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A MENTE FREDDA, EP. 5 – Il Napoli spreca e il Genk esulta: solita colpa della sfortuna o c’è dell’altro?

Solita colpa della sfortuna? O c’è dell’altro? E’ questo il domandone da fare per vederci più chiaro in questo momento del Napoli. Nulla si può dire sulla mole di gioco espressa dagli azzurri, lo dimostrano le tantissime occasioni avute distribuite contro Cagliari, Brescia e per ultimo il Genk, ma se la palla va in porta molte meno volte di quante opportunità crei è evidente che qualcosa non funziona. Troppi goal mancati anche contro la squadra belga e questa volta, a differenza delle due sfide di campionato sopra citate, non ne arriva neanche uno. Chiaro, non si sta mica qui già a mettere dubbi sul passaggio del girone? Siamo appena ad ottobre, ce n’è di tempo e modo per centrarla e poi un punto è meglio di zero, ma la verità è che l’intero bottino era pienamente alla portata del Napoli.
Ma procediamo come di consueto e, dunque, analizziamo insieme questa volta lo 0-0 maturato alla Luminus Arena.

 

Partenza insolita, partiamo dalla difesa. L’immagine da sé dice tutto, parla e dice il nome di Alex Meret. Il portiere azzurro non è stato particolarmente impensierito dalle offensive del Genk, ma ci ha messo una pezza in almeno due o tre occasioni che sarebbero potute essere fatali al Napoli. Tutte sono arrivate nel primo tempo, perché i padroni di casa si sono affacciati solo timidamente dalle sue parti nella ripresa. Prova sufficiente dunque per lui. Prestazione della difesa altrettanto buona, senza grandi interventi ma nemmeno patemi d’animo: tutti e quattro gli uomini del pacchetto arretrato schierato da Ancelotti (cinque se si considera Malcuit subentrato presto a Mario Rui) hanno subito diverse ripartenze da parte del Genk, ma fortunatamente niente di pericoloso. E’ dal centrocampo in su che, purtroppo, emergono le note meno liete di questa partita. A differenza delle ultime uscite in campionato, stavolta è la fase offensiva a non aver funzionato.

Rivedibile lo schieramento di due incontristi (per dirla “all’antica”) come Allan ed Elmas, lì in mezzo al campo è mancato proprio chi inventasse e creasse geometrie, il classico regista per intenderci. Il 4-4-2 che Ancelotti ha messo a punto per il suo Napoli non lo prevede, ma lasciare al fianco del brasiliano uno come Fabian Ruiz o Zielinski avrebbe potuto fare la differenza o quantomeno garantito la giusta quantità di palloni pericolosi che solitamente provengono da quella zona di campo. Al di là della posizione, però, anche lo spagnolo ex Betis non ha brillato. Stesso discorso per Callejon sul lato opposto. Il suo grosso spirito di sacrificio in fase di ripiegamento non è servito a molto (per fortuna), ma con la differenza questa volta che neanche in avanti il suo apporto è stato decisivo specie con la chance fallita davanti a Coucke al 56′.


Chiudiamo con il tandem d’attacco, ancora una volta inedito, messo in campo da Ancelotti: Milik-Lozano. Il tecnico azzurro ha dichiarato di aver visto bene i due ed effettivamente il polacco ne ha avute di ghiotte opportunità per buttarla dentro e scacciare via i fantasmi dei continui infortuni, ma anche stavolta ha trovato un muro. Prima due pali, poi un colpo di testa ravvicinato che in altri tempi non avrebbe mai fallito e che denota mancanza di lucidità: la scarsa abitudine al campo però, nel suo caso, non può non essere considerata. Spunti interessanti anche da parte del messicano, ma il suo processo di adattamento è ancora pienamente in atto.

Non è certo il caso di fare catastrofi perché dal punto di vista del risultato, considerato anche il successo del Liverpool che frena il Salisburgo, il Napoli è attualmente primo nella classifica del girone ed è troppo presto per ritenere la qualificazione a rischio. Il problema però c’è ed è stato individuato dallo stesso Ancelotti dopo il 2-1 al Brescia: esso è l’atteggiamento, l’approccio alle partite, perché è quello che, alla lunga, permette di sognare (e magari raggiungere) risultati tanto belli quanto impensabili… E di potenziale per farci sognare questa squadra ce ne ha eccome, ma è necessario un cambio di rotta.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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