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FOTO E VIDEO – Barça, decime qué se siente? L’affare Neymar vissuto al Camp Nou

Reazione e sentimento catalano al trasferimento più incredibile della storia

All’alba del trasferimento record che ha portato Neymar dal Barcellona al PSG, sfondando il muro dei 200 milioni di investimento per singolo calciatore, il club blaugrana si preparare a vivere un’estate differente, da saccheggiatore a saccheggiato. Il Barcellona, assieme al Real Madrid, è stato il grande protagonista delle ultime sessioni di mercato estive, ma come reagisce una squadra abituata a dominare il mercato in entrata quando ad agosto si ritrova senza il suo secondo miglior calciatore, forse il terzo migliore al mondo?

Camp ‘No’, lo stadio dalla memoria corta

Il primo passo è stato certamente quello di cancellare Neymar dallo stadio. Già pochi giorni prima che il trasferimento divenisse ufficiale era raro trovare tracce del talento brasiliano in giro per il Camp Nou. Per una città ed una squadra come il Barcellona probabilmente è più facile dimenticare, elaborare il lutto. Il club catalano ha regalato tantissimi trofei alla memoria recente dei tifosi, molti dei quali senza O’Ney e la vera forza dei blaugrana è sempre stato il cuore della Masia, il settore giovanile, spina dorsale delle vittorie della squadra, a cui è dedicata un’intera ala del Tour del Barcellona. A molti tifosi però il trasferimento non è andato giù, tanto da paragonare Neymar a Luìs Figo, accusato di alto tradimento per essere passato dal Barcellona al Real Madrid nel 2000 e accolto in maniera non proprio pacifica nel primo ritorno ufficiale al Camp Nou, dove gli fu lanciata contro anche una testa di maiale al momento di andare a battere un calcio d’angolo.

L’ombra di una ‘Pulce’

Certo non deve essere facile per nessuno vivere e giocare all’ombra di quello che a Sud della Spagna viene definito come il giocatore più forte della storia del calcio, Lionel Messi. Eppure, di calciatori di un certo livello, fra il delta del fiume Ebro, ne hanno visti. Da Johan Cruijf a Maradona, fino ai più recenti Rivaldo e Ronaldinho, nessuno però riesce a scalzare dal gradino più alto del podio Lionel Messi, il più catalano tra gli argentini. Messi è cresciuto nella Masia, deve la sua vita sportiva al Barcellona che gli ha pagato le cure ormonali, e con il club catalano ha creato un legame indissolubile che lo rende più di una semplice leggenda vivente, oltre ad avere dalla sua parte trofei e numeri mai visti prima su un campo da calcio. Al di là dei discorsi di natura economica Neymar ha lasciato Barcellona anche perché l’ombra di Messi cominciava ad essere troppo ingombrante ed ogni successo Blaugrana era il successo di Messi. Questo per il numero 10 e futuro capitano della Nazionale Brasiliana non era più accettabile, l’erede designato da Pelè doveva avere una squadra che girasse attorno a lui e che portasse il suo nome in caso di successo. Certo che il Barcellona privato della sua ‘MSN’ perderà qualcosa in termini di imprevedibilità in attacco e dovrà necessariamente intervenire sul mercato, perché solo Messi (con Suarez) non basta più. Coutinho sembra il sostituto più probabile, ma occhio anche alle situazioni di Dybala e Dembele e a qualche colpo in altre zone del campo, magari quel Verratti che potrebbe fare il percorso inverso di O’Ney.

I lati oscuri del Camp Nou

Non è tutto oro ciò che luccica e l’esempio lampante è proprio il Camp Nou. Lo stadio del Barcellona presenta più di un’ombra nel suo Tour, probabilmente in attesa dell’inizio dei lavori di ristrutturazione. Oltre ad alcune aree lasciate in uno stato di degrado la vera notizia è rappresentata dalla scarsa visibilità riservata ad alcuni settori dello stadio a causa di una terrazza costruita per ospitare un bar per consumare un aperitivo durante la partita. Ci sono poltrone in cui la visuale è ridotta a metà terreno di gioco in un settore in cui il prezzo dei biglietti arriva a superare i 100 euro a partita. Una macchia in un’esperienza di livello altissimo, dove emerge il sentimento e l’orgoglio catalano, dall’area commerciale dove viene venduta l’erba del prato del Camp Nou, al museo, un viaggio in cui resta comunque necessario immergersi per provare a capire al meglio una delle squadre più dominanti del nuovo millennio.

 

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A cura di Andrea Cardone

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