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Careca: “Lo scudetto s’assegnerà a tre turni dalla fine. Giocare con Maradona è stato un privilegio”

"Chi gioca al calcio deve provare quali sensazioni si avvertano, quando si gioca al San Paolo e con questa maglia"

Antonio Careca, ex attaccante del Napoli, ha rilasciato un’intervista al Corriere dello Sport. Ecco quanto dichiarato:

Visto da laggiù, Careca, come finirà questo campionato? 

«A tre domeniche dalla fine, si assegnerà lo scudetto. Io ne so almeno quanto voi, perché seguo il campionato e faccio il tifo per il Napoli. Però mi sembra evidente che in cinque partite ci si gioca tutto».

Gli ultimi duecentosettanta minuti li tagliamo? 

«Mi pare, visto il calendario, che le avversarie della Juventus e degli azzurri, e le motivazioni che potrebbero avere a quel tempo, riducano i rischi per entrambi. Chi sarà in testa alla trentacinquesima, finirà per vincere il titolo. E se saranno pari, ahimè, deciderà la differenza reti. Sarebbe stato bello uno spareggio».

Dunque, la parola ai bomber.

«Anche a loro, chiaramente. E dunque Higuain potrebbe essere decisivo, vista la sua media ed anche la sua condizione. E’ un anno fantastico, nel quale gli viene naturale ogni cosa. Tocca il pallone e segna. Ma la Juventus non molla e si è messa anche a segnare tanto».

Disse in gennaio: la favorita è la Juventus.

«Anche se appariva in ritardo in classifica. Ma è tosta, non si arrende, ha fatto un recupero prodigioso. In futuro, affinché gli azzurri si possano avvicinare ai bianconeri, servirà arricchire ulteriormente un organico che, comunque, resta di assoluto livello».

E’ un torneo meraviglioso.

«Di grandissima incertezza, con il Napoli che gioca il calcio più bello. Però, affinché resti il ricordo, servirà prendersi lo scudetto: è difficile, non è impossibile, ed io so perché».

La storia la riporta indietro a quell’anno… 

«E c’è qualcosa che somiglia a quest’annata: ad otto giornate dalla fine, eravamo a due punti dal Milan, l’equivalente di una vittoria. Ma a sette dalla fine, il Milan perse a Torino, contro la Juventus. Stavolta, c’è la stessa gara, a campi invertiti, e magari va a finire che saranno i rossoneri a fare lo sgambetto ai campioni d’Italia».

Fu l’anno della monetina. 

«Ma noi vincemmo a prescindere, perché dopo la famosa partita di Bergamo ci trovammo a pari punti. La svolta vera arrivò alla penultima, il nostro successo a Bologna e la sconfitta dei rossoneri a Verona».

Ha studiato il cammino di entrambe. 

«Due gare difficili per entrambe, il Napoli che va a sfidare in casa loro prima l’Inter e poi la Roma e la Juventus che sarà attesa da Milan e Fiorentina. Sono pericoli che si equivalgono. Ma guai sottovalutare altri match: per esempio, l’Empoli e l’Udinese, alla prossima. Sulla carta non ci sarebbe partita, ma in campo chi può dirlo?».

E’ stato di recente a Napoli. 

«Ed ho provato sensazioni bellissime: girare tra la gente, cogliere il loro affetto e scoprire che non è cambiato niente. Napoli è meravigliosa e mi mette allegria».

Lei ne metteva a Napoli. 

«Ho vissuto il periodo più bello, semplicemente fantastico. Eravamo una grandissima squadra, e poi avevamo Lui, che poteva deciderla in qualsiasi momento volesse. Essere stato al fianco di Maradona è stato un privilegio».

Vero o falso che ha provato a camuffarsi? 

«Vero: ho girato, ma solo per un po’, con un cappellino e gli occhiali da sole. Impossibile ingannarli. Sono stato giorni ad abbracciare tifosi: queste sono soddisfazioni».

Napoli è…? 

«Un’emozione unica. E chi gioca al calcio deve provare quali sensazioni si avvertano, quando si gioca al San Paolo e con quella maglia. E magari anche vincere lo scudetto: non ci sono eguali, al mondo. E’, per me, un momento indistruttibile, indimenticabile. Io posso solo augurare ai calciatori di oggi, che ci stanno andando veramente vicino, di riuscire nella loro impresa. Si porteranno appresso per la vita i fotogrammi di quegli istanti».

Il suo Napoli e questo: vi somigliate? 

«Noi eravamo tecnicamente forti, però esisteva anche un gruppo. Se posso usare una frase simbolo: il mio Napoli era una famiglia. Si stava insieme anche fuori dal campo. I miei amici mi dicono che succede anche adesso e questo è un vantaggio».

Il sogno di Careca è? 

«Riuscire ad indirizzare il Napoli verso uno dei nuovi talenti del calcio brasiliano, aiutarlo a scoprire qualche fenomeno, come pure in passato poteva succedere. Sono stato a Castel Volturno, ho parlato con Giuntoli, gli ho dato la mia disponibilità: io sono qua e lavorerei gratis, sono pronto a girare l’intero Sud America».

Le nuove generazioni hanno avuto modo di innamorarsi di Cavani e di Higuain. Chi è più prossimo a Careca? 

«Non mi sono mai piaciuti i paragoni, soprattutto su calciatori di epoche diverse. Poi ognuno ha il suo stile, dunque mi verrebbe da dire lasciamo perdere. E comunque, per certe caratteristiche, per la capacità di rientrare, di ripartire a campo aperto, mi sembra che Cavani mi somigli di più. Ma Higuain sotto porta è un mostro».

Può bastare?

«El Pipita è in forma strepitosa e gioca in una squadra che diverte: mi piacerebbe tanto se riuscisse a far felice Napoli, così come è riuscito a me ed ai miei compagni».

Indichi un nome, uno soltanto. 

«Fossi al Napoli, andrei a dare una occhiata a Lucas Lima, quello che generalemte s’usa definire un classico 10: ha ventuno anni, ha piedi ed intelligenza, sa fare tante cose e tutte nel modo migliore. E’ il giovane che maggiormente si sta distinguendo, in questo periodo di transizione per il Brasile».

Alla Roma sta per arrivare Allison. 

«Hanno scelto bene, ha qualità indiscutibili ed anche una personalità evidente. Il calcio europeo può soltanto migliorarlo e comunque è un acquisto di assoluto livello».

C’è un bel po’ di Brasile in questo Napoli. 

«Ed io gioisco. Allan e Jorginho sono impressionanti, hanno grinta e creatività. Il Napoli è un piacere per gli occhi».

 

Cosa si può consigliare in questo finale? 

«Di pensare a vincerle tutte. Poi, se la Juventus dovesse essere irraggiungibile, le si riserverà un applauso. Io so che il Napoli non farà mai calcoli, non è nella sua natura».

Le percentuali non le piacciono. 

«Mai. Chi vive nel calcio, sa che ci sono dettagli impossibili da prevedere. Loro, i bianconeri, sono in vantaggio, ma non è finita: ne parliamo dopo Roma-Napoli e Fiorentina-Juventus. E se succede, io voglio venire alla festa…».

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