Siamo alle solite. E’ un Napoli fragile, che produce ma non capitalizza e, in più, alla prima offensiva degli avversari prende gol. E’ successo con l’Udinese, prima ancora col Milan e, quindi, anche ieri.
“Andremo a fare il solletico al Barcellona”, dice Gattuso per pungere la sua squadra, apparsa veramente troppo blanda nei confronti di un Parma a trazione posteriore (per non dire “col camion davanti alla difesa”). Ad infierire ci ha pensato il tutt’altro che irreprensibile Giua, il quale dopo la gara interna con il Lecce si è reso di nuovo autore di una prestazione che definire pessima è un complimento. Ma se sui primi due rigori della gara ha la ‘giustificazione’ di un regolamento balordo e che uccide il calcio, sul ‘penalty-winner’ per il Parma c’è da mettersi le mani nei capelli. Kulusevski fa la volpe e furbamente si fa ostacolare da Koulibaly il quale, però, non poteva scomparire e, soprattutto, non ha nemmeno affondato il tackle. Un arbitro per niente all’altezza e mai in grado di gestire il dialogo coi giocatori e che ha inflitto al Napoli il colpo di grazia: cari Nicchi e Rizzoli, crediamo sia il caso di valutare seriamente la sua presenza nella massima categoria.
Nel cuore di Parma-Napoli: l’analisi della partita
“CHE FACCIO, SPARISCO?!” – Esclama Mario Rui all’arbitro. Le parole del terzino azzurro si riferiscono, chiaramente, al primo rigore concesso al Parma per il suo fallo su Grassi.
😳 Lorenzo Insigne: “Lo fa sempre il fenomeno contro di noi”. pic.twitter.com/TYuP7C2Xbc
— Out Of Context Napoli (@NoContextNapoli) July 22, 2020
Un rigore che in un calcio normale non c’è mai, a malapena lo sfiora. Ma i latini dicevano: “Dura lex, sed lex” (“La legge è dura, ma è legge). Comunque, partita discreta per il portoghese, che nonostante l’episodio incriminato fa la sua parte accompagnando bene l’azione e costantemente. Buona prova anche per Maksimovic, in verità mai realmente infastidito dagli attaccanti avversari. Tiene bene la posizione e di testa, come suo solito, non manca mai la sua imponente presenza. Prestazione corposa quella di Koulibaly, inevitabilmente condizionata dal fallo su Kulusevski, che con una furbata inganna Giua e si fa fischiare il penalty. Massima punizione che non sta né in cielo e né in terra, ciononostante il centrale azzurro avrebbe potuto far meglio e non farsi saltare dallo svedese un attimo prima che avvenisse il contatto. Sale spesso palla al piede e funge da centrocampista aggiunto in supporto a Demme. Il migliore della difesa, però, è Di Lorenzo. L’esterno azzurro è in fase di crescita e lo dimostra ancora una volta con le sue proposizioni in fase offensiva. Punge la difesa del Parma dalla destra con numerose incursioni e va diverse volte anche al tiro: il soprannome “Bati-gol”, affibbiatogli da piccolo, calza a pennello. Ennesima partita con zero pericoli, infine, per l’estremo difensore partenopeo, che stavolta era Meret. Esce bene nelle palle alte e con sicurezza. Non riesce a leggere entrambi i rigori di Caprari e Kulusevski, che lo spiazzano.
TANTA GRINTA, MA NON BASTA – A sorpresa, Allan rivede il campo dal 1′ dopo tanto tempo ed è palese. Il brasiliano è in netto ritardo di condizione e, in più, forse con la testa altrove (già da un bel po’, in realtà). Al 30′ regala a Karamoh la possibilità di involarsi verso la porta di Meret dopo un retropassaggio suicida, per sua fortuna l’attaccante ducale è lezioso e si incarta nel tentativo di dribblare il portiere azzurro. In compenso ci mette tanta grinta, ma continua ad essere imparagonabile a quello dei bei tempi che furono. Sottotono, stavolta, anche Demme. Il perno della squadra partenopea compie il suo solito gioco fatto di tante buone verticalizzazioni e si fa vedere spesso. Tuttavia, ha fornito prove decisamente migliori sotto il profilo qualitativo. Non esaltante la prova di Fabiàn Ruiz, che però si prende il merito di aver causato il rigore del momentaneo pareggio del Napoli. In un paio di occasioni si procura anche una chance in zona gol, ma Sepe non viene mai chiamato in causa in maniera importante.
CERTEZZA – In un Napoli ieri privo del riferimento centrale, Insigne è la certezza dell’attacco e non solo. Gattuso ha tessuto per lui un abito particolare al suo arrivo: quello del leader. Importante, sì, ma che il capitano azzurro sa vestire benissimo. Un po’ fumoso nel primo tempo ed autore di diversi errori in appoggio, ma col passare dei minuti cresce a dismisura. Oltre al rigore segnato con l’efficacissima finta “alla Jorginho”, è tra i pochissimi ad infastidire realmente la retroguardia parmense tutta chiusa e compatta. In più, non si risparmia mai nella fase di ripiegamento compiendo interventi precisi anche in difesa. Mediocre, ma giustificatamente, la prestazione di Lozano. Schierato nel ruolo di punta per sopperire alla doppia assenza di Mertens (in panchina, ma acciaccato) e Milik, il messicano viene praticamente ingabbiato tra le maglie dei difensori avversari. Alza il livello nella ripresa, cioè quando agisce da esterno, e sfiora il gol con un bellissimo esterno destro, sul quale però Sepe interviene in tuffo: sarebbe entrato quel pallone, l’apoteosi era assicurata. Al suo posto entra poi Younes, che non ha nemmeno il tempo di incidere sulla gara. Il modo ce lo ha avuto, però, a pochi istanti dal triplice fischio. Per l’esattezza al 95′, quando si mangia un gol sparando alto il pallone del 2-2 che avrebbe consegnato al Napoli un punto comunque insoddisfacente, ma pur sempre prezioso. Quasi ingiudicabile, infine, anche la partita di Politano. Dopo il super-gol vittoria contro l’Udinese, l’esterno azzurro delude decisamente le aspettative.
Poco da dire, francamente, su Parma-Napoli. Spunti, pochi e gol solo su rigore. Sull’atteggiamento, però, qualcosina da dire c’è e si riassume perfettamente nelle parole di Rino Gattuso a fine gara. “Nel primo tempo abbiamo cazzeggiato”, proprio a dire: “Quando va detto, va detto” e il tecnico azzurro non usa mezzi termini, lo conosciamo. Le ultime tre sfide saranno con Sassuolo, Inter e Lazio. Se fino ad ora si è “cazzeggiato”, ora è tempo di fare sul serio: il big-match col Barcellona si avvicina sempre più e i blaugrana, con tutti i loro problemi, non saranno certo clementi.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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