La resa dei conti si è finalmente avuta sul campo. Il tanto atteso faccia a faccia tra Juventus e Napoli si è tenuto sul rettangolo verde, unico e solo giudice del calcio giocato (altro che aule di tribunali). E il rettangolo verde dell’Allianz Stadium, che attendeva questa sfida da mesi, ha sancito che a primeggiare siano stati i padroni di casa, certamente più cinici dei propri avversari.
Per l’ennesima volta si è avuta la prova che Juventus-Napoli è una partita a sé, che esula dal momento di forma con cui le due squadre ci arrivano. Ha vinto la squadra più concreta, come sempre accade in sfide di questo tipo. Agli uomini di Pirlo sono bastate due sole grandi occasioni, che hanno coinciso con i due gol di Ronaldo e Dybala, magicamente riapparso dopo un lungo calvario: di contro, quello visto a Torino è stato un Napoli versione “vorrei, ma non posso”. Le occasioni, tuttavia, ci sono state e non sono maturate per puro caso ma conseguentemente al gioco espresso, pienamente in linea con quello visto in precedenza e che ha prodotto due vittorie pesantissime contro Milan e Roma. L’atteggiamento è stato quello giusto e perdere all’Allianz Stadium (precedentemente Juventus Stadium), dove il Napoli ha vinto una sola volta e perso nelle altre nove occasioni, senza mai pareggiare, “ci può stare“, come diceva il buon Benitez.
Nel cuore di Juventus-Napoli: l’analisi della partita
MAL DI TESTA – Sono quelli che prova Hysaj nel fronteggiare gli esterni bianconeri. Se contro il Milan fu di gran lunga il migliore in campo, propiziando il gol vittoria, con la Juventus ha visto i sorci verdi. Chiesa, occasionalmente su quel lato, lo ubriaca di finte nell’azione dell’1-0 di Ronaldo, per il resto della gara ci pensa Cuadrado a infierire su di lui. Gioca male anche Rrahmani, anch’egli (per gran parte) responsabile sul primo vantaggio dei padroni di casa. Al momento del passaggio di Chiesa si schiaccia troppo verso la porta di Meret (incolpevole su entrambi i gol e poco impegnato, nel complesso) dimenticandosi completamente dell’asso portoghese, non certo uno qualunque e lo fa con la compartecipazione di Koulibaly. Il senegalese è nettamente superiore tecnicamente al suo compagno di reparto e nel corso della partita lo dimostra con alcuni interventi di grande personalità, ma anche per lui il pomeriggio torinese non è dei migliori. L’unico in palla del reparto arretrato partenopeo è Di Lorenzo, che prosegue il buon momento di forma dopo la rete decisiva contro il Crotone. L’esterno azzurro si propone con regolarità e all’alba del secondo tempo ha anche l’occasione per pareggiare i conti servito da un’apertura di Insigne: il suo tiro, però, è debole e a mezza altezza e diventa facile preda per Buffon, che respinge.
PIÙ CORAGGIO – Lo abbiamo già detto e anche stavolta tocca ripeterci: Fabián Ruiz deve essere più cattivo. Che sia dotato di grande tecnica lo sanno tutti, ma nei momenti decisivi gli manca lo strappo del campione. Al 16′ ha sul suo sinistro una ghiotta opportunità per battere a rete, o quantomeno creare apprensione a Buffon, ricevendo palla dopo uno splendido velo di Zielinski, ma spara altissimo da buona posizione. Ha un’altra chance nella ripresa, al 71′ (due minuti prima del raddoppio di Dybala), quando calcia più o meno dalla stessa zolla: questa volta il tiro è potente e centra la porta, ma è troppo poco angolato per impensierire l’esperto portiere bianconero. Al fianco dello spagnolo torna titolare Demme, il quale ci mette il solito impegno e si smarca costantemente per ricevere palla e impostare. Soffre tanto, tuttavia, la fisicità dei centrocampisti avversari, che non riesce a fronteggiare adeguatamente anche perché in ritardo di condizione: il tedesco, infatti, è rientrato da poco dall’infortunio al tibiale posteriore della gamba sinistra.
CAMBIO DI MARCIA – Al 53′, Gattuso decide che è il momento di scuotere la squadra appesantendo il carico in avanti ed è così che sceglie di togliere l’equilibratore Demme per gettare nella mischia Osimhen. L’idea del tecnico azzurro è valida e, infatti, il nigeriano ridà linfa ai compagni con la sua esplosività. Appena entrato ha subito un’occasione per colpire e lo fa con un destro al volo potente ma impreciso che, però, dà prova della sua grande voglia di incidere. La tenacia nell’attaccare i difensori bianconeri lo porta, poi, a costringere de Ligt a spendere un cartellino giallo e, al 90′, a procurarsi il calcio di rigore trasformato da Insigne, che dimezza lo svantaggio ma che non evita la sconfitta. Il capitano azzurro non è in giornata di grazia, eppure quel tiro dagli undici metri lo trasforma con una freddezza che, appena tre mesi fa, lo aveva devastato moralmente.
A proposito di gare sottotono, spiccano quelle di Lozano e Mertens. Il messicano parte dal 1′ per la prima volta dall’infortunio muscolare e si vede, è lontanissimo dal ‘Chucky’ devastante che abbiamo conosciuto questa stagione. Alex Sandro fa buona guardia su di lui e lo argina, l’esterno azzurro invece si dimostra poco lucido e l’intervento duro ai danni di Chiesa nel contatto da rigore ne è la prova: per fortuna sua e del Napoli, Mariani e il Var Di Paolo clamorosamente non lo sanzionano. Impalpabile il belga, che tocca pochi palloni e viene totalmente ingabbiato dai centrali della Juventus. Bene, infine, Zielinski, soprattutto nel secondo tempo. Il polacco dispensa calcio puro quando ha la palla tra i piedi ed è tra i pochi a creare reali grattacapi alla retroguardia avversaria con i suoi cambi di direzione fulminei.
Non arriva, dunque, la quinta vittoria consecutiva in campionato per il Napoli, che ora è a quota nove sconfitte: è la squadra che ne ha totalizzato di più tra quelle del gruppo di testa. Ciononostante, il gruppo capitanato da Gattuso ha certificato il buono stato di forma mentale e fisica. Soprattutto, da quando sono rientrati pian piano gli infortunati, gli azzurri stanno dando continuità sul piano del gioco, cosa che fa ben sperare per la volata Champions, che pur resta molto difficile. Domenica bisognerà ritornare a pedalare, non sono più ammessi passi falsi, non con avversarie alla portata o inferiori com’è (con tutto il rispetto del mondo) la Sampdoria: la convinzione di potercela fare passa proprio da queste partite.
A cura di Giuseppe Migliaccio
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