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A MENTE FREDDA – Serata beffarda: Napoli troppo timido o solo colpa degli episodi?

Spada di Damocle sulla testa di Insigne, che a fine gara scoppia in pianto

Nella nebulosa serata del Mapei Stadium (qualcuno ci spieghi questa scelta inconcepibile della sede) il Napoli esce sconfitto nel primo confronto stagionale contro la Juventus valido per la Supercoppa Italiana.

Partita che, per certi versi, ricorda quella di Milano con l’Inter per l’epilogo. Come a San Siro, anche con i bianconeri gli uomini di Rino Gattuso escono sconfitti per piccoli ma grandi dettagli. Le due super-parate di Szczesny, il rimpallo che accomoda la palla a Ronaldo, il rigore sbagliato da Insigne: tutti episodi che, però, in partite così fanno tutta la differenza del mondo.

Il capitano azzurro scoppia in lacrime a fine gara, quell’errore è una spada di Damocle insopportabile per lui che ha questa maglia cucita addosso sin da bambino. Volendo badare alla sostanza, tuttavia, non si può giustificarlo a prescindere e lo diciamo solo per il suo bene. Non è assecondando suo figlio che un genitore lo educa. Piuttosto, deve metterlo davanti alla realtà insegnandogli ad accettare il dolore e non sbagliare più. Questo è il modo migliore per dimostrare affetto a Lorenzo e volergli bene, né affossandolo ma neanche giustificarlo come nulla fosse successo: testa bassa e lavorare, che di soddisfazioni ne arriveranno perché i mezzi non gli mancano.

INGHIOTTITO – E’ questa la realtà dei fatti che riguarda Mario Rui. Il portoghese riesce per nulla ad arginare le folate di Cuadrado e McKennie dal suo lato, facendosi trovare più volte impreparato. Se non fosse per il supporto di Insigne, la sua prova sarebbe stata pure peggiore probabilmente. Visto che Ghoulam non ha continuità da tempo, il Napoli avrebbe bisogno di un rinforzo su quella corsia. Meglio il collega Di Lorenzo, anche lui costretto a fronteggiare clienti non facili come Chiesa, Ronaldo e nella ripresa Bernardeschi. Manca all’appuntamento con la spinta offensiva che lo caratterizza, ma in compenso, rispetto a Mario Rui, tiene botta di più nel contrastare gli avversari. Sufficienza stentata per Manolas, titolare al fianco di Koulibaly. Il greco mette più volte in apprensione il Napoli con interventi rischiosi, su tutti la svirgolata che genera il calcio d’angolo da cui poi nasce il gol dell’1-0. Di gran lunga meglio il compagno di reparto, il migliore della retroguardia insieme ad Ospina. Il senegalese partecipa attivamente e bene alla costruzione della manovra, ma è soprattutto in fase difensiva che fa le cose migliori. Nell’uno contro uno è praticamente insuperabile, in più di una occasione disinnesca i pericolosi contropiedi dei velocisti della Juventus e tiene a bada Ronaldo specialmente nella prima parte di gara. Gran partita, infine, per il portiere colombiano. Completamente incolpevole sulle due reti bianconere, l’estremo difensore azzurro dimostra ancora una volta di essere leader in campo mettendoci una pezza con interventi decisivi come quello su Danilo nel primo tempo (anche se era in fuorigioco) e su Bernardeschi ad inizio ripresa. Perfetto, poi, nel gioco con i piedi, verso il finale di partita si concede anche una discesa a centrocampo saltando un avversario in dribbling.

