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A MENTE FREDDA, EP. 34 – Il discorso penetrante di Rino, il riscatto di Alex: questo successo era già scritto

Con orgoglio e senso di appartenenza, il Napoli conquista la sesta Coppa Italia della sua storia

“A me il calcio ha dato più di quanto gli ho dato io. Quando succede quello che è successo a me non va bene, ma lo digerisci. Io faccio questo lavoro con grande passione, mi ha dato tanto e so che non posso mollare di una virgola”.

Di fronte ad una dichiarazione del genere, trovare le parole, francamente, è difficile. Esprimere verbalmente le emozioni derivanti dalla vittoria di ieri è impresa ardua. C’è chi è triste ma combatte, come Rino Gattuso. C’è poi l’euforia di chi cercava la sua rivincita, come Alex Meret. Per motivi diversi, il destino regala ai due un trionfo che era già scritto, come il copione di un film col più classico dei lieto fine. Ma non anticipiamo troppo: questi due temi li svisceriamo nella nostra consueta analisi “a mente fredda”.

Nel cuore di Napoli-Juventus: l’analisi della partita

 

ERA TUTTO SCRITTO – Il Napoli sfida l’Inter. Gli azzurri conquistano la finale grazie ai prodigiosi interventi di Ospina, ma l’ammonizione è un duro colpo: lui non ci sarà. E allora la palla passa automaticamente a Meret. Giunge a sorpresa la sua occasione per riscattarsi da un’annata fin qui sottotono. Einstein diceva: “La struttura alare del calabrone, in relazione al suo peso, non è adatta al volo, ma lui non lo sa e vola lo stesso”. Ebbene, in un certo senso così è stato anche per Meret. Il portiere azzurro vola eccome, parando il primo rigore calciato da Dybala e sancendo, difatti, la caduta della Juventus. Si riscatta alla grande, Alex, che si erge ad eroe della serata. Tra i migliori, come sabato sera, c’è anche Maksimovic. Il centrale serbo è un muro insuperabile in difesa. A stento fa passare un moscerino, figurarsi il pallone. Sempre in anticipo con un tempismo perfetto e glaciale al momento di calciare il terzo rigore. Un po’ in sordina, invece, Koulibaly Di Lorenzo. Il primo sbaglia diversi passaggi in fase di impostazione, talvolta scaturendo il contropiede avversario. Cresce, però, col passare dei minuti. Discorso equivalente per il terzino azzurro, che non accompagna la squadra in fase offensiva come suo solito. Tuttavia, compensa con una prestazione molto attenta in difesa. Gioca molto bene anche Mario Rui. Trovarsi davanti un dribblatore di professione come Douglas Costa non è proprio il massimo della tranquillità. Il portoghese, però, non si lascia incantare dal suo gioco di gambe. Nel finale si fa ammonire dopo le tante sportellate con Dybala e Gattuso è costretto a sostituirlo, ma che vuoi farci: lui è fatto così e ci sta bene!

CHE PECCATO, DIEGO! – Solo un intervento prodigioso di Buffon nega a Demme un gol quasi fatto. Il tedesco, come sempre, è il perno del centrocampo azzurro se non dell’intera squadra. Sebbene non sia un fenomeno, col suo gioco garantisce equilibrio e fa da collante tra la difesa e l’attacco. Peccato davvero per quella occasione, sarebbe stato il giusto premio per lui, punto di riferimento costante. Più timidi i suoi colleghi di reparto Fabian Ruiz Zielinski. Lo spagnolo offre qualche buono spunto tra le linee. Gli manca, però, quel pizzico di cattiveria nel momento di far male. Fatica ancora a carburare anche il polacco. Come contro l’Inter, in questa ripresa il numero 20 azzurro appare insicuro, difficilmente azzarda la giocata, cosa che lui ha dimostrato di saper fare. La speranza è che, col passare del tempo, recuperi condizione fisica e mentale ottimali.

L’ALTRA RIVINCITA – La foto non è scelta a caso. Nella serata dell’Olimpico, splendida nonostante l’assenza di pubblico, si consuma la rivincita di un altro azzurro: Milik. Ne ha vissute di cotte e di crude questo ragazzo. Dai continui infortuni all’etichetta di ‘pacco’, passando per l’ultima vicenda, quella di questi giorni, legata ad un suo eventuale passaggio proprio alla Juventus. E invece sembra tutt’altro che scontato il suo addio, a quanto pare. Con la pressione schiacciante sulle spalle, Milik si presenta sul dischetto per il rigore decisivo e spiazza Buffon, regalando al Napoli la sesta Coppa Italia della sua storia. Appannato, invece, Mertens. Protagonista di un pomeriggio magico con l’avvenuta ufficialità del rinnovo contrattuale, il belga in campo non incide come ci si aspettava, ha giocato convivendo con un’infiammazione al bicipite femorale sinistro.

Ma attendiamo pazienti le numerose gioie che certamente saprà regalarci in futuro. Come lui anche Callejon. Purtroppo per lui, la serata non è delle migliori. In un paio di occasioni regala palloni sanguinosi alla Juventus sbagliando il retropassaggio che porta al tiro di Cristiano Ronaldo parato da Meret. Compensa, ma in parte, con la sua nota qualità in fase di copertura, specie nei primi 45′. Molto meglio chi lo ha sostituito, Politano, visibilmente più in palla sulla fascia destra. Chiude il cerchio Insigne, autore di una buona prestazione. Parte a rilento e diverse volte perde palla in appoggio banalmente, ma migliora nel corso della gara. Colpisce un palo su punizione, inventa un tiro-cross smorzato dall’intervento di Alex Sandro in anticipo. Perfeziona il tutto col primo gol del Napoli su rigore, ingannando Buffon furbamente grazie ad una finta che abbiamo già ammirato con il suo ex compagno di squadra Jorginho.

UN TROFEO DAL SAPORE SPECIALE – Per mister Gattuso, probabilmente questo trofeo vale molto ma molto di più. Ha un sapore particolare, amaro e dolce allo stesso tempo. Chissà quante cose gli saranno passate per la testa. Indubbiamente, il primo pensiero sarà andato alla sua famiglia, proprio come quattro giorni fa. A Francesca, che da lassù starà gioendo con lui. E poi ai suoi ragazzi, che ha preso sotto la sua ala come fossero figli e fratelli suoi. Gli azzurri sono scesi in campo proprio come lui gli ha aveva chiesto, col fuoco in corpo e la determinazione che lo ha sempre contraddistinto. “Grazie ragazzi, sono orgoglioso di voi, del senso di appartenenza che avete dimostrato. Ve la siete meritata”. Il vuoto sugli spalti dell’Olimpico ha regalato la possibilità di ascoltare nitidamente queste parole, che Gattuso ha pronunciato agli azzurri a fine gara. E chiudiamo così, perché aggiungere altro sarebbe davvero superfluo: grazie, mister!

A cura di Giuseppe Migliaccio

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