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FOCUS – Alla scoperta del… Feyenoord: grande del calcio olandese, con un tifoseria molto “calda”

Scopriamo l'avversario di quarta fascia degli azzurri

L’urna della Champions ha emesso i suoi verdetti, il Napoli è capitato nel girone con Shakhtar, Manchester City e Feyenoord. Un gruppo tutto sommato abbordabile, che però potrebbe nascondere alcune insidie. Oltre al big match contro il City non sono da sottovalutare nemmeno lo Shakhtar e il Feyenoord. Andiamo a scoprire la storie e le curiosità legate a quello che in Olanda è chiamato il Den club van het volk, il club del popolo.

STORIA – La storia del Feyenoord, una delle tre grandi del calcio olandese assieme ad Ajax e PSV, inizia nel 1908 in un pub di Rotterdam, nell’omonimo quartiere. Attorno ad un tavolo e ad una pinta di birra alcuni appassionati di calcio danno vita al Wilhemmina, così chiamato in onore dell’allora Regina dei Paesi Bassi. Ben presto però il club cambia nome in Hillesluise FC. Questo cambio fu però al centro di una disputa che costrinse il club, vista l’esistenza di un altro club con lo stesso nome, ad essere nuovamente rinominato in RVV Celeritas, pena l’esclusione dalla neonata Rotterdamse Voetbalbond (la federcalcio cittadina). Il Celeritas si affermò ben presto come una delle migliori squadre cittadine, tanto da essere promossa nelle divisioni nazionali già nel 1912.

Qui dovette nuovamente cambiare nome in quanto, come accaduto in precedenza, vi era già una squadra con lo stesso nome. La scelta allora ricadde sul nome del quartiere dove la squadra era stata fondata: Feyenoord. A questo epriodi risale anche la scelta dei nuovi colori sociali. Dal giallo e nero che aveva accompagnato le gare del Celeritas si passò al bianco e rosso. In questi anni il club continuò la sua grande crescita arrivando alla conquista del primo titolo nel 1924. Negli anni successivi il Feyenoord vinse altri quattro titoli. Durante la Seconda Guerra Mondiale il club fu costretto ad una coabitazione forzata con i rivali dello Sparta, risentendone anche dal punto di vista tecnico. Bisognerà infatti attendere fino agli anni ‘60 per vedere tornare il Feyenoord nel gotha del calcio olandese.

Negli anni successivi il Feyenood dimostrò di essere uno dei pochi club in grado di tenere testa all’Ajax, riuscendo ad attestarsi su buonissimi livelli sia in patria che in Europa, riuscendo a vincere la Coppa Campioni nella stagione 1969/70. Seguirono anni di buoni risultati, con altri trofei nazionali, anche se per tornare a trionfare in Europa il Feyenoord dovrà attendere il 2001/02 con il successo in Coppa Uefa ai danni del Borussia Dortmund. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da una presenza pressochè stabile (a parte alcune stagioni sottotono) in zona coppe europee, coronate dalla vittoria del campionato olandese la scorsa stagione (15° titolo) dopo un testa a testa fino all’ultima giornata con l’Ajax.

LA ROSA – Con un’età media inferiore ai 25 anni la rosa del Feyenoord si presenta come un naturale mix tra esperienza e gioventù. Diversi sono state le “promozioni” dalle giovanili questa estate, anche per far fronte alle cessioni di Kongolo al Monaco e di Karsdorp alla Roma. In entrata si è preferito puntare a giocatori con esperienza nel calcio olandese, con l’ex Watford Berghuis come unico trasferimento di rilievo dall’estero. Elementi di valore come i centrali van Beek e Botteghin o i centrocampisti Amrabat, El Hamadi e Vilhena fanno si che il Feyenoord sia un avversario tutt’altro da sottovalutare, con una squadra capace di produrre una discreta mole di gioco finalizzata dal danese Jorgensen. Uno che l’anno scorso è stato in grado di metterla dentro per ben 21 volte e che con la Danimarca ha già accumulato un bel po’ di esperienza internazionale.

