L’aria che accompagnava il Napoli al rientro in campionato non era delle più leggere. La questione Juventus, ASL e compagnia bella poteva incidere in maniera determinante in negativo sulla squadra azzurra, a cui invece è bastato solo un tempo per demolire la terribile Atalanta di Gasperini.
Non nascondiamocelo: in tanti abbiamo pensato che il 4-2-3-1 fosse una specie di resa vista la famelicità della squadra orobica. Eppure è bastato impiantare nella testa degli azzurri pochi dettami tattici per risolvere la pratica e in maniera devastante. Elemento fondamentale in tal senso è stato certamente Bakayoko, l’uomo dell’ultimo minuto, l’ultimo arrivato. La previa sua conoscenza da parte di Gattuso ha agevolato l’inserimento del franco-ivoriano, quindi il risultato era assicurato. Ed ecco che bastava fidarsi del tecnico partenopeo per stoppare sul nascere ogni discussione di natura tattica. Ma chi ha inflitto il colpo mortifero ad una Dea impaurita e confusionaria sono stati Lozano e Osimhen. Un’altra doppietta per il messicano, la prima gioia in azzurro, invece, per l’ex Lille, protagonista dell’immagine più bella della giornata dopo il ritorno in campo di Ilicic (bisogna saper essere sportivi, non scordiamocelo). Quell’abbraccio con Gattuso è sintomo di chi ha trovato un vero punto di riferimento nella sua carriera: fortunato non poco il nuovo gioiello azzurro, che lo ripaga con una prestazione sontuosa. Ma stop agli spoiler adesso e scendiamo nel dettaglio del match del San Paolo con la nostra consueta analisi “a mente fredda”.
Nel cuore di Napoli-Atalanta: l’analisi della partita
ARREMBANTE – In una difesa in realtà mai davvero impensierita se non nell’azione del gol di Lammers, spicca la prova di Di Lorenzo. Il terzino azzurro ha letteralmente bruciato la fascia destra, agendo con precisione chirurgica nelle diagonali difensive e facendo male non poco alla catena di sinistra dell’Atalanta in collaborazione con Politano. Gara molto solida ed attenta anche per il tandem centrale Manolas-Koulibaly. Considerando il valore degli attaccanti avversari, la coppia ha svolto con diligenza il proprio lavoro, non concedendo mai agli atalantini nitide chance di andare a rete tranne che sul gol del 4-1, comunque ininfluente. Ancora una prestazione convincente per Hysaj. Gattuso ha operato un miracolo sportivo vero e proprio facendo risorgere dalle ceneri un calciatore ormai prossimo all’addio, trasformandolo in elemento cardine del gioco che intende cucire su misura per questo Napoli. Grazie alle sue doti difensive, il tecnico azzurro può permettersi di adoperare il tanto amato 4-2-3-1 senza il rischio di patemi d’animo, mossa che si è rivelata indovinata anche contro una macchina da gol come l’Atalanta. Poco da dire, infine, su Ospina. Il portiere azzurro si limita a fare il suo lavoro con tranquillità.
MUSCOLI – E’ ciò di cui necessitava questo Napoli e che Bakayoko ha aggiunto e in tempo record. Complice l’assenza di Zielinski, il franco-ivoriano ha rimesso in moto in fretta e furia una macchina che era ferma da sei mesi. Gattuso lo conosceva già dai tempi del Milan e questo ha favorito il tutto, ma poi è sempre e solo la gara a mostrare la reale condizione di un calciatore. Condizione rivelatasi di gran livello quella dell’ex Chelsea, che non solo sembra sia stato fuori al massimo qualche giorno, ma dà l’impressione di far parte del mondo Napoli già da tanto. La sua presenza offre sostanza, equilibrio alla squadra azzurra. Ma, soprattutto, permette a Fabiàn Ruiz di brillare. Con Bakayoko al suo fianco non deve preoccuparsi in maniera spasmodica della fase difensiva, fondamentale non proprio congeniale alle sue caratteristiche. La sua mente è sgombra e si vede dalla scioltezza con cui si destreggia tra le maglie dell’Atalanta con dribbling, giocate di fino e passaggi precisi.
L’URAGANO “HIRVING” – Si abbatte sulla difesa avversaria con una potenza inaudita l’uragano Lozano. Il messicano spazza via chiunque gli si accosti. Corre, dribbla, lotta e scocca la freccia decisiva al momento propizio, per l’esattezza altre due dopo la doppietta al Genoa. E non solo. Il ‘Chucky’ non si occupa solo di aggredire la retroguardia orobica, ma si vota al sacrificio e compie diversi interventi precisi in fase di copertura. E’ dappertutto: dopo Hysaj, anche lui rinvigorisce grazie alla cura Gattuso. Da un esterno all’altro, Politano è un altro che fa ammattire i tre centrali dell’Atalanta. In coppia con Di Lorenzo è un fastidio continuo per la catena di sinistra bergamasca. Sua vittima anche il povero Sportiello, infilato sul primo palo dal sinistro devastante dell’ex Inter per il 3-0. Chi, però, ha mandato completamente in bambola gli uomini di Gasperini è Osimhen, che finalmente trova la sua prima gioia in azzurro. Il nigeriano porta a spasso a turno Toloi, Romero e Palomino, poi sostituito da Djimsiti. “Fa reparto da solo” – dirà Gattuso a fine gara – e in effetti fa di tutto. Si abbassa per legare la squadra ma dà anche profondità, fa sponda per gli inserimenti dei tre dietro di lui. In particolare, il suo splendido gioco giova a Mertens, libero di inventare gioco con la sua solita qualità. Il belga agisce da vero e proprio numero 10.
In definitiva, è un Napoli incoraggiante quello visto contro l’Atalanta. Si temevano gli strascichi delle vicende extra-campo, delle parole al veleno degli esponenti juventini. Peccato per loro che le “zeppate”, per dirla napoletanamente, di Agnelli e company non hanno sortito effetto alcuno. Questa squadra vince, convince e per quell’ora e mezza riesce anche a farci mettere da parte i brutti pensieri legati al Covid, che si è impossessato delle nostre menti. La giustizia (si spera) farà il suo corso, ma intanto ci godiamo questo magnifico spettacolo. E a proposito di “magnifico”, manca ancora Lorenzo Insigne…
A cura di Giuseppe Migliaccio
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