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De Laurentiis: “Pronti 150 mln in 5 anni per stadio e centro sportivo. Ad agosto amichevole col Liverpool”

Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport in occasione della serata a Roma al Voice Bistrot per la presentazione del campionato di Formula E.

Presidente che ne pensa di queste macchine elettriche, così silenziose?

«Negli studi dove lavoro, per molto tempo ma ancora oggi quelli che tirano su le sbarre all’ingresso lanciano un grido… “arriva Aurelio, arriva Aurelio…” perché così tutti quelli che parcheggiano lasciando le chiavi a bordo, magari la fuoriserie fiammante comprata con l’ultimo ingaggio, evitano che io salga in macchina e li lasci a piedi. Questo per spiegare che per me le macchine sono tutto. Nella mia società, la FilmAuro, quattro anni fa ho fatto creare una sezione dedicata che ho chiamato AuroCar dove ormai raccolgo più di 100 vetture. Siamo entrati anche nel progetto della Mercedes Project One, un bolide da 1000 che costa 4,5 milioni… In Italia, siamo in tre ad averla presa. Ora me la chiedono a migliaia, ma non se ne parla».

Torniamo alla Formula E: impressioni a caldo?

«Certo dopo aver sentito il rombo della Porsche è dura… Ma la Formula E mi piace perché non inquina. Però, se elimini il rumore devi sostituirlo almeno con un effetto cinematografico, altrimenti non va bene».

Vedere tutta questa gente le ha fatto tornare in mente vecchi progetti?

«Avevo proposto a De Magistris, e prima ancora alla Iervolino, di realizzare il più bel circuito del mondo a Napoli. Perché se parti da Mergellina hai un rettilineo come a Montecarlo, poi prosegui per piazza Municipio, scendi giù, fai il tunnel, sempre sull’esempio di Montecarlo e così lanci Napoli nel mondo in maniera definitiva. Sì, avrei voluto farlo con la Formula 1, ma se non si può, facciamolo con la Formula E. A dire la verità, avevo proposto un altro circuito a Pompei, oppure anche sulla Costiera Amalfitana: ne abbiamo di vendere di cose».

Ma ne ha mai parlato con Alejandro Agag, CEO della Formula E?

«Sì, ho parlato con lui due anni fa, perché volevo entrare nella Formula E. A me piace tutto ciò che è innovativo, anche a livello di studio, come investimento di marketing, non solo per fare business. Un guadagno culturale, per vedere come la pensano i giovani, l’universo femminile».

Sembra quasi un’indagine rivolta ad un interesse più profondo: magari si riferisce al calcio?

«Esatto: sono molto preoccupato per un gioco che amo. Non so per quanto ancora i giovanissimi riusciranno a resistere di fronte a questo sport che viene gestito in maniera vecchia e obsoleta. Pensi per un attimo a come si raffreddano gli animi con un intervallo di 15 minuti, non si può. Quando le partite sono spente, a volte sembra di stare dentro ad un acquario. E’ vero, ci sono le curve con i loro incitamenti, ma non vale per tutte le squadre. Per fortuna adesso, c’è una speranza di cambiamento».

Ci può spiegare meglio?

«Di recente sono stato a Los Angeles e ho visitato campus eccezionali di egames, arene per sfide 4 contro 4, 5 contro 5. Tutto sostenuto da gruppi miliardari giapponesi. E temo che il pubblico giovane si stia spostando verso questi giochi che sono orribili. Allora ho detto ad Andrea Agnelli: facciamo il nostro gioco virtuale, dietro ad una console fino a quando non riusciamo a fare il campionato d’Europa per club come lo intendo io, con i cinque paesi più importanti. Almeno investiamo nel futuro…».

Le prime tre cose da cambiare insieme alla nuova Lega?

«Dobbiamo convincere il futuro Governo a modificare la Legge Melenadri e la Legge 91 del 1981. Sono passati quasi quarant’anni. Urge rinnovare, compresa anche la necessità di costruire una tipologia di competizione più allettante, meno noiosa, anche per le televisioni. Non tutti possono competere per gli stessi obiettivi. Ma alla fine si finisce per falsare il campionato: ci sono squadre in lotta per l’Europa e le altre per salvarsi, non può funzionare così».

Il contratto di Sarri su quale macchina pensa di firmarlo?

«Non c’è bisogno di macchine: il contratto di Sarri è già bello che firmato e depositato da tre anni. Ma nel mondo del calcio ogni anno tutto viene rimesso in discussione a prescindere dal contratto in essere. In questo caso, c’è una clausola rescissoria di 8 milioni di euro. Se qualcuno si dovesse presentare e lui volesse ambire a qualcosa di diverso, ad andare via, io non mi potrei opporre, è previsto dal contratto. E non è nemmeno un problema di essere ripagati, ognuno deve fare ragionamenti di possibilità imprenditoriale e capacità sportiva. Napoli sa che non può andare oltre certi limiti di fatturato, stiamo lottando per cambiare le regole del calcio e per aumentare le possibilità di profittabilità o fatturabilità per permettersi maggiori spese. I calciatori sono passati a cifre folli da quando sono arrivati gli arabi… Insomma, bisogna rivedere tutto. Anche perché nei prossimi cinque anni devo investire nel nuovo stadio e nel nuovo centro di allenamento del Napoli. Almeno 120-150 milioni di euro da mettere sul tavolo. E non è tanto il problema di investire, ma se Napoli è capace di fatturare tanto da giustificare questi investimenti».

Cosa sarà decisivo nel duello con la Juventus da qui alla fine del campionato?

«L’elemento decisivo saranno le sconfitte: nessuna delle due squadre deve più perdere fino alla fine. Chi riesce a centrare questo obiettivo con molta probabilità vincerà lo scudetto. Anche se sarei stato entusiasta di arrivare ad uno spareggio. Farebbe miliardi di spettatori. Ne sono certo, perché da un’indagine della Nielsen abbiamo scoperto di avere 80 milioni di supporter del Napoli nel mondo. Stiamo lavorando per creare un network che li metta insieme, anche perché a quei numeri manca ancora la Cina dove ho mandato due persone a lavorare. Poi punto su quest’estate, nessuna tournèe. Per ora abbiamo fissato un’amichevole con il Liverpool a Dublino il 4 agosto”.

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