Napoli è la città che si porta dietro un mare di luoghi comuni, da quelli oleografici che delineano la sua copertina alle generalizzazioni sprezzanti che costituiscono spesso il suo racconto. La coreografia della curva bianconera ieri ne ha tirato fuori un altro, mostrando la maschera di Pulcinella e ricordando che spesso sono loro a gioire mentre i tifosi azzurri piangono. I luoghi comuni che caratterizzano il napoletano sono gli stessi da secoli: arte d’arrangiarsi, improvvisazione, spesso talento non sfruttato a dovere, perché senza organizzazione diventa fine a se stesso. Il Napoli di Maradona era dentro questa storia, il genio assoluto, il mito del calcio che sposta gli equilibri calcistici, il numero 10 più forte di tutti i tempi era l’essenza determinante, il resto contorno che ha aiutato gli azzurri nella rincorsa ai successi. Il Napoli di Sarri li ribalta, è una novità assoluta per la città. Non c’è improvvisazione, il ricorso alle individualità è secondario perché ciò che conta è l’organizzazione, la consapevolezza di sapere cosa fare in ogni momento, in questo contesto le qualità dei singoli emergono in maniera esponenziale, andando oltre i propri limiti. La vittoria dello Juventus Stadium è frutto dello spasmodico lavoro, di un percorso triennale che sta quasi annullando il divario tecnico ed economico con i bianconeri. La filosofia di calcio di Maurizio Sarri è la certezza a cui tutti spesso s’aggrappano anche per acquisire la convinzione, la personalità di andare a imporre il proprio gioco all’Allianz Stadium. I luoghi comuni hanno fatto passare il concetto per cui la filosofia di calcio di Sarri sia predisposta alla fase offensiva, esprima il luna park frutto di una mentalità sbarazzina. Nulla di tutto questo, Sarri ha dato priorità alla fase difensiva, anche il passaggio agli inizi della sua avventura napoletana dal 4-3-1-2 al 4-3-3 è stato compiuto per salvaguardare gli equilibri nella fase di non possesso. Il vero miracolo di Sarri è quest’opera, ha ereditato nel 2015 una squadra che aveva incassato 54 gol in campionato, ora è a sole 23 reti subite in 33 giornate. Napoli è una realtà che cambia costantemente l’umore e le sue valutazioni, la variabilità del termometro dei sentimenti è costante, la squadra in certe fasi l’ha assorbita facendo vincere le paure, prestandosi allo stress psico-fisico dello scontro a distanza con la Juventus vissuto poi dando fiducia a meno dei diciotto uomini pronti per il colpo di stato di cui aveva parlato Sarri. Nel momento decisivo, però, complice anche il calo della Juventus, il Napoli ha saputo gestire l’amore incondizionato della piazza trasformandolo in benzina e non avvertendolo come un peso. E’ stata la Juventus ad essere impaurita, a ingrigirsi nei calcoli prudenti di Allegri, che ha gestito lo 0-0 auspicandosi magari la giocata di qualche singolo come avvenne due anni fa con il gol di Zaza. Gli azzurri non hanno mai arretrato il baricentro, hanno avuto il coraggio di palleggiare nella metà campo bianconera con coraggio, autorevolezza, personalità riuscendo poi a lavorare in maniera molto organizzata sulle coperture preventive, limitando le ripartenze degli avversari. Il limite del Napoli è paradossalmente nella fase offensiva, la lucidità, la velocità di pensiero e d’esecuzione dei tempi migliori non è nella condizione del tridente dei piccoletti ma ieri, mentre si materializzava il quarto pareggio in trasferta (tre a reti bianche) e aleggiava la sensazione di aver fallito un’opportunità, l’organizzazione ha piazzato un altro colpo. E’ arrivato il tredicesimo gol sugli sviluppi dei calci d’angolo, il Napoli ha il primato in serie A. Questo dato è un altro tassello frutto di sudore, schemi, applicazione visto il gap con le altre squadre sulla fisicità.
Ciro Troise
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