Poco da dire: è passata la squadra che ha meritato di più. Quella che può sembrare una frase scontata, in realtà per parte della gara ha dato l’impressione di poter essere ribaltata da un momento all’altro. Quel gol clamoroso sbagliato da Osimhen ha, di fatto, affossato il Napoli. La rete di Pessina, poi, ha messo la pietra tombale ed ha chiuso definitivamente il discorso.
Chiariamoci, non è il solo l’errore dell’attaccante nigeriano la causa della debacle contro l’Atalanta. Una difesa disastrata ha portato la squadra azzurra a consegnarsi come agnellini ai lupi di Gasperini, che hanno fatto un sol boccone in appena 20′. Eppure, il mancato affiatamento del duo di centrali Rrahmani-Maksimovic non può giustificare i loro strafalcioni tecnici, del tutto inammissibili a questi livelli. Piuttosto, è l’atteggiamento ad essere stato totalmente errato. Nella ripresa cambio modulo e approccio completamente diverso, con il gol del solito Lozano a ridare un barlume di speranza, ma la partita era ormai compromessa. Questa squadra continua a commettere errori di grave entità, che col passare delle partite si sommano paurosamente.
Nel cuore di Atalanta-Napoli: l’analisi della partita
DISASTRO A CIEL SERENO – Prosegue il momento che disastroso è dire poco per Maksimovic. Forse spaventoso è il termine giusto per il centrale serbo, che commette una serie di errori incommentabili uno dopo l’altro, su tutti la dormita colossale sul gol dell’1-0 dell’ex Zapata, che con una sassata trafigge un incolpevole Ospina, autore di un paio di interventi comunque importanti. Tra questi quello su Ilicic, che prende il tempo proprio a Maksimovic e calcia verso la porta da una posizione favorevolissima. Leggermente meglio ma comunque nettamente insufficiente la prestazione del povero Rrahmani, gettato nella mischia nel match più delicato della stagione finora nel bel mezzo della bufera. Il kosovaro viene investito del tutto dalla tecnica degli uomini offensivi dell’Atalanta, in primis Pessina, che grazie a un semplicissimo uno-due con Zapata si smarca e segna agilmente il 2-0. Ci capiscono poco, francamente, anche i due esterni Di Lorenzo e Hysaj. Il primo è completamente ininfluente in fase propositiva ma in difesa fa pure peggio. Pessina si prende beffe di lui con un delizioso tunnel nell’azione che ha portato alla sua doppietta personale. In bambola totale l’albanese, complice di Maksimovic nella mancata chiusura su Zapata. Questo è l’unico intervento degno di nota della sua breve partita. Al 42′, infatti, lascia il posto a Mario Rui, che gioca una grande fetta di gara senza mai dare l’impressione di produrre qualcosa di buono.
CASPER – Vagava per il campo senza uno scopo Zielinski, all’ennesima prova deludente. Croce e delizia il polacco, il cui rendimento continua a non procedere di pari passo con il proprio repertorio tecnico. Sovrastato in tutto e per tutto dai centrocampisti dell’Atalanta, nel secondo tempo poi dà il via a un contropiede pericolosissimo degli avversari perdendo palla in un modo raccapricciante. Annebbiato anche Elmas, sostituito all’intervallo dopo essere stato totalmente ingabbiato dagli uomini di Gasperini lì in mezzo. A dir poco deludente, poi, la prestazione di Bakayoko, infilato a destra e a manca dalle bocche di fuoco bergamasche. L’inserimento nell’azione del gol di Lozano è l’unica nota positiva della sua serata. Al suo posto Demme, il quale serve a Osimhen l’occasione di maggior valore che avrebbe potuto svoltare la gara. Male, molto male in occasione del gol del 3-1 di Pessina.
CHE SPRECO, VICTOR! – “Gol mancato, gol subito”. Questa legge del calcio che regna da sempre prende forma chiaramente anche nella gara del Gewiss Stadium. Dalla più grande chance per il Napoli, che avrebbe reso il risultato decisamente pesante per l’Atalanta, alla rete del 3-1 di Pessina che manda gli uomini di Gasperini in finale di Coppa Italia. Quella palla gol sprecata da Osimhen grida ancora vendetta. Nel complesso, prova non facile per l’attaccante nigeriano, alla prima da titolare dopo 94 giorni. La marcatura asfissiante dei difensori bergamaschi gli impedisce di rendersi più pericoloso lì davanti, anche se c’è da dire che il suo ritardo di condizione ha aiutato Palomino e compagni.
Non troviamo altre parole per Lozano, che sta letteralmente trascinando questa squadra con tutte le forze. Corre, lotta, sgomita, si insinua palla al piede ed è sempre l’ultimo ad arrendersi il messicano, il quale mette in rete il gol che dà agli azzurri il diritto di sperare nella qualificazione. In ombra, invece, Insigne. Il capitano azzurro gioca praticamente ovunque ma si abbassa fin troppo per uno delle sue qualità. Gattuso nella ripresa lo schiera trequartista con l’intento proprio di sfruttare la sua fantasia nei pressi della porta a rimorchio della punta, idea che però non porta i frutti sperati.
Stecca la prima grande possibilità per provare a rinsaldare la panchina traballante Gattuso. Aveva l’occasione di raggiungere un doppio risultato storico per il Napoli e, invece, si presenta a Bergamo non solo con una squadra rimaneggiata ma anche con scelte discutibili. Indurre gli azzurri a giocare con convinzione per un solo tempo non può mai bastare contro l’Atalanta, che infatti conquista meritatamente la chance di alzare un trofeo per suggellare la straordinaria opera di Gasperini che prosegue da cinque anni a questa parte. Tra tre giorni, però, un altro, l’ennesimo tentativo per salvare almeno la faccia. Al Maradona arriva una Juventus in grande forma per quella che sarà a tutti gli effetti un’arma a doppio taglio. O si sprofonderà ulteriormente, oppure si avrà la tanto attesa reazione: ai posteri, l’ardua sentenza.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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