Ospite a Firenze per il Festival del Calcio 2017 ha parlato così in conferenza il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis. Ecco le sue parole, riportate da Tuttomercatoweb:
“Ho avuto l’invito quando perdemmo una gara, ma una partita si deve anche perdere. Però non prendete l’abitudine (ride, ndr)”.
Parla l’ideatore del Festival, Alessandro Riccini Ricci: “Sono contento per la presenza di Aurelio, a fine evento sarà premiato. Ho inventato un giochino, ho chiesto a Sacchi e altre persone del calcio di inviarci qualche domanda”.
Su Ventura: “Ventura è arrivato in Nazionale dopo tanti anni, con noi è stato qualche mese in Serie C. Al Torino ha fatto molto bene, la Nazionale trita tutto e tutti. Anche Conte è scappato, la Nazionale non dà la possibilità di darti un gruppo da allenare. Quindi sei uno che deve sottostare alla pressione di molta gente, è una situazione da manicomio. Invece di scegliere un modulo semplice, ma scegli un 4-2-4, forse te le vai anche a cercare le difficoltà. Ma le responsabilità non sono mai del tecnico, ma di chi ha scelto”.
Spareggi per la Nazionale? “Per uscire servirebbe un disastro, il problema è dopo. Ma riguarda Tavecchio, la lascio a lui. Quando si fa una scelta, bisogna difenderla fino in fondo altrimenti nemmeno i calciatori ci credono più. Ventura sta avendo il merito di usare dei giovani, perché abbiamo avuto il demerito di giocare anche con chi era pronto a smettere. Ventura non lo si può criticare, ma sostenerlo e appoggiarlo. Servirebbe un Sacchi che gli faccia da sostenitore sul piano psicologico e tecnico. In Nazionale sarebbe bello avere un team di allenatori, ne metterei più di uno. Tavecchio voleva Lippi perché così nessuno poteva mai contestarlo, così è troppo facile. Allora perché non prendere un 38enne o uno stranieri? O colui che a 71 anni è tornato ad allenare il Bayern”.
Distanze da altre società? “Sperando che il mandato Infront scada tra 4 anni, così da avere una fatturabilità tale da recuperare il tempo perduto e avere lo stesso fatturato di Inghilterra, Germania e Spagna. Noi italiani dobbiamo sempre rincorrere, non si sa perché. Io lo so ma sto zitto per non essere denunciato. Il Napoli sta facendo una lotta di resistenza, attraverso l’intelligenza. Nel gruppo nostro c’è intelligenza, ora sono nel 44esimo anno di attività senza debiti”.
Come migliorare i campionati? “Tramite l’ECA. Un po’ è colpa del giornalismo, perché negli ultimi 30 anni siete venuti fuori col calcio che si vive allo stadio. Nel ’99 parlai di stadio virtuale, nella mia prima conferenza per acquistare il Napoli da Ferlaino con 120 miliardi di lire. Tutti i giornalisti si aspettavano che parlassi di un nuovo Maradona, io invece parlai dello stadio virtuale e nessuno aveva capito nulla. Nel 2004 tornai a parlare di stadio virtuale, che però non era percepito o capito. Nel 2006 chiamai tutti i giornalisti per spiegargli questo stadio virtuale. Nella vita non ci sono tifosi buoni e cattivi, posso esserlo anche senza andare allo stadio vivendo il calcio in un altro modo. Ma sapete quanti sono i tifosi veri del Napoli? 35 milioni veri, poi 120 milioni di simpatizzanti. Allora non posso tradire i 35 milioni veri per alcune parole che hanno le loro idee. Rispetto il pensiero di tutti, ognuno ha le proprie motivazioni”.
Come si accontentano i 35 mln di tifosi veri? “Con campionati snelli, mettere la Nazionale in un solo periodo. Far iniziare e finire i campionati allo stesso tempo, avere il tempo di prepararli. Quest’anno ci sono i Mondiali, come si prepara il prossimo campionato? Pensiamo a una neopromossa, non ha tempo per organizzarsi. Il calcio è una grande macchina senza freno a mano, corre in discesa e nessuno si preoccupa di fermarlo. Si va avanti senza autista, quello che andava bene ieri non è detto che vada bene oggi. L’ECA mi ha inserito come Chairman di 400 club europei, ho comporto un team du venti persone che compongono i top club. Ci siederemo per capire cosa fare col marketing per migliorare tutto, senza pensare in modo unilaterale a noi società. Ma anche quello che farebbe comodo al pubblico, noi lavoriamo per il pubblico”.
Il calcio come romanzo popolare. “Assolutamente sì, alla stampa ho sempre detto che bisogna fare interviste cambiando le domande e le risposte. Perché non entrano nella vita del calciatore? Quello appassiona di più, il calcio è il sogno italiano come quello sudamericano. Sarebbe bellissimo spiegare come un calciatore arrivi alla vittoria del Pallone d’oro. Quanti sanno che Messi veniva curato per essere idoneo a giocare? Non so se tutti lo sanno”.
