“A me dispiace quando devi esonerare qualcuno. Ma nel calcio purtroppo avviene di dover fare questo, con la morte nel cuore. Quando devi prendere una decisione così dolorosa, sei il primo a soffrirne”. Lo ha detto Aurelio De Laurentiis, che ha rotto il silenzio dopo la sconfitta al Maradona contro la Fiorentina. Ma il presidente del Napoli, nel suo intervento alla tavola rotonda organizzata da Inpiù all’università Luiss di Roma e moderata dal direttore de La Repubblica Maurizio Molinari, non parlava di Rudi Garcia, allenatore azzurro in una posizione sempre più precaria, ma di Michele Mignani, esonerato ieri dal Bari presieduto dal figlio Luigi.
De Laurentiis: “Con Garcia momento ‘no’”
Le parole di De Laurentiis riportate su Repubblica su Garcia non sono state per nulla rassicuranti. “Con lui sto vivendo un momento no. Io sono un imprenditore, ho il dovere di interessarmi alla mia impresa. L’allenatore e il direttore sportivo sono al tuo servizio”. Il tecnico francese resta in bilico: “Prenderò le decisioni più opportune quando sarà il momento di prenderle. La piazza non può essere condizionante. Devi fare sempre una pausa riflessiva. Ogni decisione affrettata è sbagliata. Bisogna mitigare questa esigenza di avere tutto e subito, nella vita non è possibile. Testa bassa, pedalare e lavorare. La vita è vita. Panta Rei, tutto scorre, si vedrà”. Concetti che non sanno di fiducia, ma quantomeno di decisione rimandata. Anche perché “quando prendi un allenatore che non conosce più il calcio italiano, forse fa fatica. Sarebbe accaduto a qualunque altro”.
È toccato a Garcia, che non lavorava in Italia dal 2016, quando ha lasciato la Roma. “È inutile dare la colpa a nuovi interlocutori. Il calcio non è come un palazzo in costruzione, che se è ben costruito sei sicuro che non crolla. Nel calcio ci sono incidenti, malattie, espulsioni. Non è scritto da nessuna parte che ci siano delle soluzioni matematiche per vincere nello scudetto. Io credo che anche quest’anno fino alla fine ce la giocheremo”, ha continuato De Laurentiis. “L’unica responsabilità che ho oltre ad aver scelto l’allenatore è che non ho avuto la possibilità di stargli tutti i giorni vicino a Castel Volturno.
Il casting per la panchina
Garcia non era comunque la prima scelta. Lo ha specificato lo stesso presidente del Napoli: “Ho interrogato Thiago Motta, ma non ha ritenuto il rischio di dover prendere il posto di un allenatore che ha aveva fatto quello che ha fatto. Ho chiamato Luis Enrique e meno male che è andato in Francia, guardate che risultati sta facendo. Lui non mi aveva nemmeno convinto negli excursus dialettici che abbiamo avuto per tre giorni. Ne ho chiamati parecchi”.
Il rifiuto alla Supercoppa in Arabia Saudita
Il secondo tema del momento è quello del boicottaggio del Napoli verso la Supercoppa Italiana in programma a fine gennaio in Arabia Saudita. De Laurentiis l’ha spiegato in due punti. Primo: “I Paesi arabi devono regolarizzarsi nel rispetto delle donne e del lavoro. Quando uno parla di sport, che dovrebbe conciliare benessere e salute, se questo non avviene mi devo preoccupare”.
Secondo, e da come lo esprime il più rilevante per lui: “Avete visto quello che sta succedendo in Israele? Potreste immaginare che ci sia un blocco aereo su quei territori? Ragazzi, vi siete resi conto che con quattro aerei portiamo la bellezza di 120 giocatori che valgono quello che valgono? Ma siete deficienti. Tutto questo per guadagnare pochi milioni in più? Facciamola all’Olimpico, perché dobbiamo andarci a rompere le scatole là? Non è che voglio boicottare: ho solo detto ‘ragionate’”.
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