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De Laurentiis ha una sola strada: la rifondazione

Prima della rifondazione, bisogna conservare la dignità nelle ultime otto gare

La parola fallimento non è più un tabù neanche nelle conferenze stampa di Calzona, del resto lo scenario di Napoli-Atalanta ne restituisce l’essenza in maniera evidente. Al Maradona poco meno di un anno fa c’era la gioia della festa più attesa, sabato il rumore della contestazione che aveva già regalato qualche assaggio dopo il poker subito dal Frosinone in Coppa Italia e il 3-0 incassato dal Torino. Un tonfo così profondo che impone a De Laurentiis una sola strada: la rifondazione totale a partire dalla struttura dirigenziale. Il patron sabato non era allo stadio, tutti in vacanza i protagonisti di quest’annata maledetta: anche Chiavelli e Micheli. Rappresentavano il Napoli l’anima della rivoluzione al marketing Tommaso Bianchini e il direttore sportivo Meluso, che ha parlato nel post-partita.

De Laurentiis deve fare l’esatto contrario delle scelte compiute in questa stagione. Ha bisogno di un direttore sportivo autorevole, di buon livello, con discreta esperienza, che arrivi con la forza di confrontarsi con De Laurentiis senza subirne scelte ed umori e che riporti Maurizio Micheli al suo ruolo di caposcouting, delegato allo svolgimento delle trattative.

Il Napoli deve rifondare la sua struttura, con il supporto di un allenatore di personalità, che abbia la capacità di creare in campo connessioni nuove, di non disperdere le poche conoscenze rimaste dall’era Spalletti senza che, però, il ricordo di quella meravigliosa proposta di calcio diventi un fardello come accaduto in questa stagione. L’impatto di Tudor alla Lazio dimostra che la priorità anche per il Napoli fosse risvegliare la squadra, non assecondarla inseguendo una continuità tattica che non esisteva più.

De Laurentiis nella sbornia della vittoria ha dimenticato che la sua qualità più efficace è individuare le persone giuste, com’è avvenuto con Spalletti e Giuntoli. L’unica strada è la rifondazione costruendo un’area tecnica che prenda in mano il Napoli. C’è da rifondare anche la squadra: su Meret occorre fare una scelta, o cessione o rinnovo, occorre intervenire con almeno due difensori centrali, un centrocampista di spessore internazionale al posto di Zielinski, il centravanti al posto di Osimhen e un esterno offensivo che s’alterni con Politano.

Il futuro, però, può attendere, il Napoli deve concentrarsi sulle ultime otto partite per chiudere con dignità il proprio percorso. La Champions è lontana, l’Europa League, invece, ancora alla portata e gli azzurri hanno il dovere di correggere il proprio cammino. Domenica c’è già un esame importante, il Monza è organizzato, brillante, ha idee, se il Napoli non lo affronta con lo spirito giusto rischia di vivere un altro brutto pomeriggio. Una stagione fallimentare soprattutto dopo un successo storico può anche capitare ma non bisogna mai smarrire il senso della dignità nel rispetto soprattutto dei tifosi che hanno riempito sabato il Maradona e che domenica seguiranno gli azzurri a Monza. Prima dignità, poi rifondazione: le parole-chiave della ricostruzione del Napoli.

 

Ciro Troise

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