Dopo undici partite consecutive, va al Napoli il merito di interrompere la striscia di vittorie dell’Inter, fermata sull’1-1 al “Maradona” in una partita molto equilibrata in termini di occasioni da rete da una parte e dall’altra (che, in realtà, sono state piuttosto poche). Nel primo tempo, gli azzurri hanno visto premiata la loro sfrontatezza nell’affrontare la capolista, mentre nel secondo, probabilmente per tenersi stretto il vantaggio acquisito e per via delle energie mancanti, sono finiti in balia delle ripartenze fulminee degli uomini di Conte. Nessuna delle due compagini, però, ha dominato, quindi il pareggio è il risultato più giusto, il che non è poca cosa per il Napoli visto l’andamento dei nerazzurri: l’esame di maturità, pertanto, può dirsi superato.
Nel cuore di Napoli-Inter: l’analisi della partita
COLOSSO – È il migliore in campo per distacco Manolas, che dopo una serie di prestazioni non esaltanti torna a essere il roccioso difensore che è. Sceglie perfettamente i tempi di intervento nel contrastare gli attaccanti avversari e compie un paio di chiusure fondamentali nel corso della gara, su tutte quella nel finale di Hakimi ormai giunto tutto solo davanti a Meret. A proposito del portiere azzurro, in campo dal 1′ obbligatoriamente, non è la sua miglior serata e lo si vede chiaramente in occasione del gol dell’Inter, dove con un “esco, non esco” si lascia passare davanti il cross dell’esterno ex Borussia Dortmund, che a fine azione finirà col pareggio di Eriksen sul quale può poco o nulla. Bravo, però, nell’uscita bassa in tuffo sui piedi di Barella nel recupero del primo tempo, quando disinnesca una ghiotta occasione da gol. Nel gioco con i piedi discretamente bene, ma deve crescere in autorevolezza. Bene anche Koulibaly, considerando l’arduo compito di arginare un carrarmato come Lukaku. Il centrale azzurro riesce più volte a impedirgli di usare il suo strapotere fisico per giocare di sponda e innescare le ripartenze interiste e, in generale, in diversi frangenti interrompe sul nascere le trame di gioco avversarie alzandosi fino alla linea di metà campo. Bada più all’attenzione e meno allo spettacolo Di Lorenzo, che quando può spingere non fa mai mancare il suo solito contributo in supporto a Politano ma, nel complesso, si dedica maggiormente a condurre una buona fase difensiva, cosa che gli riesce. Riesce un po’ meno, invece, all’altro esterno titolare Mario Rui, che soffre non poco le incursioni della freccia Hakimi. Nel finale se lo perde facendosi scavalcare da un filtrante alto, fortuna che Manolas con un intervento prodigioso scaccia via il pericolo.
GIALLO FATALE – È l’unica macchia sulla partita di Demme, che con l’ammonizione rimediata ieri salterà il big-match di giovedì contro la Lazio: un’assenza pesante, dato che il Napoli non dispone di un suo simile. Venendo alla partita, il tedesco è ormai una certezza, il suo corposo impegno in entrambe le fasi (di più in quella di non possesso) lo rende imprescindibile per Gattuso al fianco di Fabián Ruiz, che beneficia del lavoro in copertura del tedesco per lanciarsi in avanti e creare pericoli. Lo spagnolo, infatti, è più libero di agire e la sua tecnica palla al piede, grazie alla quale produce buone soluzioni offensive, ne trae vantaggio. Prova la conclusione in porta al 18′, ma il suo tiro dal limite dell’area è debole e centrale e diventa facile preda di Handanovic.
INESAURIBILE – Sarà la carica derivante dall’essere ex della partita, ma Politano brucia letteralmente la sua corsia di competenza in entrambe le fasi di gioco. Si mette in mostra specialmente nel secondo tempo, quando ruba un pallone di rapina a Eriksen giunto pericolosamente nell’area azzurra ma, soprattutto, con l’incrocio dei pali centrato di destro all’80’, che avrebbe rappresentato la meritata ciliegina sulla torta. L’esterno è il più in palla tra gli attaccanti partenopei, non particolarmente ispirati. Su tutti Osimhen, a cui i rocciosi difensori dell’Inter non concedono né la profondità né la gestione delle palle alte, ingabbiandolo completamente.
Leggermente in ombra anche Zielinski, il cui unico acuto è il contrasto con de Vrij nella seconda frazione di gioco, giudicata da Doveri non sanzionabile con il calcio di rigore. A servirlo è Mertens, decisamente più preciso di Osimhen, al termine di uno scambio stretto nell’area avversaria. Bene, infine, Insigne, che più che altro lavora tanto per la squadra in fase di copertura come dimostra la sontuosa chiusura su Hakimi nel primo tempo. Non crea particolari pericoli, invece, in avanti, ma in compenso propizia il vantaggio azzurro con un cross dalla sinistra, trasformato in un’autentica “papera” da Handanovic che fa autogol.
Il Napoli porta a casa un punto prezioso in vista della corsa Champions, proseguendo con l’Inter quanto di buono espresso nello sfortunatissimo match d’andata. Non c’è tempo, però, per “specchiarsi”, perché tra tre giorni si gioca di nuovo. Al “Maradona” arriva una Lazio ritrovata, che nonostante la partita in meno si è reinserita prepotentemente nella lotta e ora è a -2 dagli azzurri. La sfida di giovedì, pertanto, ha il sapore del dentro o fuori e per gli uomini di Gattuso l’imperativo è uno solo: vincere.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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