L’ex azzurro Igor Lasicki, trasferitosi in prestito al Wisla Plock, ha rilasciato un’intervista al giornale polacco “Weszlo”. Ecco quanto tradotto in anteprima da IamNaples.it:
Hai visto la serie Tv Gomorra?
“Si, l’ho vista, tutta l’Italia praticamente l’ha fatto. Una volta abbiamo cenato con l’attore che ha interpretato il ruolo di Ciro Di Marzio, tutti volevano fare la foto con lui”
Quali sono state le tue impressioni?
“Roba forte, mostra come potrebbe essere la vita a Napoli”
Recentemente è stato raccontato che Gonalons e Tolisso non hanno accettato il trasferimento perchè hanno avuto paura di trasferirsi a Napoli
“Davvero? Certamente può spaventare ma è facilmente verificabile che Napoli non è lo spettacolo presentato nella serie. E’ una citta tranquilla e soprattutto bella perchè è vicina al mare. Ho letto che sta accadendo qualcosa di brutto al Vesuvio ma nel complesso non ci si può lamentare. Qualche episodio spiacevole è accaduto ma è difficile che vengano colpiti i calciatori”
Perchè?
“Gioco a calcio da poco ma Napoli è qualcosa d’incredibile, non ho mai visto una città così impazzita per il calcio. E’ insolito per un calciatore pagare nei ristoranti, quando sono usciti qualche volta Milik e Zielinski, mi sono reso conto che non avevano neanche un momento di pace. In un negozio pieno di gente, il proprietario può anche lasciare la coda alla cassa per fare la foto con Arek e Piotr”
Anche tu sei stato coinvolto in qualche manifestazione d’affetto da parte dei tifosi?
“Naturalmente non ho avuto problemi con la popolarità, avendo solo debuttato e poi giocato in prestito altrove, però è successo che mi hanno fermato perchè la gente sa tutto del Napoli”
Ma ti ripeto, per me è difficile credere che a Napoli la mafia non esiste
“Per renderti conto della sua presenza dovresti andare in giro in certe zone della città ma ho avuto due volte un contatto indiretto con questo fenomeno. Una volta ho visto un mio compagno della Primavera in lacrime, poi quando ci siamo mossi per capire cosa era successo ci siamo resi conto che il padre era stato ucciso in una resa dei conti. In un’altra occasione, un ragazzo con cui ho giocato in Primavera alla mia seconda stagione a Napoli è stato ucciso, aveva smesso di giocare da un po’ di tempo ed entrò nel circuito della droga”
Mi ha sorpreso il racconto su alcuni tuoi ex compagni di squadra in Primavera che adesso sono senza squadra o al massimo nei Dilettanti.
“In Italia non è facile, i club non hanno le seconde squadre. Dopo il percorso in Primavera l’unica opzione è il prestito. Le società seguono i loro giocatori che hanno, però, bisogno di dimostrare il proprio valore. Ho iniziato nel Gubbio in Lega Pro, giocando trenta partite, è stato fantastico perchè avevo bisogno d’accumulare minutaggio. Credevo che era arrivato il momento di fare un passo in avanti, il prestito in serie B ma andai in un’altra squadra di serie C. Alla Maceratese ho incontrato un buon allenatore, Christian Bucchi, che ora è al Sassuolo. Dopo che ho giocato male quattro partite e mezzo, sono uscito dalla formazione titolare, l’allenatore mi ha chiamato per un colloquio e ho cercato altre soluzioni in prestito”
Com’è il livello della Serie C italiana?
“Non è un campionato facile come potrebbe sembrare. Ho giocato in una delle squadre più deboli, ci sono attaccanti esperti e ragazzi bravi, in prestito dai grandi club”
Poi il prestito in serie B al Carpi. Livello molto più alto, grande concorrenza, perchè ci sei andato?
“Sapevo che sarebbe stato difficile, il direttore Giuntoli me ne aveva parlato, il Carpi aveva sfiorato la salvezza in serie A. Sono rimasto deluso dal fatto di aver portato a casa solo quattro presenze, così ho deciso d’intraprendere nuove sfide e perciò sono andato via dall’Italia”
Voglio parlare del Napoli. Sembrava che la tua avventura volgesse al termine, avevi un solo anno di contratto, poi la proposta di un quinquennale.
“Il primo anno a Napoli è stato molto bello, avevamo una grande squadra in Primavera, abbiamo disputato la finale di Coppa Italia contro la Juventus, c’erano 40000 spettatori. L’allenatore era Benitez, c’è stato il debutto, poi da giovane ho vissuto la Champions e la Youth League, un’avventura stupenda. Nella stagione 2015-16 ho avuto delle difficoltà a causa degli infortuni. Ho aspettato la chiamata del Napoli, ad un certo punto l’occasione è arrivata. Sarri ha lavorato per insegnarmi a difendere, il riferimento non è l’attaccante ma la palla, il difensore si muove dietro di lei, praticamente si disinteressa dell’avversario, è una tattica rischiosa perchè è difficile da imparare. Sarri è molto esigente, vuole i quattro della linea che si muovano come un unico meccanismo. Ho lavorato e imparato molto, qualcuno dice che devo mettere qualche centimetro, per me se si ha un buon tempismo non è indispensabile guardare il centimetro”
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