FONDAMENTALE – Per l’ennesima volta Demme dà prova della sua importanza per il Napoli. Lavoratore come pochi, che fa cose basilari ma le fa bene, generando sicurezza e fiducia nei compagni. Nonostante la forte pressione dei centrocampisti juventini, il tedesco riesce a proporsi con regolarità tra le linee. Suo l’assist per la migliore occasione del Napoli nel primo tempo con Lozano, il cui colpo di testa viene respinto solo da un miracolo di Szczesny. Totalmente sottotono, invece, il collega di reparto Bakayoko. Il franco-ivoriano è troppo flemmatico palla al piede e, infatti, più volte si fa togliere la sfera oppure commette errori di misura a causa del pressing avversario. Non riesce, poi, nel lavoro di schermo davanti alla difesa, facendosi superare diverse volte alle spalle. Pietra tombale della sua serata è la deviazione beffarda che regala a Ronaldo un cioccolatino solo da scartare. Al suo posto Elmas, che merita un’attenzione particolare ma in negativo. Il ragazzo, in questo momento, è per nulla d’aiuto alla squadra, che anzi con lui in campo sembra indebolirsi. E’ evidente che il giovane macedone non trova (e non viene aiutato a trovare) la sua giusta dimensione in azzurro, fatto sta che ci si aspetta di più da colui che in patria viene comunque considerato uno dei migliori prospetti del futuro.

“DAL LETAME NASCONO I FIOR” – Cantava De Andrè nella sua celebre “Via del Campo”. Citazione che calza a pennello per Insigne, tra i protagonisti purtroppo in negativo per il Napoli. Compie il solito buon lavoro in fase di ripiegamento, ma l’errore dal dischetto condiziona inevitabilmente la sua serata. L’occasione più ghiotta della partita capita su una furbata di Mertens che avrebbe completamente stravolto la gara: il destro del capitano, però, è troppo angolato e termina fuori. Errori del genere sono comuni e, infatti, non è sull’errore in sé che bisogna focalizzare l’attenzione quanto piuttosto sull’aspetto mentale che ha tradito Insigne. Lorenzo a giugno compirà 30 anni ed è giusto che, alle sue straordinarie doti tecniche, abbini la freddezza che contraddistingue i grandi campioni. Ha margini di miglioramento importanti, d’altronde “è dal letame che nascono i fior”, ribadiamo, quindi bisogna non ignorare il problema giustificandolo a prescindere bensì farglielo affrontare e supportarlo nel superamento dello stesso, senza cadere nell’eccesso opposto, negli insulti, nel processo.  Tre rigori su quattro sbagliati contro la Juventus raccontano l’emotività di Lorenzo, come anche le due espulsioni su tre della sua carriera rimediate a San Siro contro l’Inter per aver perso la testa. Passando al belga, poco o nulla da dire sul suo conto: ha il merito di procurarsi il tiro dagli undici metri e trasmette vivacità, aiuta il Napoli ad alzare il ritmo alla ricerca del pareggio.

Nettamente insufficiente, infine, il resto dell’attacco, eccetto Lozano che, anche in una gara particolarmente povera di occasioni a favore del Napoli, trova il modo di essere determinante al 29′ con un colpo di testa da due passi che un miracoloso Szczesny respinge. A mancare è soprattutto Zielinski, tra quelli con maggior qualità della compagine azzurra e dal quale ci si aspettava la differenza. Invece, il polacco scompare nella nebbia del Mapei Stadium. Altrettanto impalpabile Petagna, partito titolare nonostante gli acciacchi fisici post Napoli-Fiorentina. Tocca diversi palloni (ma comunque pochi) nel primo tempo quando si abbassa per supportare la squadra in fase di costruzione, nella ripresa si fa vedere ancora di meno.

Niente da fare, dunque: il primo confronto, e il primo trofeo stagionale, va alla Juventus. Ma l’approccio alla gara della formazione di Rino Gattuso non è stato completamente sbagliato. Ci si aspettava un Napoli meno spregiudicato però non fino a questo punto, a detta di qualcuno, ma la verità è che, se non disponi delle stesse risorse dell’avversario, devi quantomeno cercare di “bagnargli le polveri”, per dirla in gergo militare. Sconfitta che fa male perché una finale è sempre una finale, ma bisogna razionalizzare e non drammatizzare. Gli azzurri sono in piena corsa su tre fronti, come fa notare lo stesso Gattuso a fine gara, ragion per cui c’è solo da archiviare, resettare e ripartire. Domenica torna il campionato e il Napoli sarà ospite del Verona, squadra ostica e che gioca bene a calcio. Un buon banco di prova per testare la propria capacità di reazione, non può una partita minare le proprie certezze.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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