Il “vero o falso” è il gioco dell’estate, sarebbe stato più affascinante, però, con De Laurentiis lanciarsi nella complessità dei “perché?”, riproponendo una prassi tanto cara ai bambini. Le domande sono le stesse da 14 anni, le risposte non sono mai state soddisfacenti: Perché s’investe così poco rispetto alle altre big del calcio italiano nel settore giovanile? Perché non si persegue una politica sulle strutture, per avere sia riguardo alla prima squadra che al settore giovanile centri sportivi di proprietà del club, considerando che anche società di fascia più bassa come per esempio il Frosinone si sono mosse in tal senso?
I tifosi chiedono Cavani (sogno irrealizzabile e non alla portata del Napoli) ma gli unici aspetti per migliorare la gestione De Laurentiis, che per solidità economica e risultati sportivi rimane straordinaria, riguardano proprio vivaio e strutture. Un passo in avanti è stato fatto riguardo al centro sportivo di Castel Volturno, dove fra una settimana il Napoli potrà lavorare su campi completamente rifatti grazie alla desalinizzazione, usufruire di sale video, saune a scopo terapeutico. Sul settore giovanile, invece, c’è un’emergenza, forse una delle più dure da affrontare degli ultimi anni, e di problemi il vivaio ne ha avuti tanti, indimenticabile il virus che circolava a Sant’Antimo nel settembre del 2013 e che colpì tanti ragazzi.
Il Napoli al momento è senza una struttura in cui far allenare tutte le categorie dall’Under 17 all’attività di base, la Primavera è in ritiro e fortunatamente è stato già raggiunto un accordo con il Comune di Frattamaggiore per il “Ianniello” sia per gli allenamenti che per le partite italiane e internazionali. Stamattina avrebbero dovuto iniziare la preparazione atletica, in vista dei campionati che iniziano il 9 settembre, l’Under 17 e 16 ma è stato tutto rinviato a causa della serrata della Polisportiva Sant’Antimo. Il centro in cui il Napoli ha trascorso gli ultimi cinque anni, esprimendo un notevole passo in avanti, è chiuso. A Sant’Antimo il club di De Laurentiis ha conosciuto la possibilità di avere un centro nelle proprie mani, essendo l’unica realtà calcistica a farne uso, dopo gli anni trascorsi al “Kennedy” condividendo la struttura con altre realtà. La querelle tra l’amministrazione comunale e la Polisportiva Sant’Antimo va avanti dallo scorso ottobre, l’interdittiva antimafia arrivata a febbraio ha reso tutto ancora più complesso ma il Napoli, per continuare ad utilizzare il centro, aveva trovato un punto d’incontro dichiarandosi anche disponibile alla gestione del campo e dell’albergo, ciò che viene utilizzato per gli allenamenti e il convitto. L’equilibrio aveva retto anche dopo l’ordinanza del Consiglio di Stato di lunedì scorso ma nel weekend l’amministrazione ha comunicato alla Polisportiva Sant’Antimo di dover lasciare la struttura entro il 20 ottobre, nonostante fossero in corso delle perizie. Così è arrivata la serrata che getta il Napoli in uno stato di precarietà, De Laurentiis è già attivo per riprendere i discorsi interrotti a metà giugno col “Kennedy”, che il Napoli dovrebbe condividere con due scuole calcio come l’Internapoli e l’Ares Vomero. Un passo indietro netto, una dura complessità logistica da affrontare per il vivaio, il “Kennedy” condiviso con altre realtà può rappresentare un’emergenza ma non la soluzione sul lungo termine. Non c’è più la possibilità d’aspettare, la crescita del Napoli passa per il suo vivaio che ha bisogno di un centro di proprietà. Oltre i discorsi avviati con l’amministrazione comunale di Melito, un’opportunità potrebbe essere proprio il centro sportivo di Sant’Antimo, dopo aver avuto tutte le garanzie necessarie. Si è perso troppo tempo in quattordici anni, ora non si può più tergiversare.
Ciro Troise
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