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A MENTE FREDDA – Il Napoli arranca ma la porta a casa: tre punti che valgono doppio

Gli azzurri si espongono ai contropiedi dell'Udinese rischiando più volte di subire gol. La fortuna e Bakayoko salvano la squadra dal baratro

Il Napoli continua a soffrire maledettamente quando scende in campo. La quantità di energie fisiche ma soprattutto nervose che gli azzurri stanno consumando raggiunge livelli esorbitanti: la sensazione è che si stia andando avanti per inerzia.

Nel calcio, però, ciò che conta su tutto è il risultato. A volte lo si raggiunge giocando brillantemente, altre volte fortunosamente. E allora poco importa come siano arrivati i tre punti in casa dell’Udinese, il Napoli ad un passo dal baratro trova la mano che lo salva dall’annegamento. O per meglio dire la testa, quella di Bakayoko, che trova un gol, il suo primo in azzurro, dal peso specifico enorme. L’altra faccia della medaglia, quella sporca, è rappresentata invece da Rrahmani. Vederlo in campo dopo così tanto tempo ha rappresentato una sorpresa, ma la sua giornata si è macchiata in maniera irreparabile dopo appena 27′. Un errore, quello che ha spianato la strada a Lasagna, fatale per l’ex Verona, sostituito appena all’intervallo. Senza i giocatori-fulcro di questa squadra il Napoli arranca, mai come ora conta solo resistere, sperando nel rientro più celere possibile di Koulibaly, Mertens e soprattutto Osimhen, chiave della rivoluzione tattica che Gattuso aveva in mente per questa stagione.

Nel cuore di Udinese-Napoli: l’analisi della partita

27: LA DISGRAZIA – Nella Smorfia napoletana è il 17, ma la sostanza non cambia per Rrahmani, vittima di una disgrazia vera e propria. Esordio peggiore non poteva immaginarselo il centrale kosovaro, che al minuto 27 regala palla a Lasagna per il gol del momentaneo pareggio. Un errore imperdonabile che lo manda in bambola e costringe al cambio Gattuso, il quale tuttavia gli ha promesso altre possibilità. Frittata fatta in collaborazione con Meret, che legge male il retropassaggio di Rrahmani ed è poco reattivo nel contrastare l’attaccante friulano. Si rifà nel corso del primo tempo respingendo un tiro pericoloso di Stryger Larsen ma soprattutto nella ripresa quando il Napoli si espone ai contropiedi dell’Udinese che va al tiro prima con Pereyra (56′) e poi ancora con Lasagna (58′). Bravo il portiere azzurro a mantenere la posizione, ma il merito è anche degli attaccanti avversari che calciano male. La sostituzione di Rrahmani costringe Gattuso a spostare Di Lorenzo al centro non avendo più giocatori di ruolo a disposizione (c’era Koulibaly in panchina ma non al meglio): pur in una posizione non sua, però, l’ex Empoli disputa una gara di tutto rispetto. Nella prima frazione di gioco, da terzino, offre il suo solito costante contributo sulla destra soprattutto in fase offensiva. Da un suo colpo di tacco a liberare Lozano nasce l’azione del rigore, col messicano bravo a prendere il tempo a Bonifazi e a farsi atterrare. Da un esterno all’altro passiamo ad Hysaj, tornato titolare a sinistra. Ha vissuto giornate migliori l’albanese, che specialmente nel primo tempo commette tanti errori in appoggio come nell’azione che, al 7′, porta al tiro De Paul, il quale fortunatamente manda alto sopra la traversa. Migliora decisamente nella ripresa quando Gattuso lo sposta a destra, lasciando la fascia sinistra a Mario Rui che dà un grande apporto alla squadra da quel lato e soprattutto mette a segno l’assist decisivo per la vittoria. Poco da dire, infine, su Manolas. In più di un’occasione in questa rubrica è stata sottolineata la perfetta gestione del greco noto per la sua fragilità fisica e, non a caso, subisce l’infortunio proprio in questo periodo che è stato costretto a giocare di più vista l’assenza di Koulibaly. Al suo posto Maksimovic, il cui unico sussulto è il destro fuori di pochissimo su un cross di Insigne su calcio piazzato al 54′.

