De Laurentiis brancola nel buio, è bloccato nel vorrei ma non posso. La verità è che ha destituito Gattuso dopo la doppia sconfitta consecutiva in Supercoppa e contro il Verona, i suoi contatti con altri allenatori sono emersi in pubblica piazza. Alla lunga ciò può far danni anche alla squadra perché i giocatori, maestri nella produzione di alibi, possono nascondersi dietro la confusione. Vorrebbe rifondare tutto e subito ma con Giuntoli è bloccato da un contratto da 1,2 milione a stagione fino a giugno 2024 e, con eventuali decisioni affrettate su Gattuso sa di poter rompere definitivamente il giocattolo, non ha alcuna intenzione poi di pagare due allenatori fino a fine stagione e con un eventuale traghettatore si rischia di aumentare ancora di più la confusione.
Gattuso è nel mezzo della tempesta, con la possibilità ancora di rovesciare l’inerzia della stagione sui tre fronti (semifinale di Coppa Italia, Europa League e lotta per la qualificazione alla prossima Champions League) ma con le nove sconfitte su trenta partite stagionali (quasi una ogni tre gare) che fanno riflettere.
Agli assenti s’aggiunge Manolas, il peso specifico dei problemi è evidente
Il Napoli è stanco, acciaccato, si è aggiunto anche Manolas all’elenco degli indisponibili, il difensore greco si fermerà almeno per un mese. A Bergamo la difesa sarà da reinventare con soli due centrali di ruolo a disposizione: Maksimovic e Rrahmani.
Le assenze hanno un peso specifico rilevante, basta pensare che l’involuzione del Napoli inizia il 16 dicembre con la sconfitta contro l’Inter, quando inizia un ciclo di tormenti: l’infortunio di Mertens, la crisi di miastenia per Gattuso, il problema di Koulibaly (il Napoli in cinque partite senza Kalidou ha sempre subito gol), il perdurarsi della mancanza di Osimhen, la positività di Fabian Ruiz che ha tolto una risorsa importante a centrocampo.
La mancanza di giocatori-chiave è un dato oggettivo, non va ridimensionata ma non può diventare una sospensione dell’analisi complessiva. Sotto quest’aspetto l’emergenza continua ma un po’ di luce all’orizzonte si vede: Osimhen a Genova è parso in crescita al di là della palla-gol sprecata, Mertens rientra mercoledì a Napoli, Fabian Ruiz sarà disponibile per la trasferta di Bergamo.
Il Napoli è una squadra stanca, impaurita, che in alcuni principi di gioco (costruzione dal basso e organizzazione della linea difensiva) sta pagando la mancanza della periodizzazione tattica, cioè il lavoro costante sulle situazioni di gioco che le big non possono fare perché si gioca sempre ogni tre giorni. Pirlo, infatti, si è rifugiato nell’intesa della coppia Bonucci-Chiellini, l’Inter, che è uscita dalle coppe europee, ha trovato continuità quando ha abbassato il baricentro per avere più certezze muovendosi nei capisaldi di un’identità di gioco che conosce a memoria da un anno e mezzo.
Gattuso deve trovare un piano di salvataggio per non farsi travolgere dalla tempesta
Gattuso deve trovare un piano di salvataggio, ascoltando lo spogliatoio ma non essendone schiavo perché seguire i “maestri degli alibi” alla lunga non porta a nulla. La scarsa personalità di questa squadra va sfidata, non assecondata e vada avanti per le sue idee, senza cambiare l’impostazione tattica ad ogni partita.
La sfida contro l’Atalanta arrivava in un momento molto complesso, la paura di esporsi alla macchina da gol bergamasca è comprensibile ma adesso si prenda esempio dal secondo tempo di Genova.
Il Napoli, pur essendo capace di leggere i vari momenti delle partite, ha subito otto gol in più nelle ultime quindici partite perché ha ridotto la forza della sua sensibilità offensiva anche a causa delle assenze. Calando l’impatto delle bocche di fuoco, il Napoli si è rifugiato spesso nel palleggio speculativo, lento, gli avversari coprono gli spazi fanno densità in mezzo al campo e costringono gli azzurri ad andare in ampiezza, sulle corsie laterali. Il risultato è che gli avversari alzano la pressione e fanno male al Napoli con il recupero palla, l’hanno fatto in maniera particolarmente fruttuosa il Milan, la Real Sociedad, la Juventus nella prima parte del secondo tempo, il Verona, il Genoa.
Il 4-3-3 è una “comfort zone” per l’anima storica del Napoli, soprattutto con il recupero di Fabian Ruiz può fare in modo che si copra meglio il campo ma dev’essere accompagnato da una svolta nell’interpretazione delle partite. Ricerca delle catene laterali, palleggio orientato all’apertura degli spazi per andare in verticale, con Osimhen soprattutto calcio più diretto anche con la palla lunga per il centravanti che va al duello, magari favorendo anche i tagli di Lozano da destra.
Gattuso non si faccia condizionare dalla tempesta, sta vivendo un’esperienza che può essere rilevante anche per il suo futuro da allenatore. Il suo maestro Marcello Lippi può insegnargli a navigare con l’alta marea, ma serve un piano di salvataggio chiaro per non perdere la rotta.
Ciro Troise
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