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A MENTE FREDDA – Un terribile déjà vu: è un Napoli spaesato e senza anima

Sembra si stia tornando agli ultimi tempi di Ancelotti in cui gli azzurri scendevano in campo ma con la testa altrove. De Laurentiis deve necessariamente riflettere

Il Napoli termina il girone d’andata, in attesa del recupero della sfida contro la Juventus, con una sconfitta incommentabile sul campo del Verona. Un K.O. che è molto più grave di ciò che sembra visto com’è maturato e che è il numero 6 in 18 giornate di campionato (1/3 delle partite, in pratica).

Ma il problema dove risiede? Nel modulo? Sarebbe immaginabile che un ritorno al 4-3-3 riporterebbe tutto al proprio posto? Se ci si convince di questo significa, francamente, essere fuori dalla realtà, vuol dire credere che la causa di tutti i mali sia il gioco e, invece, non è così. La verità è che la squadra azzurra è tornata ad essere spaesata e nel secondo tempo anche senz’anima come negli ultimi tempi della gestione Ancelotti, il che è di gran lunga peggiore. Un terribile déjà vu che imperversa nuovamente nella mente dei calciatori minandone la serenità e che instilla insicurezza nei tifosi che, estranei alle vicende interne, non vedono altro che una gran confusione.

Le assenze, le partite ogni tre giorni, il Coronavirus, tutto ciò è solo un alibi ormai. Qui adesso urge un forte intervento del presidente De Laurentiis, che deve riprendere in mano le redini della situazione e riflettere seriamente sul da farsi: finché si lasceranno squadra ed allenatore abbandonati a loro stessi, il Napoli scaverà il fondo senza soluzione di continuità.

Nel cuore di Verona-Napoli: l’analisi della partita

 

DISASTRO TOTALE – Non c’è un unico carnefice, la responsabilità è di tutta la difesa, in blocco. Si salva (appena) solo Koulibaly, “abbandonato” dai compagni di reparto nella battaglia. Più volte si allontana troppo dalla propria posizione ma solo per tentare di coprire gli erroracci dei suoi colleghi. Catastrofico a dir poco Di Lorenzo, colpevole sia sul gol del pareggio del Verona, quando tarda clamorosamente la diagonale difensiva lasciando totalmente libero Dimarco, che in occasione della rete che chiude i giochi di Zaccagni. Molto deludente anche Maksimovic, che soprattutto nel primo tempo lo si vede più a terra che a contrastare gli avversari. Il serbo perde praticamente ogni duello con gli attaccanti dell’Hellas e commette tanti errori nelle letture difensive. Blando il contributo pure dell’altro esterno Hysaj soprattutto in fase offensiva dove non supporta mai adeguatamente Insigne nel far male agli avversari e, quando arriva lì, non riesce a fare di meglio che ricominciare la manovra da capo. Evidentemente a disagio ed insicuro, infine, Meret, dal 1′ al posto di Ospina. Il portiere azzurro soffre l’alternanza e lo si nota chiaramente ogni volta che scende in campo dimostrando poca fiducia nei propri mezzi. Contro il Verona è timido nelle uscite alte ma è specialmente nel gioco con i piedi, suo punto debole, che pecca, come dimostra il rinvio sbagliato (non l’unico della sua gara) da cui nasce il gol del pareggio.

DELETERIO – Sfoggia una condizione fisica e mentale pessima Bakayoko, nettamente tra i peggiori in campo al Bentegodi. Il franco-ivoriano cede alle offensive avversarie con una facilità fuori da ogni logica, una volta saltato non c’è alcuna possibilità che recuperi. Tanti, troppi gli errori in fase di palleggio e su uno di questi nasce l’azione del 2-1 di Barak, che si inserisce senza problemi alle sue spalle ed infila Meret. Da uno dei peggiori passiamo ad uno tra i migliori: Demme. L’ex Lipsia è l’unico a dare verticalità al gioco del Napoli o quantomeno ci prova. Da un suo lancio nasce il gol (su complicità di Dimarco) fulmineo di Lozano, poi si mette in proprio e per due volte sfiora la gioia personale. Al 20′ riceve un pallone arretrato dalla sinistra ma quando impatta il pallone centra in pieno il messicano. 6′ minuti dopo si ritrova sulla parte destra dell’area piccola dove raccoglie una palla vagante e calcia forte in porta. Il suo tiro, però, viene respinto da Silvestri con un ottimo riflesso.

L’ATTESO RIENTRO – Finalmente torna in campo Osimhen, ma le cose belle sull’attacco azzurro finiscono qui. L’ex Lille è comprensibilmente fuori condizione, Gattuso lo getta nella mischia con una mossa disperata che, infatti, non produce frutti. Fa la stessa cosa con Mertens, tant’è vero che il discorso non cambia di una virgola. Anzi, il belga peggiora la situazione quando al 79′, da un suo passaggio in orizzontale scellerato a centrocampo, nasce l’azione del terzo gol del Verona. Chiaramente sottotono anche Insigne, visibilmente contratto. Tenta in tutti i modi di aiutare la squadra presentandosi ovunque ma, al momento di colpire, non trova mai la giocata.

Le uniche note “liete” del pacchetto offensivo sono Lozano Petagna. Il messicano, come al solito, è il più pericoloso del Napoli. Per pochi secondi non trova la rete più veloce della Serie A, primato attualmente detenuto dal milanista Leao (6 secondi e 76 decimi). Da apprezzare, infine, è l’enorme impegno della punta, che pur non essendo nelle migliori condizioni battaglia come un dannato tra i difensori del Verona. E’ da un suo duello che nasce la seconda occasione di Demme, respinta poi da Silvestri.

C’è poco da dire, francamente, sulla sconfitta di ieri. O meglio, ci sarebbe da parlare, ma la mente è così pervasa da sconforto e confusione che rischierebbe di partorire discorsi privi di senso. Il gol pronti-via di Lozano ha messo subito la gara sul binario giusto e lasciava presagire un pomeriggio non particolarmente preoccupante per il Napoli, che invece da quel momento in poi si è pian piano sciolto come neve al sole. Pieno merito degli uomini di Juric, i quali agiscono come un’orchestra perfettamente sincronizzata che esegue le più belle sinfonie. Quella del Bentegodi è senza ombra di dubbio la sconfitta peggiore delle 8 stagionali, lo stesso Gattuso è apparso chiaramente scoraggiato nelle interviste post-partita per come la partita sia sfuggita di mano: prestazioni del genere non generano nemmeno rabbia, il che è preoccupante. La situazione è parecchio grave, il paziente ha subito una brutta ricaduta: la sua salute, adesso, è appesa ad un filo.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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