Il Napoli di questo avvio di stagione è una squadra incompiuta, non ci sono altri aggettivi per descriverla. Il gran movimento creato dall’esonero di Carlo Ancelotti ha allo stesso tempo creato grandi aspettative nel successore del “leader calmo”, Gennaro Gattuso. Il risultato della sfida col Parma però, primissima del fedelissimo di Ancelotti da allenatore azzurro, ha evidenziato i soliti problemi che affliggono questa squadra ormai da tempo: disequilibrio, poca lucidità sotto porta e uno stato mentale decisamente deteriorato. I ducali, trascinati da Kulusevski, Gervinho e compagnia hanno, nei primissimi minuti di gioco e a sprazzi in altri frangenti della gara, solo messo ulteriormente in risalto tali lacune.
Eppure non è tutto da buttare di ciò che si è visto in Napoli-Parma. Il ds Giuntoli si è fatto quasi portavoce dei tifosi e nel pre-partita ha invocato aggressività da parte degli azzurri, cosa che certamente si è vista. Se c’è una cosa in cui la cura Gattuso ha già dimostrato di aver fatto effetto è la voglia di attaccare, di liberarsi della palla manco fosse di fuoco ma con un senso logico. Non sempre si è riusciti nell’intento, ma una prima scossa c’è stata e questo era importante ottenerla. Una cosa è certa: è troppo presto per giudicare, sia in bene che in male.
Scendiamo nel dettaglio della sfida di sabato con la consueta analisi “a mente fredda”. Molto bene anche stavolta Meret. Il portiere azzurro, incolpevole sui due gol subiti, si è reso protagonista di due interventi prodigiosi uno per tempo ed entrambi su Gervinho, che ha fatto ammattire la difesa azzurra: poco da dire sulla sua prova. A proposito di difensori, ci costa menzionare per l’ennesima volta la prestazione scialba di Koulibaly. Il senegalese ha giocato solo 3 minuti, ma in questo breve lasso di tempo ha spianato a Kulusevski la strada per il vantaggio del Parma, rimediando anche un infortunio al flessore nel tentativo di rincorrerlo. Un completo disastro da parte del 26 azzurro, a dir poco irriconoscibile quest’anno. Al suo posto Luperto, che praticamente gioca tutta la partita e pure bene. Il giovane centrale salentino ha rischiato di concedere il 2-0 al Parma subito dopo il suo ingresso in campo, ma essendo entrato a freddo ci poteva stare una mancanza di lucidità. Col passare dei minuti è cresciuto di rendimento, dimostrandosi uno dei migliori dell’intero pacchetto arretrato. Meglio il compagno di reparto Manolas, autore di un lavoraccio per arginare le offensive fulminee degli uomini di D’Aversa. Il greco ha compiuto ottime chiusure sugli attaccanti ducali ed è stato decisivo in diverse occasioni, ma può fare di più. Ha fatto vedere cose migliori anche Di Lorenzo, che comunque si è portato a casa la sufficienza. L’esterno ha fornito la solita spinta, forse anche troppa in certi casi insieme a Mario Rui, saltando più volte l’uomo sul fondo presentandosi nell’area avversaria. Altre volte, tuttavia, ha inciso molto più efficacemente. Altalenante, infine, la gara del portoghese, che ha alternato buone fiammate in fase offensiva a gravi distrazioni quando era il momento di difendere. Lacune di questo tipo le ha mostrate anche in altre circostanze, la speranza è che possa essere più costante.
Il passaggio al 4-3-3 non ha portato benefici al centrocampo composto da Zielinski, Allan e Fabian Ruiz. Prova sottotono per tutti e tre in blocco. L’unico a salvarsi è stato forse il brasiliano ma per il semplice fatto che in questo momento è l’unico a dare equilibrio a questo Napoli, secondo Gattuso mancante proprio di questo ingrediente. Alla sua uscita infatti, con successivo passaggio all’offensivissimo 4-2-4, la squadra azzurra si è esposta ai contropiedisti del Parma e infatti è stato proprio da una di queste ripartenze che è arrivato il colpo del K.O. Decisiva la caduta del polacco, in quel frangente certamente sfortunato, il quale però non può prendere la mala sorte come pretesto di una partita già di per sé deludente. Distratto e impreciso lo spagnolo, che fa partire la solita cantilena di stampo scolastico del “è intelligente ma non si applica”: quanto tempo si dovrà aspettare prima di rivederlo ai suoi massimi livelli?
Definire insoddisfacente la prova di Insigne è dire poco. Il capitano azzurro, come del resto tutta la squadra, è evidentemente poco in salute sotto l’aspetto mentale, Gattuso stesso lo ha detto a chiare lettere al termine della gara, e anche stavolta ne ha dato prova. Quel gol divorato nella prima frazione di gioco in altri tempi non lo avrebbe sbagliato mai e poi mai, segno evidente di quanto con la testa sia decisamente altrove. Lui che dovrebbe essere l’uomo più rappresentativo, colui che trascina un intero gruppo si sta dimostrando il più fragile. Sente addosso il peso di una responsabilità che forse non è in grado di sopportare e che i tifosi, invece, pretendono da lui. Tifosi che, davanti a prestazioni del genere, reagiscono in un solo modo e cioè subissandolo di fischi al momento della sua uscita dal campo. Al contrario, continua a regalare gioie Milik, ormai quasi l’unico a segnare in questo Napoli. L’attaccante polacco ha raggiunto 9 gol nei 689 minuti totalizzati in stagione fin qui, uno ogni 76.5 minuti. Media impressionante per il numero 99, finito più volte nella gogna mediatica che lo voleva lontano per via della sua condizione fisica precaria. In un momento come questo come si fa a rinunciare ad uno come lui? Chi ha deluso nuovamente, infine, è Callejon, che lui lo spettro di quello dei tempi d’oro. Lo spagnolo è tornato nel ruolo che lo ha reso uno degli esterni più forti della Serie A e non solo, il pilastro portante di una squadra che, senza di lui, rischiava di crollare come un castello di carta. Il dubbio è sempre lo stesso, ovvero se fare uno sforzo andando incontro alle sue esigenze e trattenerlo o cederlo perché ormai scontento. Discorso identico per l’altro punto di forza del Napoli delle meraviglie: Mertens. Belga che però, a differenza di Callejon, ha cambiato la gara col suo ingresso in campo. Suo, infatti, lo splendido assist per la zuccata vincente di Milik. A parte questo lampo, però, poco più. Svaria sul fronte d’attacco per trovare la giusta collocazione, ma senza incidere come dovrebbe.
Partenza degna di un film horror, dunque, per “Ringhio Star” Gattuso, come lo ha definito il presidente. Ciò che desta preoccupazione è che anche lui si è reso subito conto dei mali che affliggono questa squadra, che necessita delle migliori cure per poter rinsavire. Nonostante tutto, però, mai come in questo caso bisogna armarsi di grande pazienza. Pazienza da dare a Gattuso nel conoscere meglio la squadra, pazienza da dare ai calciatori perché acquisiscano nuovi schemi, nuovi dettami tattici. Non è impresa da poco visti i riscontri ottenuti fino ad ora, ma il neo-tecnico azzurro ha portato quella sana tensione che ti permette di stare sempre sul pezzo, dunque tocca aspettare.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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