Le sue giocate già stanno deliziando i tifosi del Napoli. Arrivato per 30 milioni dal Betis Siviglia, il centrocampista Fabian Ruiz si è raccontato ai microfoni de La Repubblica dopo queste prime settimane in azzurro: “Sono felice della scelta che ho fatto. Il Napoli è una grande squadra e avrò l’opportunità di giocare in un campionato che sta crescendo ancora di più per prestigio, una stagione dopo l’altra. Ho sempre apprezzato la Serie A, so che il livello medio da voi è di alta qualità e la competizione durissima. CR7 è il migliore al mondo con Messi e ha lasciato il Real per passare alla Juve, non credo ci sia necessità di aggiungere altro”.
Sulla trattativa: “Mi volevano in tanti, pure in Spagna. Il club azzurro è stato tuttavia il più deciso: si è mosso per primo e ha pagato la mia clausola rescissoria, facendomi sentire desiderato e importante. Ho capito subito che per me era la soluzione ideale”.
Su Ancelotti: “So che nello scorso campionato ha sfiorato lo scudetto, che la società è affidabile e in crescita, che farò parte di una squadra forte e che il mio tecnico sarà Carlo Ancelotti. E’ uno dei migliori tecnici del mondo, ha vinto dappertutto e rappresenta di conseguenza anche una garanzia, perché allena solo le squadre top. L’opportunità di lavorare con lui ha rafforzato la mia decisione di venire al Napoli”.
Ronaldo alla Juventus: “CR7 proviene da un altro pianeta, come Messi. Io ho appena iniziato la mia strada e devo solo continuare a crescere, con l’aiuto del Napoli e dei miei nuovi compagni. Mi stanno dando una bella mano i miei connazionali, Albiol e Callejon. È stato duro il rito di iniziazione, quando mi hanno messo in mano un microfono e ho dovuto cantare davanti a tutti Felices los 4, di Maluma, vincendo la mia timidezza. Ma ho trovato un gruppo unito e con tanti campioni, sono certo che lotteremo alla pari con ogni avversario. Contro la Juve, l’Inter, la Roma. In A ci sono tante squadre forti e mi aspetto un campionato equilibrato, oltre che di alto livello. Ronaldo fa sempre la differenza, non lo metto in discussione, ma il calcio rimane per fortuna uno sport di squadra, non individuale. Nessuno è imbattibile, insomma: nemmeno Cristiano”.
Il Santiago Bernabeu: “Era il 20 settembre dell’anno scorso, chi se lo dimentica. Vincemmo noi del Betis per 1-0, in casa della squadra migliore del mondo. Il Real aveva in campo tutti i suoi campioni, non solo Ronaldo, ma quella volta la nostra organizzazione fece la differenza. Il Napoli mi seguì da quella partita? So che mi hanno riempito di attenzioni e che mi hanno voluto più di tutti. Ora tocca a me ripagare la stima del Napoli”
Il suo passato e il paragone con Xavi: “Mi chiamavano il Messi di Los Palacios? Ero bassino, veloce, giocavo trequartista e segnavo di sinistro, anche per questo mi diedero quel soprannome. Prima che crescessi di colpo di 30 centimetri in 6 mesi…Mi ispiro a Xavi, il mio modello. Prevalentemente nel Betis ho giocato da mezzala sinistra, ma a centrocampo me la cavo dovunque e non ho un modulo preferito. Mi fa piacere quando mi definiscono un jolly, per un giocatore duttile ci sono più chance di partire tra i titolari”.
Il centrocampo azzurro: “Nel Napoli c’è tanta concorrenza, soprattutto a centrocampo. Dovrò dare il meglio di me, per essere all’altezza di giocatori come Hamsik, Zielinski, Allan, Diawara. Quanto mi servirà per ambientarmi? Poco, anche se a Siviglia mi hanno formato come uomo e calciatore, vi ho lasciato le mie radici. C’è stato un periodo in cui mia madre lavorava da addetta alle pulizie, nella società. Eravamo una famiglia, insomma. Ma a Napoli troverò lo stesso calore: ho appena visitato la città da turista, in crociera. La cucina, il mare e l’entusiasmo dei tifosi mi faranno sentire subito a casa”.
Sul San Paolo: “Non vedo l’ora, ho visto e sentito alla tv l’urlo dei tifosi del Napoli nelle notti della Champions: impressionante. Per me sarà il debutto tra i grandi d’Europa, ma non avverto le pressioni e non sono cambiato diventando un calciatore professionista. Ero e resto semplicemente Fabián, il nome di battesimo che porterò sulla mia maglia con il numero 8. Lo stesso di Iniesta? Macché, purtroppo il 6 era già di Mario Rui…”.
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