è uscito con qualità che finora non appartenevano al suo background, anzi storicamente gli azzurri sono caduti spesso per le insidie del nervosismo.
Stavolta il Napoli è stato solido, intenso, un po’ contratto negli ultimi venti metri, poi si è liberato dopo aver sbloccato la partita. Il rigore su Rrahmani c’è perché la trattenuta di Milenkovic, che nel primo tempo aveva tormentato anche Osimhen, è ingenua e meritevole di essere punita. Dopo quello che è accaduto in Juventus-Inter, Abisso, richiamato all’on field review da Chiffi, non poteva assolutamente non darlo ma l’auspicio è che sul protocollo si faccia chiarezza. Si torni al calcio vero, dove l’arbitro deve avere la capacità di leggere le dinamiche, le situazioni, abolendo i “tele-rigori”.
Non è ancora finita, Milan-Cagliari è un segnale di pericolo
Il Napoli di Gattuso è più forte anche dell’emergenza arbitrale, in cui il nuovo corso di Trentalange si è già rivelato deludente. Bisogna cambiare tutto: serve il sorteggio integrale per le designazioni, l’Aia dovrebbe staccarsi dalla Figc, diventare un ordine di professionisti (accogliendo anche gli stranieri) con criteri di valutazione trasparenti e scelte chiare in caso di errori, le interviste nel post-gara dovrebbero diventare un’abitudine non su episodi risalenti a tre anni fa.
Visto il fallimento della dicitura “chiaro ed evidente errore”, va cambiato anche il protocollo Var dando il challenge alle panchine.
Passiamo al Napoli, ha ragione De Laurentiis quando dice che non è ancora finita. Il pareggio del Milan contro il Cagliari, che ha trascorso il pomeriggio a festeggiare la salvezza ottenuta dopo il gol di Simy, è un segnale di pericolo, invita a tenere alta la guardia perché nessuna partita è scontata.
Il Napoli deve continuare sulla scia della crescita mentale che ha messo in mostra al Franchi, non entrare in campo con la consapevolezza d’aver già vinto o l’idea che prima o poi anche per inerzia il gol arrivi.
De Laurentiis ha ancora tempo, chiami Gattuso e organizzi un incontro
In attesa dell’ultimo ostacolo da superare, sembra veramente inconcepibile sottrarre al Napoli il valore della continuità dopo i 42 punti ottenuti già nel girone di ritorno, le undici vittorie nelle ultime quindici gare.
Possiamo anche comprendere che la rottura avvenuta a gennaio sia stata profonda, seria, ci sono dinamiche che vanno al di là del campo, riguardano la gestione dei rapporti interni ma il terreno di gioco dovrebbe avere priorità assoluta.
C’è ancora tempo, De Laurentiis chiami Gattuso, s’organizzi un incontro anche dopo Napoli-Verona e si provi a trovare un’intesa seria, chiarendo anche ciò che è accaduto in passato. Se le divergenze rimarranno, almeno resterà la consapevolezza d’averci provato. Terminare nei silenzi una storia, che ha ridato dignità al Napoli dopo i fallimenti dell’era Ancelotti, non sarebbe giusto.
Ciro Troise
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