Con la sconfitta dell’AZ Alkmaar sul micidiale campo della Real Sociedad, la classifica del girone di Europa League dice di tre squadre a 6 punti, tra cui il Napoli ieri vittorioso contro il modesto Rijeka. Un successo, quello di ieri, che di buono ha soltanto il risultato finale, mentre la prestazione è stata insoddisfacente.
La squadra di Fiume veniva da tre sconfitte consecutive in campionato e rappresenta uno dei peggiori attacchi, eppure ieri ha fatto vivere un primo tempo da incubo agli azzurri se non fosse stato per il pareggio in extremis di Demme. Un Napoli lento, impreciso e poco reattivo, in cui non c’era una cosa che funzionasse a dovere, che andava in difficoltà facilmente ai contropiedi avversari. Lo svantaggio generato dal bel gol di Muric, l’uomo migliore del Rijeka, era anche meritato per gli uomini di Rozman che stavano producendo davvero un buon calcio. Male Koulibaly, stupiscono i vuoti che vive il roccioso difensore azzurro, così come Lobotka che non ha mai tentato di creare scompiglio con le verticalizzazioni. Ne parliamo meglio nella nostra consueta analisi “a mente fredda”.
Nel cuore di Rijeka-Napoli: l’analisi della partita
MONTAGNE RUSSE – Se dovessimo descrivere il rendimento di Koulibaly, potrebbe essere una delle immagini perfette. Un giocatore straordinario che raggiunge picchi altissimi, per poi andare giù vertiginosamente in altri momenti. In più di un’occasione perde la marcatura su Kulenovic ed è proprio da una sua copertura pigra che nasce l’azione del gol dell’1-0. Ad inizio ripresa, poi, si fa intercettare un passaggio che manda in porta il Rijeka, occasione fortunatamente non concretizzata. Prova pessima per lui. Leggermente meglio Maksimovic, schierato al suo fianco al posto di Manolas. Anche il serbo soffre le incursioni avversarie nella prima frazione di gioco, va in difficoltà contro il giocatore più rappresentativo dei padroni di casa, Muric, che siglerà la rete del vantaggio. Migliora nel secondo tempo, quando le offensive del Rijeka calano sensibilmente. Diverse volte fa lui quello che avrebbe dovuto fare il centrocampo, cioè verticalizzare, offrendo anche buone soluzioni. Molto deludente pure Di Lorenzo. E’ da un po’ che non è incisivo come lo scorso anno, non sta attraversando il suo momento migliore e si vede. Poco reattivo e distratto in molte circostanze, il terzino azzurro fatica maledettamente nel tenere a bada Menalo, altro elemento di assoluto valore tra le fila dei croati. Stesso discorso per Mario Rui, non propriamente a suo agio contro Muric (poi costretto a uscire per infortunio). Dà un colpo di coda alla sua serata, però, al 62′, quando dai suoi piedi parte il cross che porta al 2-1 del Napoli con lo sfortunato autogol di Braut. Poco da dire, infine, su Meret. Compie una buona parata sulla prima occasione del Rijeka affidata al destro al volo di Menalo, poi è incolpevole sul sinistro chirurgico di Muric. Per il resto, il portiere azzurro vede praticamente mai la palla dalle sue parti.
CONTRIBUTO PARI A ZERO – La verità, talvolta, fa male, ma va detta. In un centrocampo fino ad ora inedito nel 4-2-3-1, Lobotka non offre alcuna soluzione interessante. Il ruolo che ricopre è nevralgico, è quello che trasforma l’azione da difensiva ad offensiva, cosa che lo slovacco non fa mai. Non azzarda la giocata in verticale, preferisce rifugiarsi nel più sicuro suggerimento in orizzontale o addirittura all’indietro verso i difensori centrali. Prova del tutto inconsistente la sua. La stessa cosa la vive Demme. Il tedesco è praticamente il doppione di Lobotka, troppo lento ed impreciso in diversi frangenti. Riceve una scossa col gol del pareggio ma, soprattutto, quando al suo fianco si posiziona Fabiàn Ruiz. Con l’ingresso in campo dello spagnolo, l’ex Lipsia acquista maggiore velocità e sicurezza. La presenza del numero 8 azzurro alza sensibilmente la qualità del centrocampo e delle giocate offensive. Al primo pallone utile toccato fa la giocata decisiva imbeccando Mario Rui in verticale nell’azione che porta al raddoppio partenopeo. Rientra anche Zielinski, a cui Gattuso concede gli ultimi scampoli di gara. Il polacco non piazza alcuna giocata delle sue, ma fa in tempo a procurarsi un’occasione enorme al 87′ su cross arretrato di Ghoulam, salvata miracolosamente dal portiere avversario Nevistic.
UN TIMIDO SEGNALE – Nell’ambito di una prestazione di basso livello di tutta la squadra, non fa di certo eccezione Mertens, ancora appannato. Rispetto alle ultime uscite, tuttavia, un timido segnale da parte sua c’è stato con l’assist del pareggio di Demme. Il belga ha le polveri bagnate e in più viene cercato poco, ciononostante dimostra quanto sa essere pericoloso quando ha la palla giusta. Il più in palla (ma che comunque non entusiasma) è ancora una volta Politano. L’ex Inter ha tratto grande beneficio dalla cura Gattuso e la sua vivacità non manca mai. E’ l’unico dell’attacco azzurro a cercare di creare scompiglio nell’area del Rijeka o con incursioni personali o dei cross taglienti sul secondo palo. Pure stavolta, inoltre, ci mette lo zampino in un gol del Napoli. E’ lui, infatti, a viziare la rete del 2-1 con il colpo di testa che poi sbatte sul corpo di Braut prima di entrare in porta. Impalpabile Petagna, che non offre nulla di eccezionale all’attacco partenopeo. Non riceve molti palloni giocabili in verità, ma in generale non dà mai l’impressione di poter essere pericoloso. Non male la prova di Elmas. Il giovane macedone viene impiegato dall’inizio per mettere benzina nel serbatoio dopo lo stop per il Covid-19, agisce da esterno sinistro. Ha i colpi per poter far davvero male alla difesa avversaria, ma non azzarda la giocata. Gap che viene colmato da Insigne, fortunatamente già recuperato. Nessun colpo di genio da parte del capitano azzurro, che però come Fabiàn Ruiz innalza considerevolmente la qualità della squadra. La sua autorevolezza genera sicurezza nei compagni.
Quella col Rijeka era per il Napoli l’occasione, oltre che per portarsi a casa tre punti facili, anche per mettere a referto qualche gol in più vista la penuria delle ultime partite in fase realizzativa. Ne esce, invece, un 2-1 conquistato male e con due reti rocambolesche. Come detto, si salva solo il risultato, che permette agli azzurri di rimettere le cose a posto nel girone dopo il K.O. interno della prima giornata contro l’AZ. Ora c’è il campionato e poi la sosta per le nazionali, che si spera non porti brutte notizie. Domenica gli uomini di Gattuso saranno ospiti del Bologna del guerriero Mihajlovic, altra squadra che gioca ad alta intensità e che potrebbe creare non pochi problemi. Anche qui, come in Europa League, dopo la batosta subita in casa ad opera del Sassuolo serve una reazione, la poca brillantezza dei partenopei sta diventato una pericolosa costante che deve essere assolutamente cancellata.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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