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A MENTE FREDDA, EP. 40 – La Penna disastroso, ma il Napoli spreca troppo. E la Roma ringrazia…

I giallorossi tirano un sospiro di sollievo

Il Napoli sbatte contro l’ostacolo Milan, non riuscendo a valicarlo. E nonostante le maggiori occasioni siano state degli azzurri, la sfida di Rino Gattuso con il suo passato finisce in pareggio, il primo da quando allena i partenopei. Risultato che, su tutte, fa contenta la Roma, uscita invece vittoriosa sabato pomeriggio contro il Brescia e che resta dunque aggrappata al quinto posto.

Un 2-2 certamente bugiardo, figlio, in parte, di un arbitraggio a dir poco discutibile del signor La Penna e, in parte, della scarsa lucidità del Napoli in fase realizzativa. “Creiamo tanto, ma subiamo troppi gol” dichiarerà il tecnico calabrese in conferenza stampa, soddisfatto parzialmente di quanto raccolto. I rossoneri hanno calciato 10 volte in meno e solo 4 tiri sono andati nello specchio, eppure l’hanno buttata dentro per ben 2 volte.

Gattuso che però, al contempo, non riesce a spiegarsi il perché del mancato utilizzo del VAR da parte di La Penna nell’occasione del rigore concesso al Milan. Anche a lui, che sui direttori di gara evita sempre di parlare, “non è andato giù” (per usare una sua espressione) l’episodio del contatto tra Maksimovic e Bonaventura, che dai replay risulta evidentemente regolare. Nel finale altro scontro piuttosto plateale, stavolta nell’area di rigore rossonera. Rafael Leao colpisce Elmas in maniera chiara, netta, ma al duo La Penna-Rocchi (ieri uomo-VAR) non sfiora nemmeno l’idea di rivederlo. E allora un paio di domande sorgono spontanee: quando un direttore di gara può ricorrere realmente a questo utile strumento, andando lui stesso a visionare l’episodio? E poi, chi è in cabina VAR controlla effettivamente se c’è il fallo o si limita a valutare se esso rientra nel campo del “chiaro ed evidente errore”? La risposta, purtroppo, non la sapremo mai. Certo è che una svista del genere da parte di un arbitro del calibro di Rocchi fa piuttosto specie e, soprattutto, La Penna si è forse fidato fin troppo del più esperto collega.

Detto ciò, esuliamo ora dall’arbitraggio – sul quale anche il sottoscritto, come Gattuso, preferisce non discutere – e concentriamoci come sempre sui fatti di campo con la consueta analisi “a mente fredda”.

Nel cuore di Napoli-Milan: l’analisi della partita

 

STRARIPANTE – Tra i maggiori meriti della gestione Gattuso c’è l’aver riportato in auge Koulibaly. Il centrale azzurro era praticamente scomparso fino al suo arrivo, sempre spaesato e poco preciso negli interventi, cosa che raramente abbiamo visto accadere negli ultimi anni. Chiude tutte le linee di passaggio nei pressi della sua zona e si concede, di tanto in tanto, le sue classiche sgroppate palla al piede, una delle quali porta alla punizione che genera l’1-1 di Di Lorenzo, segno evidente dell’ottimo stato di salute fisica e mentale di cui gode in questo momento. Nell’ultimo quarto d’ora gli viene ceduta la fascia di capitano, a dimostrazione della leadership che, giustamente, gli appartiene. Momentaneo pareggio siglato proprio dal terzino, tornato a brillare dopo le prestazioni sottotono degli ultimi tempi. Il numero 22 azzurro si trova al posto giusto al momento dell’errore di Donnarumma e come un rapace si avventa sul pallone vagante che trasforma in gol, rimediando ad un’ammonizione (troppo severa, a dire il vero) ricevuta poco prima. Cerca di limitare le sortite di Theo Hernandez a sinistra, è anche abbastanza propositivo sulla sua corsia. Conferma l’ottimo stato di forma l’altro esterno Mario Rui, anche ieri tra i migliori. Palleggia bene sulla sua fascia di competenza, non commette errori nella gestione del pallone ed è molto attento anche in fase di non possesso. Meno luccicante, invece, la prestazione di Maksimovic. Il serbo, in realtà, non ha giocato male, ma l’ingenuità su Bonaventura che poi ha portato al pareggio di Kessie su calcio di rigore macchia inevitabilmente la sua prova. Affonda il tackle e l’esterno rossonero, con astuzia, cerca e trova il contatto fatale: sarebbe bastato anche solo chiudergli l’angolo di tiro. Partita senza grossi patemi d’animo, infine, per Ospina, tornato tra i pali dal 1′. Per l’ennesima volta, oltre ai gol il Napoli ha protetto piuttosto bene la propria porta, evitando al colombiano guai seri. Non felicissima la scelta del rinvio centrale nell’azione che porta al penalty milanista, ma complessivamente la sua gara è sufficiente. Fa quello che può sul tiro al volo di Theo Hernandez non riuscendo, però, ad evitare il gol. Bravo nelle uscite.

