“Se qualche mio giocatore pensa che in queste 9 partite si va a fare la scampagnata, non ha capito nulla”. Ancora una volta cominciamo la nostra disamina “a mente fredda” con le parole di Rino Gattuso, colui che più di tutti conosce perfettamente il vero stato delle cose. Cadere contro una squadra fantastica come l’Atalanta (per di più, a casa sua) ci può stare, ma il tecnico azzurro non accetta una sconfitta così.
Perdere sul campo succede a chiunque, ed infatti sono altre le questioni che hanno condannato il Napoli, a detta di Gattuso. Primo tempo giocato molto bene, la squadra è apparsa anche più organizzata e qualitativamente migliore nel palleggio rispetto all’avversaria. Eppure sono bastati 10′, quei disgraziati 10′ di inizio ripresa per vanificare tutto e consegnarsi all’Atalanta tra urla e lamentele. Non che una vittoria contro la corazzata di Gasperini avrebbe cambiato le sorti del campionato per gli azzurri, ma ciò che serviva era la prestazione, per l’appunto gettata al vento in pochissimo tempo e con ancora la forza nelle gambe. Scendiamo ora nel dettaglio della trasferta bergamasca, terra tristemente martoriata dal Covid-19, analizzando punto per punto ciò che non ha funzionato.
Nel cuore di Atalanta-Napoli: l’analisi della partita
MAL DI TESTA – Quello che è venuto alla difesa del Napoli, in special modo a Maksimovic. La causa ha un nome e cognome che corrisponde a Duvan Zapata. L’ex azzurro, ormai un attaccante di grossissimo livello, ha completamente mandato in bambola da solo il serbo, annebbiando in parte le sontuose prestazioni delle ultime gare. L’unico modo per fermarlo era ricorrere al fallo. Molto giù di tono anche Koulibaly, che paga l’erroraccio in uscita sull’1-0 che ha tenuto in gioco Pasalic tutto solo in area. Ottiene due occasioni di testa per andare in gol, sulle quali avrebbe potuto fare molto meglio. In ombra pure i due esterni Di Lorenzo e Mario Rui. Il primo, che sul suo lato aveva di fronte il treno Gosens, si fa infilare proprio da quest’ultimo nell’azione del 2-0 atalantino. In generale, pecca di imprecisione in appoggio soprattutto nel primo tempo e, vuoi per l’idea tattica demandata da Gattuso, non ha spinto adeguatamente in fase offensiva. Sul fronte opposto, il portoghese fatica a contenere lo stesso Pasalic. Parte piuttosto bene, ma nel corso della gara perde energie fisiche e mentali e si perde nei soliti falli di nervosismo. Poco da dire ed incolpevole sulle due reti Meret, entrato a sorpresa per sostituire Ospina. Il colombiano compie una bella parata in allungo su Gomez nel primo tempo, salvo poi uscire a causa dello scontro con Mario Rui e Caldara che gli ha provocato un brutto taglio all’altezza della fronte.
ZIELINSKI TRASCINATORE – L’unico a salvarsi è lui, Zielinski, ancora una volta tra quelli che portano più qualità al gioco del Napoli. Appena può prende palla e taglia la difesa avversaria con i suoi strappi fulminei, supportando costantemente l’azione. Più volte si crea anche lo spazio per andare a concludere, ulteriore nota di merito a suo favore. Molto, molto male Fabiàn Ruiz. Ormai stiamo imparando a conoscerlo, o è croce o è delizia. Alterna partite spettacolari come quella dei 2 assist in Napoli-Spal ad altre come quella di ieri, dove risulta tra i peggiori. Nel secondo tempo Demme in certi frangenti si ritrova fuori posizione ed ecco che sorgono nuovamente gli spettri del passato. Lo spagnolo viene stretto nella morsa dei centrocampisti avversari, fatica a stargli dietro in campo aperto, e loro sfruttano i buchi lasciati dagli azzurri per colpire. Causa l’1-0 perdendo una brutta palla in uscita e si divora il gol che avrebbe potuto riaprire la gara con circa 20′ abbondanti a disposizione per riacciuffare il pareggio, sbagliando un tiro a giro che insaccherebbe 10 volte su 10. Menzionato il tedesco, passiamo dunque a lui. Anche un vero equilibratore come il numero 4 azzurro non può nulla di fronte ai ritmi a tratti disumani dei giocatori di Gasperini. Fa tutto ciò che può ergendosi a punto di riferimento fisso lì in mezzo come sempre, ma poi deve abbandonare il campo perché stremato.
SPIRITO DI RIVALSA – E’ quello che caratterizza Lozano in questa ripartenza. Il messicano sprigiona la sua esplosività non appena viene chiamato in causa. Il suo ingresso è come un elettroshock per il Napoli, tramortito dal doppio vantaggio all’alba del secondo tempo. Si procura subito un’occasione con uno slalom tra i difensori avversari, salvo poi sbattere contro Gollini che in uscita lo blocca. Ottiene anche una buona palla qualche minuto più avanti, ma il suo colpo di testa è impreciso, anche a causa della deviazione decisiva di Castagne. Il ‘Chucky’, però, sta davvero tirando fuori gli artigli: non sarebbe il caso di concedergli più spazio? Lozano che entra al posto di un poco ispirato Insigne. Il capitano azzurro offre la solita prova di grande sacrificio in supporto a Mario Rui sulla sinistra. Al momento di colpire, però, è assente. Discorso identico per Mertens. Il bomber belga viene ingabbiato dai centrali dell’Atalanta, una delle sue vittime preferite. Esce dal campo quando il cronometro segna nemmeno l’ora di gioco. Completamente in ombra, infine, anche Politano. Tra i più svegli ed in palla nelle ultime uscite, l’ex Inter, partito dal 1′, non riesce mai a rendersi pericoloso come dovrebbe. I suoi tentativi di mettere a segno il suo marchio di fabbrica, il rientro verso l’interno, viene stroncato sul nascere ed in progressione non riesce mai a tenere fisicamente il duello con gli avversari. Ha una buona opportunità di testa nella ripresa, ma è davvero troppo poco.
Si faccia attenzione, però. Il secondo tempo con l’Atalanta ha fatto emergere tante negatività, ma non si può certo ignorare la prima metà di gara, nella quale il Napoli ha saputo tener testa ad una signora squadra, la migliore proprio insieme agli azzurri da quando il calcio italiano è ripartito. Un mezzo passo falso che è assolutamente normale fare e che verrà corretto da Rino Gattuso senza ombra di dubbio. Domenica testa al secondo big-match in 3 giorni, quello contro la Roma. La sorte non è passata per l’Olimpico ieri sera, dove si è consumata la ‘tragedia’ degli uomini di Fonseca, battuti clamorosamente da una Udinese che non vinceva dal 12 gennaio e che in trasferta ha il peggior rendimento del campionato. Gli azzurri devono quindi essere bravi a rientrare subito nei ranghi e ripristinare la solita concentrazione. Anche qui, un successo contro i giallorossi non sarebbe un granché esaltante in termini di classifica (il Napoli aggancerebbe la Roma a 48 punti), ma a Gattuso interessa altro, forse ancor più importante del mero risultato numerico: la continuità, presupposto basilare per fare grandi cose nel prossimo futuro e nella prossima stagione.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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