Continuano i bocconi amari per il Napoli di Carlo Ancelotti (oggi sostituito dal figlio Davide), che torna dal viaggio nella Capitale con un’altra batosta sul groppone. E se in campo si è vista pioggia verso l’inizio del secondo tempo, in casa azzurra è in arrivo una vera e propria tempesta per non dire un uragano. Dopo la prestazione di questa giornata c’è veramente poco da dire se non che questa squadra appare ancora una volta spenta, disorganizzata e confusionaria. Si pensava che il problema fosse la mancata continuità nella formazione da mandare in campo, ma la verità è che non ci sta con la testa ed arriva, inevitabile, un’altra serata da dimenticare.
Non succedeva dal 2011 che il Napoli fosse a quota 18 punti in classifica dopo 11 giornate e non accadeva da ben 10 anni che avesse a referto ben 15 gol subiti. Numeri preoccupanti, senza senso se si pensa che un anno e mezzo fa circa lo Scudetto non arrivò per un soffio. Erano altri tempi, certo, ma vuoi o non vuoi i ricordi riaffiorano così come il confronto, che non regge neanche un po’ stando alla situazione attuale. Difficile pertanto in queste condizioni fare una cernita delle problematiche, essere “a mente fredda”…
Volendo scovare almeno una magra consolazione (forse l’unica di oggi) si ricorre ancora una volta, l’ennesima, al nome di Alex Meret. Non era semplice reagire all’erroraccio sul gol di Freuler di mercoledì, eppure l’ex SPAL si rialza da campionissimo. Il portiere azzurro rende meno grigio il piovoso pomeriggio di Roma con una prestazione degna di nota. Anche in questa occasione compie interventi prodigiosi come quello su Pastore nel secondo tempo e dopo quello respinto a Kolarov rischia di disinnescare anche il secondo rigore giallorosso calciato dall’ex obiettivo azzurro Veretout: la traiettoria viene intuita dal numero uno del Napoli ma, sfortunatamente, il pallone finisce comunque in rete. Se Meret fa tutto quel che è nelle sue possibilità per difendere la porta azzurra, non compie lo stesso sforzo la retroguardia, oggi infilata più e più volte come un coltello nel burro. L’unico che si salva è forse l’ex di turno Manolas, che pure i suoi errori li ha fatti, ma francamente la sufficienza nessuno la merita dopo la pessima partita dell’Olimpico. Toppa persino uno dei migliori della squadra ossia Di Lorenzo, anche lui oggi nervoso e poco attento. Non cambia la situazione per quanto riguarda Koulibaly, da troppo tempo ormai il fantasma di quello dei tempi d’oro: quanto tempo impiegherà per tornare in sé? Brutto, bruttissimo il ritorno in campo da titolare infine per Mario Rui, altro ex della partita. Dopo il penalty provocato del primo tempo, neutralizzato poi da Meret, il Napoli sembrava esser tornato in campo con un piglio diverso ma ecco che il portoghese compie l’ingenuità che taglia di nuovo le gambe alla squadra. Braccio inspiegabilmente larghissimo su un cross di Pastore dalla sinistra ad inizio ripresa e Rocchi non ha dubbi: è calcio di rigore. Sul dischetto va Veretout che, come detto poco fa, sigla il 2-0 pur con qualche brivido.
Fioccano insufficienze anche per il centrocampo, oggi praticamente assente in alcuni momenti della gara complice anche l’assenza del guerriero Allan. Non fa la solita differenza Callejon, anzi tutt’altro. Rispetto al match contro l’Atalanta l’esterno spagnolo non impensierisce minimamente la difesa romanista ma ciò che più di tutto macchia la sua prestazione è quel rigore causato nel primo tempo. Una ingenuità clamorosa da parte di chi non ti aspetti, se non fosse stato per Meret il Napoli sarebbe sprofondato molto prima. Deludente a dir poco anche il suo connazionale Fabian Ruiz, che invece era stato il migliore in campo insieme a Milik contro la Dea, anche se in giornate del genere anche chi dispone di una tecnica cristallina come la sua può fare meglio. Leggermente più in palla Zielinski, che però non morde certo le caviglie come Allan e infatti soffre terribilmente la fisicità dei calciatori giallorossi. Colpisce l’ennesimo legno stagionale nel primo tempo e migliora nella ripresa sfiorando anche il gol del pareggio a ridosso del 90′, ma per il resto davvero poca roba. Stesso discorso Insigne, apparso visibilmente nervoso all’uscita dal campo. Il capitano azzurro tenta in tutti i modi di far risalire la squadra con personalità e tecnica, ma non riesce nel suo intento e spesso pecca di egoismo palla al piede compiendo leggerezze che in alcune occasioni possono costar care.