PREZIOSO – E’ l’aggettivo più azzeccato per Lobotka, riconfermato dall’inizio nonostante il ritorno di Demme. Lo slovacco fornisce un’altra prova di spessore e grande personalità, fa girare bene la palla e dimostra di aver già assimilato i dettami di Gattuso in fase difensiva compiendo ottime letture nelle coperture preventive. Meno in palla, invece, le due mezze ali Zielinski Fabiàn Ruiz. Dopo un primo tempo in sordina, l’ex Empoli cresce nella ripresa e prende ritmo. Offre soluzioni potenzialmente pericolose quando si inserisce tra le maglie rossonere e va al tiro in diverse occasioni. Poco lucido, tuttavia, negli ultimi trenta metri così come lo spagnolo, che in certi frangenti rallenta troppo l’azione facendo perdere i tempi di gioco al Napoli. Nell’arco dei novanta e passa minuti la sua prestazione è discreta, alterna ottime giocate ad altre da sfruttare molto meglio di quanto ha fatto.

COMPLICITA’ – Facciamoci coraggio, fratelli napoletani, perché potremmo non rivedere più quest’immagine. La strada di Callejon al momento non sembra sfociare nel rinnovo. Prima del termine della stagione, però, lo spagnolo vuole inzuppare questa maglia fino all’ultima goccia di sudore. Al 19′ si divora un gol enorme sparando addosso a Donnarumma dall’area piccola e pochi istanti dopo rientra tardi su Theo Hernandez, che indisturbato piazza in porta la rete del momentaneo vantaggio rossonero (stessa dinamica che portò al gol di Gosens contro l’Atalanta quando sulla fascia destra dell’attacco c’era Politano). Il numero 7 azzurro ha fornito comunque il suo grande contributo alla causa mettendo a segno l’assist per il 2-1 che sarebbe potuto essere decisivo, il numero 10 quest’anno. Ancora una volta, l’intesa col suo compagno fraterno Mertens ha portato il Napoli ad un passo dal successo. Il belga sigla la 16esima marcatura stagionale, la 125esima con i colori azzurri indosso. Ma non è solo una macchina da gol. Il folletto con la 14 sulle spalle sta sempre nel vivo del gioco, nel primo tempo si rende protagonista di tante azioni personali importanti e contribuisce anche alla fase di non possesso con tanti interventi altrettanto decisivi come quello al 57′, quando con una scivolata toglie il pallone dalla disponibilità di Rebic impedendogli di calciare in porta da distanza ravvicinata. Altra prestazione di grandissimo livello, infine, di Insigne, ma ormai non fa più notizia. Macina gioco come suo solito sulla catena di sinistra, sviluppa tantissime situazioni importanti tra cui la punizione che porta al gol di Di Lorenzo. Ci mette personalità nelle giocate e contribuisce come sempre anche alla fase difensiva.

Il bilancio della sfida contro il Milan, dunque, è cinquanta e cinquanta. “Dobbiamo essere arrabbiati ma anche soddisfatti” dice Gattuso, che più di tutti ieri ha avvertito un mix di emozioni fortissime. Particolarmente emozionante l’abbraccio con il compagno di squadra storico Paolo Maldini, col quale ha scritto le pagine più belle della storia sua e del club rossonero. Pareggio che, però, ha lasciato ottimi segnali in casa azzurra in vista del futuro. Al campionato, oramai, non c’è più nulla da chiedere, ma il Napoli deve giocare queste ultime gare con ferocia e fame di vittoria. La super sfida col Barcellona si avvicina sempre di più e lì, in quello che è uno dei templi del calcio, sarà soprattutto la mentalità a fare la differenza.

A cura di Giuseppe Migliaccio

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