Nel calcio ci sono investimenti di fondi stranieri. “Quello è un cancro. Vi racconto una storia: nel 2004 lasciai Los Angeles per andare in vacanza a Capri, in America avevo finito le riprese con Angelina Jolie. Dissi agli attori di non muoversi dagli States, poi arrivo a Capri – avevo ospite Danny de Vito – ma al Quisisana vidi sul giornale che Gaucci da Santo Domingo diceva di comprare il Napoli per 5 milioni di euro. Chiesi il motivo, non sapevo che il club era fallito. Era il 13 agosto, chiamai delle persone per comprare il Napoli. Tutti l’avevano sconsigliato, spiegai loro le mie motivazioni e mi diedero ragione. Bisognava però aspettare fine agosto per le banche, che avevano il CdA il 7 settembre. Li mandai a quel paese, presi i 32 milioni di euro. Pozzo si fermò a 17 milioni. Andai in Tribunale e presi il Napoli. Questa è la storia del Napoli”. Applausi per De Laurentiis dopo questa frase.
Di calcio, però, non sapeva nulla. “Assolutamente no, il calcio sottraeva spettatori al cinema e mi battevo per avere meno partite in televisione per difendere la produzione cinematografica. La mia famiglia viene da Torella de’Lombardi, mio nonno ha aperto un pastificio nel 1929 a Torre Annunziata. La mia famiglia emigrò in America, io volevo restare in Italia e l’ho fatto”.
Esiste un modello di calcio in Italia che ossa essere esportato anche all’estero? “A Firenze c’è il calcio storico, l’abbiamo messo anche nei film. Il problema nostro è rappresentato dai politici. Quando vai a Londra per sfidare l’Arsenal, vedi lo stadio e capisci che hanno investito 350 milioni di sterline. Hanno fatto tantissimi salottini, che all’inizio hanno fittato subito. Hanno speso 350 milioni di sterline perché intorno gli hanno fatto costruire 5 milioni di metri quadri, hanno fatto un differenziale di utili di 3,5 miliardi di sterline. Hanno così potenziato il club. Se vado dal Sindaco di Napoli, servono 350 anni. C’è il predissesto, ho anticipato 7 milioni che non hanno restituito mai. A Firenze sono anni che il mio amico Diego Della Valle vuole fare lo stadio, allora di cosa dobbiamo parlare? Abbiamo finalmente un Ministro dello Sport ma, al di là di aver corretto la legge sulla costruzione degli stadi perché era impraticabile, perché in Italia deve diventare tutto difficile e irrealizzabile? A Napoli ho deciso di fare uno stadio con pochi posti, al coperto, come un teatro. Diciamo con un campo di calcio che poi sparisce e va due metri sotto, poi c’è una piattaforma per poter fare concerti. Quando metto 25mila posti, poi andremo al San Paolo quando ci saranno le gare da 50mila posti. Sul San Paolo non mi fanno fare nulla, ma allora come bisogna cambiare la città? Stiamo producendo solo politica, anche se il 50% dell’elettorato non va a volare. E’ una industria costosa per i cittadini, perché non fattura nulla”.
Come ho avuto l’idea di prendere Sarri? Nonostante la tuta “Quando mi ha detto: Aurelio, non mettermi quei vestiti, io ho detto che ha ragione. A me fa piacere, in tv fa anche pubblicità agli sponsor e posso chiedere più soldi. Non ha visto Empoli-Napoli finita 4-2? Il sindaco De Magistris voleva fare il politico a Roma e non il sindaco a Napoli, invece è finita in un altro modo”.
La clausola di Sarri è di 8 milioni di euro. Come convincerlo a restare? “Non devo convincere nessuno, per me è troppo intelligente per capire che sta mettendo per iscritto quella teoria che cerebralmente aveva inventato e applicato nelle serie minori. A Napoli lui ha avuto molto, gli sono stati messi a disposizione dei calciatori che già con Benitez avevano dato il loro apporto. E’ chiaro che ogni anno questi calciatori diventano più capaci. L’Insigne e il Mertens di 4 anni fa non sono quelli di oggi, stesso discorso per Jorginho e Ghoulam. Anche Milik, Hysaj e Callejon. Su Milik mi chiesero se fossi pazzo, ma tutti hanno dovuto ricredersi. Prima dell’infortunio, ovviamente. La gente ama parlare, è giusto così. In questo modo nasce un certo dibattito. Sarri è un gentiluomo e un affezionato, non s’è mai diviso dalla moglie e non ha mai ripudiato il figlio. Non vedo il motivo per cui debba andare via. Poi molto dipenderà anche da me, ‘ca nisciun e fess”.
Pronostico per Roma-Napoli? “Devo dire che noi dobbiamo vincere, senza fermarci. Ma dico anche che è difficile mettere insieme campionato e nazionali, ma ai miei calciatori questo non deve essere mai un alibi. In campo devono lottare fino alla morte”.
Già pensa al Napoli che verrà? Ad esempio Chiesa… “L’ho richiesto a Della Valle anche venti giorni fa. Se sono disposto a comprarlo? Sì, ma il valore non è in relazione a quello che può dare. Forse servono due anni di allenamenti per integrarsi nel modulo e nei meccanismi, poi bisogna uniformarsi agli altri come gli altri devono uniformarsi a te. Il problema dei Della Valle è che non hanno mai parlato di prezzi, ma loro sono bravi e quindi sarà caro”.
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