Solitamente la squadra gioca col 4-2-3-1. Bijlow tra i pali, la già citata coppia di centrali van Beek e Botteghin è affiancata dai terzini Dicks e Haps. Vilhena e El Hamadi offrono copertura a centrocampo liberando l’estro dei tre trequartisti: Boetlus, Toornstra e Berghuls.

IL TECNICO – Alzi la mano chi non si ricorda di Giovanni van Bronckhorst, il celebre terzino tuttofare colonna di Arsenal e Barcellona. Ebbene, dopo aver iniziato e concluso la sua carriera da calciatore al Feyenoord (con i mezzo una carriera ricca di successi ai Rangers, all’Arsenal e al Barcellona) van Bronckhorst ne è diventato il tecnico. Partito come allenatore delle giovanili, ha scalato le varie categorie, fino a diventare, nel 2015, allenatore della prima squadra. Qui dopo un terzo posto la prima stagione, lo scorso anno è riuscito a centrare il titolo, strappandolo ai rivali dell’Ajax.

LA STELLA – Dopo il ritiro con tanto di trionfo finale di Dirk Kuijt il popolo biancorosso necessitava di un nuovo eroe. Sono serviti 21 gol per trascinare il Feyenoord al titolo. Così Nicolai Jorgensen si è preso le copertine dell’Eredivisie 2016/17 e il cuore del tifo. Punta centrale che all’occorrenza può giocare anche esterno Jorgensen è il classico elemento da tenere d’occhio. Un fisico possente, il fiuto del gol e la ancora giovane età (è un classe ’91) ne fanno uno dei pezzi pregiati della rosa olandese. Jorgensen ha inoltre una grande esperienza internazionale, essendo da tempo nel giro della nazionale danese e avendo anche giocato (con alterne fortune) con le maglie di Copenaghen, Kaseirslautern e Bayer Leverkusen.

LO STADIO – Costruito nel ‘35 e ristrutturato nel ‘94 lo Stadion Feijenoord, conosciuto anche con il nome di de Kuip (la vasca), detiene un curioso record. È infatti lo stadio che ha ospitato più finale di competizioni europee, ben 10. Lo stadio fu inoltre teatro della finale dell’Europeo 2000 tra Italia e Francia, gara che vide imporsi i francesi al Golden Goal. Celebre anche per aver ospitato alcune delle più famose band internazionali e per essere stato uno dei primi in Olanda a dotarsi di illuminazione artificiale lo stadio può contare su 51mila posti a sedere.

LA TIFOSERIA – Dici tifoso del Feyenoord e la mente vole subito alla devastazione della Barcaccia. Furono infatti i supporters olandesi, prima di un Roma-Feyenoord, a vandalizzare il celebre monumento di Bernini. Un biglietto da visita non certo dei migliori per quella che è considerata una della tifoserie più “violente” d’Olanda. Una nomea che risale ai primi anni ‘70 quando il fenomeno hooligans attraversò la manica e divenne “mondiale”. Nacquero anche in Olanda club organizzati di tifosi, tra cui la Vak S del Feyenoord. Il “battesimo del fuoco” ci fu in occasione di un Feyenoord-Tottenham di Coppa Uefa del ‘74 nel quale gli olandesi dimostrarono di non avere più nulla da invidiare ai “maestri” inglesi.

Una tifoseria che inizialmente raccoglieva la parte povere di Rotterdam, tanto da essere soprannominata “Den club van het volk” (club del popolo), e che poi si è spostata sempre più su posizioni di estrema destra, a volte sfociate in aperto antisemitismo nei confronti dei tifosi dell’Ajax, ritenuto essere un club “ebreo”. Tristemente famoso anche l’episodio che vide coinvolta la Vak S nel ‘94 quando, a causa delle ripetute minacce dei tifosi, la federazione olandese dovette spostare un match tra Olanda e Turchia da Rotterdam a Utrecht. Recentemente comunque la connotazione sociale e politica del Feyenoord è divenuta molto più sfumata, con le ormai poche frange estremiste che tendono sempre più ad essere isolate all’interno dell’universo del tifo biancorosso.

Servizio a cura di Giancarlo Di Stadio

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