“Voglio una squadra che sappia avere più identità”, il 18 settembre scorso Ancelotti a Belgrado rivelò il manifesto del suo Napoli, nella trasformazione dal gioco codificato in entrambe le fasi che aveva caratterizzato l’era Sarri.
La capacità di essere camaleontici ha attraversato a tratti il Napoli che per esempio nella sua avventura più esaltante in Champions ha avuto sostanzialmente sempre lo stesso vestito. Il Napoli della vittoria di Bergamo s’abbassava in fase difensiva con naturalezza e colpiva con le ripartenze, quello del successo di Parma prese possesso del campo dominando la gara sotto tutti gli aspetti, soprattutto quello del fraseggio.
Ancelotti aveva individuato i limiti del Napoli nella finalizzazione e, infatti, in autunno si è mosso per prendere Piatek dal Genoa ma poi non si è raggiunto l’accordo sull’ingaggio prima che il Milan si facesse avanti con forza per sostituire Higuain. I problemi a concretizzare la mole di gioco prodotta non rappresentano una novità, il primo campanello d’allarme è giunto proprio a settembre contro la Stella Rossa. Ancelotti ha dovuto fronteggiare tanti imprevisti che hanno reso ancora più impervio il già complesso passaggio di consegne dal sarrismo: il macigno dell’eliminazione dalla Champions League, il caso Allan, l’infortunio di Albiol e la partenza di Hamsik.
Il Napoli ha conquistato quattro vittorie consecutive, non ci era mai riuscito nel corso di questa stagione, questo dato fornisce un’immagine delle difficoltà avute nel trovare continuità. Contro la Spal e l’Inter il Napoli ha fornito un’idea del profilo della squadra della prossima stagione: pressing alto e baricentro più avanzato è il punto in comune tra i primi tempi del Mazza e del San Paolo.
In entrambe le occasioni il Napoli ha creato e sciupato, contro l’Inter è andato all’intervallo in vantaggio grazie ad un’intuizione di Zielinski. Semplici e Spalletti hanno provato la stessa contromossa, inserire una punta per dare profondità alla squadra. L’inserimento di Antenucci ha funzionato di più, il Napoli ha sofferto tanto per circa venti minuti a Ferrara, contro l’Inter ha tenuto in maniera più brillante il controllo della gara perché è riuscito a difendere meglio grazie alla presenza di Albiol che ha guidato il reparto con autorevolezza.
Il Napoli poi ha approfittato dell’Inter sfilacciata, lunga e sulle gambe per far male con le ripartenze sfoderando la capacità d’andare in verticale con Callejon e Fabian Ruiz che attaccavano alle spalle i centrocampisti dell’Inter. Ci ha pensato poi Koulibaly con una prodezza al 68’ ad evitare che Lautaro Martinez riaprisse la partita segnando il gol del 2-1. “Sistemiamo i terzini e l’attacco”, ha dichiarato il presidente De Laurentiis tracciando la strada del mercato. Trippier e Lozano sembrano diretti al Manchester United e al Paris Saint Germain, si cerca l’intesa con il Real Madrid che ha già predisposto investimenti importanti per Hazard e Jovic e deve monetizzare sul mercato. Non ci sono solo nomi altisonanti e fuori portata come Bale in uscita ma anche giovani interessanti su cui si è mosso il Napoli. Il terzino sinistro Theo Hernandez è il nome più concreto, piacciono anche Llorente e Ceballos, quest’ultimo è molto complesso vista la concorrenza di grandi squadre, Tottenham compreso.
Ciro Troise
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