Caro Presidente, se c’era un modo per trasformare una sconfitta, che ci stava tutta contro i campioni del mondo del Real, in una potenziale sliding doors in negativo, lei ci è riuscito. Ci è riuscito in pieno. Andare davanti le telecamere, con l’intera Europa e mezzo mondo calcistico che ti guarda, e rilasciare quelle dichiarazione è forse la cosa più controproducente che lei abbia fatto (e di cose controproducenti ne ha fatte, si fidi) in 13 anni di presidenza. Avrà avuto le sue ragioni, ragioni che speso il tifoso, unico e vero motore del suo business, fatica a comprendere, ma ha sbagliato i modi, e soprattutto i tempi. Vuole criticare il suo allenatore. Bene, benissimo, è legittimato a farlo, d’altronde è lei che gli paga lo stipendio. Ma non in diretta televisiva! Sono cose che si dicono (e nel calcio se ne dicono tante) al chiuso di un ufficio o di uno spogliatoio. Poi lei, ripeto, può dire e fare ciò che vuole con quello che è a tutti gli effetti un suo dipendente. Lei lo paga e lui (l’allenatore) deve sentire, quasi per contratto, consigli e rimproveri. Poi possiamo anche entrare nel merito. Perchè i tempi erano sbagliati, lo erano anche i modi, ma non è che nel merito le sue dichiarazioni fossero poi tanto giuste.
“Evidentemente si pretende troppo da chi è stato spostato in un ruolo non suo, forse se non avessimo avuto l’incidente di Milik stasera avremmo visto un’altra gara”
Stiamo parlando di Mertens, giusto? Certo che stiamo parlando di Mertens. Quindi, caro Presidente, davvero stiamo a criticare la scelte, o l’intuizione, di Sarri di far giocare, negli ultimi mesi, Mertens prima punta? Dobbiamo ripassare i numeri del belga, che viaggia con un media di un gol ogni 108’, quasi come gente che le ha fatto fare una bella plusvalenza in estate? Nessuno ad inizio anno aveva previsto per Mertens il ruolo di prima punta. Ci aspettavamo tutti la solita staffetta con Insigne sulla sinistra. Milik doveva raccogliere l’eredità di Higuain, ma si è fatto male. Di certo mica possiamo dare la colpa a Sarri per l’infortunio del polacco? E qual era l’alternativa? Dal mercato estivo come attaccante era arrivato solo Milik. Gabbiadini, lo sapevamo tutti, era adattato in quella posizione e si è visto che non ha reso (avendo comunque avuto le sue opportunità). Invece di ringraziare Sarri che, a differenza di altri allenatori, senza lamentarsi delle carenze in rosa ha fatto di necessità virtù reinventando Mertens in un ruolo non suo, lei lo critica per questa scelta?
“Io ho investito dei soldi su alcuni calciatori e non saprò se ho fatto bene perché non giocano”
Qui, caro Presidente, parliamo di Pavoletti, giusto? Così ci colleghiamo anche al discorso di prima sul fatto che giochi Mertens prima punta. Ora non so lei quanto tempo passa a CastelVolturno, ma sicuramente, e di questo penso siamo tutti certi, meno di Sarri. Se il tecnico ha valutato Mertens più affidabile per il big match della stagione non crede che abbia avuto le sue buone ragioni? Pavoletti è reduce da una prima metà di stagione piena di infortuni (e anche per questo motivo lei è riuscito a pagarlo relativamente poco). Forse, semplicemente, secondo Sarri non garantiva ancora la giusta affidabilità. Pavoletti l’abbiamo visto in alcuni spezzoni di partita. Si vede che deve ancora entrare nei meccanismi di gioco del Napoli. Per una squadra come quella azzurra, e lei che ne è il Presidente dovrebbe saperlo, in cui sono fondamentali i tempi di gioco, un attaccante che ancora li deve assimilare al meglio rischia di essere più deleterio che altro.
Ma forse lei non parla di Pavoletti. E di chi parla? Chi sarebbero questi nuovi acquisti su cui lei ha investito e che non giocano. Zielinski e Diawara? Un ‘94 e un ‘97 che Sarri ha schierato titolari al Bernabeu e che, tra un paio d’anni, le permetteranno di fare l’ennesima bella plusvalenza sul mercato. O parliamo di Maksimovic, Tonelli, Rog e Giaccherini? I primi due giocano poco è vero, ma perché hanno un ruolo che è coperto dai titolari Albiol e Koulibaly. Anche se, quando è stato necessario, Sarri non ha esitato a farli giocare. Gli altri due invece sono degli interni di centrocampo, il ruolo più affollato della rosa. Lei davvero lascerebbe fuori Hamsik o Zielinski? Verrebbe anche da chiedere perché siano state comprate tutte queste mezzali. Rog è un investimento ed è facile comprenderlo, Giaccherini un po’ meno. Ma lei avrà avuto le sue ragioni sul mercato… così come Sarri ha le sue ragioni sul campo.