Per finire l’attacco, forse il reparto che, anche se solo parzialmente, ha svolto bene il suo lavoro. Sottotono Mertens, che torna titolare dopo il turno infrasettimanale. Il folletto belga viene completamente oscurato dai difensori della Roma e fatica a creare gioco, tant’è che a più riprese si spinge verso l’esterno pur di tirar fuori qualche buona giocata. Non ne esce però nulla di pericoloso se non l’occasionissima allo scadere della prima frazione di gioco: viene arrivare verso di lui una palla spizzata di testa da Callejon e calcia a botta sicura, spedendo però altissimo il suo tiro al volo. Compensa in parte un certamente ritrovato Milik, al gol numero 6 in 5 partite. Il ragazzone polacco è il fascio di luce in una giornata scura (in tutti i sensi) che, seppur timido, rende forse meno cupa la mente di questa squadra: che sia il preludio di una splendida giornata di Sole? Milik in gol grazie all’assist del messicano Lozano, impiegato da esterno subentrando dalla panchina a Callejon. L’ex PSV gioca nettamente meglio rispetto a quando Ancelotti lo schiera nel duo d’attacco, è dalla fascia che arrivano i pericoli maggiori ed è infatti proprio da una sua progressione dalla destra che scaturisce poi il gol della speranza per il Napoli. L’unica pecca, se vogliamo, è che risulta un po’ troppo egoista quando ha la palla tra i piedi. Sarà che è il suo modo di giocare solito (e che non conosciamo ancora fino in fondo), sarà che sta avvertendo forte il peso dell’ambientamento, o magari è solo la smania di dimostrare che il Napoli non ha sbagliato a scegliere lui come acquisto più costoso della sua storia dopo Higuain, fatto sta che El Chucky non può pretendere di ergersi a solista in questo coro fatto di tante voci che, seppur in difficoltà anche loro, sono altrettanto importanti. Le potenzialità ci sono tutte e questo è fuori dubbio, ma che giochi di squadra.
Chiosa finale sull’arbitro Rocchi. Un po’ inusuale per la rubrica in questione ma non si può non sottolineare anche la sua di prova, non tanto per gli episodi di campo quanto per la gestione di quelli provenienti dagli spalti. Verrebbe da dire insufficiente, anzi zero spaccato, invece, a quella parte di tifosi romanisti che si sono resi protagonisti dell’ennesimo schifo che ormai infanga l’Italia calcistica e non. Il fischietto fiorentino prima avvisa e poi passa ai fatti decidendo di sospendere la partita per i soliti beceri cori di discriminazione territoriale: di questi tempi non è scontato vedere un direttore di gara così autorevole e deciso. Non è che forse era il caso di designare lui per Napoli-Atalanta? Mistero.
Ciò detto, comunque, gli azzurri dovranno archiviare al più presto la mazzata di oggi. Martedì torna la Champions, torna il Salisburgo. Il Napoli ha il dovere di rialzarsi nella competizione dove maggiormente si sta togliendo delle soddisfazioni, quindi non sono ammessi passi falsi. Mai come in questo caso la spinta del San Paolo è necessaria: una vittoria contro lo spauracchio Haaland e compagnia significherebbe ipotecare il passaggio del girone ma soprattutto, visto il momento, una importante iniezione di fiducia in vista del futuro che si spera vedrà finalmente il sorgere del Sole.
Giuseppe Migliaccio
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