Il Napoli arriva al match col Chievo Verona dopo essere uscito dal tuor de force di ottobre notevolmente rafforzato, soprattutto dal punto di vista mentale. Se l’inizio di campionato aveva gettato più di un malumore su di un ambiente che aveva visto la squadra addirittura peggiorare dal punto di vista del gioco rispetto a quella della scorsa stagione, le gare immediatamente successive sono servite invece a far ricredere chi aveva, con troppa fretta, bollato come negativa la gestione Sarri.
È interessante in ogni caso notare come l’exploit del Napoli sia avvenuto in coincidenza con l’arrivo di diversi big match. Lazio, Juve, Milan, Fiorentina. Tutte gare sulla carta più difficili rispetto all’esordio col Sassuolo o alla trasferta di Carpi. Eppure il Napoli in queste partite dal coefficiente di difficoltà nettamente maggiore è riuscita a fare più punti (senza sacrificare l’impegno in Europa League) di quanti ne avesse fatti contro squadre di, diciamo, seconda fascia.
Forse non è un caso, visto che il gioco di Sarri si sposa bene contro squadre che la partita cercano di farla, piuttosto che contro avversari che rinunciano a giocare e puntano tutto sul contropiede. La gara col Chievo diventa quindi un banco di prova importante, non tanto per i tre punti, quanto per la verifica di una certa maturità raggiunta anche contro le piccole.
Il marchio di fabbrica del Napoli di Benitez e Mazzarri era proprio l’atavica sofferenza contro le piccole squadra. Lo scorso anno il Napoli creava gioco e azioni gol, ma puntualmente veniva punito dalle ripartenze degli avversari che mettevano a nudo i limiti difensivi. Limiti che, si spera, Sarri sia riuscito ad eliminare in questi mesi di lavoro. Discorso per certi versi simile anche con Mazzarri. Col tecnico livornese, soprattutto l’anno della Champions, il Napoli dilapidò un vero e proprio patrimonio di punti con le piccole (cosa rivelatasi fatale nel finale con la mancata qualificazione Champions).
Sarri sembrerebbe invece essere riuscito a trovare il bandolo della matassa. Niente turnover totale alla Mazzarri, e nemmeno rotazioni scientifiche alla Benitez. Un undici titolare in mente che gioca sia con le grandi che con le piccole. Sarà proprio questa sua controtendenza rispetto al turnover imperante nel calcio moderno a fare la differenza a fine anno? O i giocatori arriveranno spompati in primavera?
Domande a cui solo il tempo e soprattutto il campo potranno dare risposta. Nel frattempo l’esame Chievo può essere un banco di prova importante per sapere se il Napoli, sotto la guida Sarri, è finalmente guarito da quello che potremmo definire “mal di piccole” o se è rimasta quella squadra bella solo quando c’è da combattere col fioretto invece di gettarsi nell’arena col coltello tra i denti.
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