“La differenza stasera non l’ha fatta il valore delle due rose”
No, davvero? Quindi, caro Presidente, il Real vince perché ha la maglietta più bella e non perché ha giocatori del calibro di Ronaldo, Bale, Benzema, Kroos, Sergio Ramos e compagnia varia. Che stupide quelle squadre che, ogni estate, si svenano per prendere i giocatori migliori e garantire loro gli stipendi più alti. Basta trovare qualche ‘95 di belle speranze e dirgli “gioca con cazzimma”. E noi che, per 160 anni di calcio giocato, abbiamo creduto che i campioni servissero proprio a vincere. In pratica i quasi 100 milioni con cui il Real pagò Ronaldo valgono quanto il milione e mezzo che lei ha speso per portare alla nostra corte Giaccherini. Cinematograficamente parlando, visto che è un linguaggio che lei capisce bene, che stupide quelle produzioni che pagano milioni per avere nel cast gente come Al Pacino o Leonardo Di Caprio, basterebbe prendere il primo attore di soap opera italiana e dire “recita con cazzimma”
“A me non interessa vincere sempre in campionato, perché alcune sconfitte mi permettono di capire gli acquisti ed i moduli”
Ma, caro Presidente, ai tifosi interessa! Anzi, le dico di più, il tifoso tollera molto più facilmente il ko contro il Real che i passaggi a vuoto contro Pescara, Palermo e Sassuolo. Lo sappiamo che per lei una vittoria al Bernabeu vale, dal punto di vista commerciale, quanto 170 vittorie contro il Crotone. Ma il tifoso vuole vincere contro il Crotone. Poi possiamo allargare il discorso. Perchè lo sappiamo, e lei è sempre il primo a ripetercelo, che preferisce ben figurare in Europa piuttosto che vincere in Italia. Che per lei un quarto di Champions è più importante della conquista dello Scudetto. Ma sa, i tifosi, quelli che danno un senso al marchio commerciale che lei ha acquistato e che possiede, vogliono vincere, alzare trofei, anche la bistrattata Coppa Italia, e non credo che accetterebbero di vedere la Serie A diventare il “campo di allenamento” che le permette di fare bella figura davanti ai Florentino Perez di turno. Il tifoso accetta di perdere a Madrid, Barcellona, Manchester o Monaco. Ma magari spera, qualche anno, di non finire sempre tra il 2° e il 5° posto in Italia a contare i punti di distacco dalla Juve.
“Ricordiamoci sempre che siamo partiti da zero, ho preso le carte in Tribunale”
E ci risiamo! Presidente, su questo punto ometto il “caro”, qua è un disco rotto. Sono 13 anni che lei racconta sempre la stessa storia. Le carte, il tribunale, il fallimento, Paestum e i palloni. Le svelo una cosa: il Napoli è esistito prima di lei ed esisterà dopo di lei. Perchè ci sono i tifosi, c’è gente che dorme la notte fuori le ricevitorie per un biglietto per Napoli-Real, gente che fa chilometri ogni domenica, che fa sacrifici per vedere gli azzurri. Gente che merita un po’ di rispetto e che è stanca di sentirsi ripetere di quanto lei sia stato filantropico nel “salvare il Napoli”. Lei è un imprenditore e come ogni imprenditore ha valutato costi e benefici prima di diventare presidente del Napoli. E se è diventato presidente, e rimane presidente, vuol dire che per lei i benefici superano di gran lunga i costi. Il Napoli comunque c’era prima di lei e ci sarà dopo di lei. Sinceramente piantiamola anche con la storiella del “prima non c’era nulla”. E’ vero, il Napoli non è mai stato un club vincente. Lei ha portato a Napoli due Coppe Italia e una Supercoppa. Ma anche prima avevamo vinto qualcosina (due Scudetti, una Coppa UEFA, qualche Coppa Italia). Lei ha portato (e poi lautamente rivenduto) grandi campioni a Napoli come Cavani o Higuain. Ma non è che prima a Napoli giocassero gli scapoli e gli ammogliati. Questa maglia, prima di lei, è stata indossata da gente come Maradona, Careca, Alemao, Sivori, Altafini, Krol, Blanc, Zola, Zoff. Insomma non dagli ultimi arrivati.
“Non sono pochi ventimila posti. Lo stadio deve essere come un circolo, dove se ti iscrivi vogliono sapere tutto di te. Poi magari di questi ventimila posti ne regaliamo cinquemila ai meno abbienti”
Questa non l’ha detta ieri, però l’aggiungiamo come bonus. Visto che ci siamo, parliamo anche di questo. Non tanto per il “ventimila posti”, ma per il “ne regaliamo cinquemila”. Ora sappiamo che lei è uno dei più tenaci fautori della fantomatica SuperLega europea, modello Nba, con franchigie senza identità territoriale e stadi per la medio-alta borghesia. Ma si rassegni! Il calcio è lo sport più famoso al mondo proprio perché è lo sport di tutti, altrimenti possiamo parlare di golf e polo. La modernità va cercata in altro, non nel “copia e incolla” del modello sportivo statunitense (che presenta aspetti positivi, ma difficilmente replicabili in un contesto come quello europeo). Moderno è coniugare le novità, come la globalizzazione e la velocità dell’informazione, con la grande tradizione popolare e culturale che un grande fenomeno aggregativo come il calcio riesce ancora a dare. Non cercare di imborghesirlo e renderlo elitario. Perchè il pubblico a cui lei strizza l’occhio, quello che entra nel suo “circolo”, è il primo che se non gli piace il film cambia canale. E se non gli piace come va la squadra abbandona lo stadio. E poi i 5mila biglietti omaggio sa tanto di ancient regimè, di circoletto di nobili che si dilettano a Versailles e ogni tanto regalano la gallina o la mucca alla plebe per farla stare buona.
Insomma, caro Presidente, come vede c’è molto da dire attorno alle sue parole. Un’uscita evitabile che, come era logico pensare, scatenerà diverse polemiche. Noi nel nostro piccolo, e tenendo fede al primario dovere del giornalismo, informare per la gente e non informare ai danni della gente, abbiamo analizzato perché il suo discorso è sbagliato. Per il resto, un umile consiglio, non se la prenda troppo con Sarri. In fondo è anche merito suo se lei ieri sera ha potuto fare public relations con Florentino Perez.
Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio
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