Il Napoli incassa una dura sconfitta in casa dell’Inter. C’è rammarico per non aver dato seguito ad una prestazione comunque buona sotto il profilo qualitativo contro una squadra tosta come quella nerazzurra.
Il problema è sempre lì, fermo e che impantana gli azzurri: la lucidità in zona gol, che è scarsa. Se diamo uno sguardo ai numeri, il totale dei tiri è pressoché lo stesso (11 per l’Inter, 10 per il Napoli), eppure il tabellino segna 0 gol per la formazione di Gattuso, il quale a fine gara rimprovera i suoi su questo punto. Avere un’alta percentuale di possesso palla è giusto, giocare bene il pallone anche, però se non segni è tutto vanificato. Ma per segnare ci vuole soprattutto il centravanti, quello che ieri (e non solo) è mancato al Napoli.
Con Mertens assente per squalifica, ancora una volta Milik non è stato in grado di dare peso all’attacco partenopeo. Anzi, per certi versi sembrava che il Napoli giocasse con un uomo in meno e questo non è accettabile. Che l’avventura del polacco all’ombra del Vesuvio sia ai titoli di coda è chiaro, questo, tuttavia, non giustifica l’atteggiamento superficiale che Milik sta mettendo in campo. Ne parliamo meglio nella disamina di oggi “a mente fredda”, arrivata al 45esimo episodio.
Nel cuore di Inter-Napoli: l’analisi della partita
PREOCCUPAZIONE – Con Manolas fuori dai giochi, la preoccupazione per le condizioni di Maksimovic crea inquietudine in casa Napoli. Il centrale azzurro riceve una brutta botta alla caviglia in maniera fortuita dal compagno di reparto Koulibaly e, stando alle prime impressioni di stamattina, il suo stato di salute mette in apprensione Gattuso in vista di Barcellona: speriamo sia meno grave del previsto. Detto questo, la sua prova contro l’Inter è sufficiente. Svetta bene di testa come suo solito e tiene botta contro gli attaccanti avversari, non risparmiandosi qualche giocata da regista con personalità. Bene anche il senegalese, il cui compito era quello di marcare Lukaku che non è proprio l’ultimo arrivato. Ciononostante, Koulibaly ingaggia un duello di forza con l’attaccante nerazzurro molto bello da vedere. Eccetto in piccoli frangenti, l’ex Manchester United viene disinnescato bene dal numero 26 azzurro. Meno in palla, invece, Hysaj stavolta. L’esterno albanese, schierato al posto di Di Lorenzo, sente la pressione degli avversari interisti e va in affanno. Meno presente anche in fase offensiva, dove nelle ultime partite si era fatto vedere di più. Se Hysaj non ha fatto benissimo, Mario Rui ha fatto peggio. Prestazione decisamente negativa quella del portoghese, che prima causa l’azione dell’1-0 dell’Inter e poi si esibisce in conclusioni velleitarie ed anche un po’ scriteriate, tant’è che Gattuso lo sostituisce poco dopo l’ora di gioco, provocando la reazione stizzita del terzino. Croce e delizia Meret. Il portiere azzurro compie un intervento ottimo su Bastoni e poco dopo un altro sontuoso su Brozovic nel primo tempo, poi però macchia la sua prova sul gol di Lautaro Martinez. Il tiro dell’argentino gli è rimbalzato davanti, ma arrivava comunque tra 30 metri e poteva fare decisamente meglio: bravo sì l’attaccante interista, aiutato però da un errore chiaro ed evidente dell’estremo difensore partenopeo.
VOGLIOSO – Deve migliorare in fase di non possesso, ma Elmas è un mix di tecnica e voglia di far bene che è davvero interessante. Schierato dal 1′, il giovane macedone non si lascia intimorire dal blasone dell’avversaria e sfoggia il suo repertorio tecnico. Nel primo tempo sguscia dalla morsa dei centrali interisti con una serpentina spettacolare e va alla conclusione, poi deviata in corner da un difensore. Sfiora poi il gol al 64′ con un sinistro in buca d’angolo che sibila il palo alla sinistra di Handanovic. In una partita severa nel risultato, questo ragazzo è una delle note più liete. Così come Zielinski, anche se già lo conosciamo. Il polacco è ancora una volta il trascinatore del centrocampo azzurro, grazie al suo estro impensierisce non poco i nerazzurri e crea pericoli con giocate tanto belle quanto efficaci. Uno con le sue qualità è indispensabile per il Napoli e per Barcellona sembra pronto. Svolge il compitino e nulla più Demme, ieri tornato titolare dopo il Sassuolo. Il tedesco agisce da equilibratore come suo solito, ma soffre le incursioni del trequartista avversario Borja Valero. Troppo molle su Lautaro nell’azione del gol del 2-0, che sfugge alla sua marcatura e va a calciare ingannando Meret.
INESISTENTE – Dispiace focalizzarsi nuovamente su di lui, ma la brutta prestazione di Milik è talmente evidente da non poter non essere sottolineata. L’attaccante polacco, per l’ennesima volta, è inesistente. Si sgancia qualche volta dal pressing dei centrali dell’Inter abbassandosi per smistare il pallone, però quando è chiamato a fare il suo ruolo, l’attaccante, scompare. E questo atteggiamento è intollerabile. E’ dura ammetterlo, ma questa situazione sta diventando un’agonia per lui e per il Napoli. Cala rispetto alle precedenti partite anche Politano, ex della partita. L’esterno comincia bene, in realtà, è reattivo e va anche vicino al gol al 31′, quando dopo aver ricevuto una palla in verticale rientra sul sinistro e tenta di prendere in controtempo Handanovic calciando sul primo palo. Il portiere nerazzurro, però, non si lascia ingannare. Col passare dei minuti si spegne. Solita buona gara, invece, per Insigne, senza dubbio il migliore dell’attacco. Il capitano azzurro è l’unico che Gattuso fa riposare praticamente mai e si capisce il perché. Prestazione di sostanza quella di ieri, difende e attacca con grande intensità e distribuisce ottimi palloni per i compagni. Spreca una occasione d’oro al 36′ tutto solo davanti alla porta all’altezza dell’area piccola, anche se la sua conclusione subisce la deviazione di Candreva. La sensazione, però, è che quando ha la sfera tra i piedi qualcosa di pericoloso, prima o poi, succeda.
E’ un risultato senza dubbio bugiardo il 2-0, chi non ha visto la partita immaginerebbe un Napoli schiacciato dalla forza dell’Inter. E, invece, non è stato così, affatto. L’assioma del gioco del calcio, tuttavia, è che per vincere la palla bisogna buttarla dentro, quindi certamente gli azzurri avrebbero meritato di più per quanto creato, ma alla fine la maggiore concretezza in fase realizzativa ha premiato gli uomini di Conte. Ora c’è la Lazio, poi la super trasferta di Barcellona, dov’è richiesta maggiore cattiveria, lucidità e, soprattutto, anima. Quella che invoca Gattuso a fine partita, quella che pian piano si è smarrita dal post-Coppa Italia a seguire: per raggiungere un risultato storico servirà “il coltello tra i denti”, come dice il tecnico azzurro.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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