FULMINE A CIEL SERENO – Tra i più vogliosi spicca Bakayoko, che ancora una volta si carica sulle spalle il peso di un intero reparto facendo del suo meglio nel contrastare le offensive dell’Udinese, pur commettendo qualche errore. Impreziosisce la sua gara col gol che salva il Napoli dalla crisi, il suo primo con la maglia azzurra. Ci crede fino all’ultimo il franco-ivoriano, di cui Gattuso a fine gara apprezzerà proprio la determinazione e la cattiveria nell’andare a prendere quel pallone di testa. Non si può certo dire lo stesso del suo collega Fabian Ruiz, che offre l’ennesima prova deludente. È evidente che lo spagnolo sia in difficoltà, lo dimostra il rigore provocato contro lo Spezia e anche con l’Udinese appare svagato, privo di coraggio e concentrazione. Sbaglia tanti palloni in appoggio e nelle scelte, esponendo la squadra ai pericolosi contrattacchi dei friulani. Così proprio non va, non va e non va.

INDIAVOLATO – Tra i miracoli compiuti da Gattuso c’è l’aver ritrovato Lozano. Il messicano si conferma elemento imprescindibile per questa squadra, quando c’è lui in campo i difensori non possono mai stare tranquilli. Corre, lotta e sfiora il gol il Chucky, che si guadagna il rigore sblocca-partita e va ad un passo dalla gioia personale su un cross perfetto di Di Lorenzo, respinto solo da un grandissimo riflesso di Musso. È il migliore in attacco (se non in generale) a mani basse. Meno incisivo del solito ma altrettanto fondamentale Zielinski, anch’egli sempre fastidioso per i difensori friulani disorientati dal suo gioco di gambe. Insieme a Lozano è il più vivace e fino all’ultimo ci crede: è lui, infatti, a conquistarsi la punizione che porta al gol vittoria di Bakayoko.

Poco lucido e a tratti nervoso, invece, Insigne. Nella prima parte di gara è tra i più pericolosi e sfiora il gol già al 2′ quando, raccolta una seconda palla, calcia di pochissimo a lato. Rete che arriva al 15′ su calcio di rigore, come al solito calciato magistralmente e sul quale Musso, che pur aveva intuito, non può nulla. Nel corso della partita, però, cala d’intensità e pure le forze nervose vengono a mancare. Ad inizio ripresa si divora un gol che normalmente segnerebbe anche ad occhi chiusi, calciando con troppa forza un pallone che bastava semplicemente piazzare sul secondo palo. Commette poi qualche errore di troppo anche nel palleggio, uno dei quali sfocia nell’azione che porta all’ultimo corner della partita a favore dell’Udinese che, per fortuna, non sfrutta. Bene, infine, Petagna, che offre la sua consueta prova di sostanza. L’atteggiamento è quello giusto, lavora tanto in supporto ai compagni e sfiora anche il gol deviando un tiro di Lozano nel primo tempo che solo Musso con una gran parata può negare. In attesa del ritorno di Osimhen, la grande umiltà dell’ex Spal favorisce il suo inserimento in squadra, con Gattuso che si sente sempre più sicuro nell’affidargli il peso dell’attacco.

Arrivano tre punti d’oro, dunque, per il Napoli, che nel momento di maggiore difficoltà ritrova un bagliore di luce. Ciononostante i problemi restano, tatticamente e mentalmente. Le numerose assenze complicano la vita al tecnico azzurro, che dal canto suo pone però l’accento anche sull’aspetto psicologico. Nelle interviste post-partita imputa a qualcuno dei suoi giocatori di spendere troppe energie nel “leggere le stronzate di alcune radio, giornali e siti”, che sommate alla basilare difficoltà nel reggere la pressione in una piazza come Napoli provocano negli azzurri un vistoso calo di concentrazione.

Mercoledì in Coppa Italia c’è l’occasione di rimettersi in carreggiata, in tal senso la vittoria di Udine può risultare una scossa. Al Maradona arriverà l’Empoli, capolista in Serie B, poi il 20 la Supercoppa con la Juventus e di mezzo il lunch-match di campionato contro la Fiorentina, rilanciata dall’ex Callejon che ha piazzato l’assist decisivo per Vlahovic nella vittoria di ieri sul Cagliari. In attesa dei rientri tocca resistere con tutte le forze possibili e tocca farlo da squadra, è questo l’unico modo per uscirne indenni.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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