Il Napoli per anni è stato presentato al mondo come “l’Udinese dei ricchi”, la crescita e poi le cessioni di Lavezzi e Cavani hanno trasmesso quest’idea. In quegli anni la definizione era sostanzialmente accettabile, basta ricordare che il Napoli nel 2013 arriva per la prima volta secondo in serie A nell’era De Laurentiis con un monte ingaggi di 28 milioni che ora sfiora i 110. Il Napoli è cresciuto, negli ultimi anni ha dato la sensazione di non essere un supermercato a differenza di altri club come la Roma che ha dovuto rimediare alle difficoltà del fair play finanziario o l’Inter che non ha potuto riscattare Cancelo, dovendo rimanere inerme mentre lo acquistava la Juventus. Il Napoli è una società giovane, ha bisogno di sbagliare per crescere, lo dimostra la lezione Higuain, da quel momento l’idea della clausola rescissoria è stata trasformata: si cerca di non inserirla altrimenti la si rende valida solo per l’estero. Negli ultimi cinque anni il Napoli ha realizzato solo due cessioni: Higuain (con l’errore di darlo proprio alla Juventus) e Jorginho, fondamentale per l’idea di calcio di Sarri, non per quella di Ancelotti. Non è stata mai realizzata una cessione monstre a gennaio, sempre durante le sessioni estive perché il Napoli non ha l’acqua alla gola, non deve cedere per necessità e, quindi, ha sempre imposto all’acquirente i tempi per le cessioni. Per crescere, l’aspetto tecnico deve essere prioritario su quello economico, bisogna, convincere, quindi il Paris Saint Germain a rinviare all’estate l’assalto ad Allan. Si va avanti con i no, come quello allo United per Koulibaly della scorsa estate davanti ad una proposta di 104 milioni. Barella è un giovane talento, in Napoli-Cagliari, gara valida per la Coppa Italia Primavera, di quattro anni e mezzo fa sono stati necessari due minuti per rendersi conto che si trattava di un centrocampista di un altro livello, da Nazionale. Barella ha margini di crescita molto importanti, in prospettiva può diventare anche più forte di Allan perché è abile sui calci piazzati, ha più gol nelle gambe, non ha le qualità nel dribbling, l’intensità del brasiliano ma è più disciplinato sotto il profilo tattico. La differenza tra i club di fascia media e quelli di fascia alta è il confine tra la capacità di guardare al futuro senza dimenticare il presente che ha sempre la priorità su tutto. In questo Napoli Allan è intoccabile, l’ha dimostrato anche ieri sera contro il Sassuolo, figuriamoci quando s’affrontano avversari di livello superiore. Il gol di Fabian Ruiz pochi minuti dopo il suo ingresso in campo non è completamente un caso, il brasiliano ha dato ordine alla squadra accorciando le distanze, alzando i ritmi e migliorando anche le transizioni una volta recuperato il pallone. Allan oggi ha esperienza europea, è uno dei leader di questo gruppo, il teorico inserimento di Barella al suo posto rappresenterebbe nell’immediato un netto passo indietro. Oltre l’impatto di Allan, una delle luci di Napoli-Sassuolo, che ha anche delle ombre sulla bassa qualità del gioco, su vari errori commessi, sulle occasioni concesse agli avversari, è la prova di Fabian Ruiz. Lo spagnolo aveva giocato da centrale a Belgrado, nella seconda gara del 4-4-2 azzurro, dovette limitarsi ad un lavoro di protezione perché il Napoli era costantemente nella metà campo avversaria. Fabian nel vivo del gioco, al centro del campo è una meraviglia, offre transizioni, velocità nel palleggio, alza i ritmi, produce situazioni pericolose, al di là del gol la sua prestazione è una speranza in vista della sfida contro la Lazio, dove potrebbero mancare in contemporanea Koulibaly, Allan, Insigne, Hamsik e in più Mertens dovrebbe farcela ma non c’è certezza sul recupero dalla distorsione alla caviglia. Contro la Lazio Fabian al centro dovrebbe essere riproposto con Zielinski probabilmente dirottato a sinistra.
Ciro Troise
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