La delusione di Ancelotti nel post-partita è palpabile, c’è un vulcano nei suoi pensieri, soprattutto la sensazione di non essere riuscito a portare il gruppo in una striscia positiva verso l’appuntamento contro l’Arsenal. “Non sono uno psicologo, non posso stare nella testa dei ragazzi”, diceva Ancelotti dopo il pareggio interno contro il Genoa. Il Napoli a settembre ha cambiato il sistema di gioco, ha scelto il 4-4-2 per lavorare meglio in fase difensiva, coprire il campo in ampiezza e limitare le transizioni tra le linee dopo la disfatta di Genova contro la Sampdoria. I risultati ci sono stati, considerando tutte le competizioni il Napoli ha subito un solo gol in più rispetto ad un anno fa, ma da poco più di un mese gli azzurri soprattutto in fase difensiva non sembrano più gli stessi. Finora Koulibaly e compagni non avevano mai incassato gol in sei partite consecutive, il record negativo era di cinque gare tra ottobre e novembre, dal pareggio di Parigi alla vittoria in trasferta contro il Genoa all’andata.
La qualità dei singoli in fase offensiva può anche essere sufficiente se il Napoli non si esprime a grandi livelli nel gioco, non è un caso che anche in questo periodo i gol non manchino, il Napoli è andato a segno nelle ultime dieci gare consecutive. A livello difensivo servono costanza, applicazione, reattività, scelta dei tempi giusti nei movimenti, partecipazione corale al lavoro in fase di non possesso, dal pressing alto alla capacità di scappare dietro quando è necessario. Contro l’Empoli e il Genoa anche in dieci uomini il Napoli è parso slegato, poco disponibile a coprire il campo da squadra, vulnerabile tra le linee, dove ieri Pandev ha svolto un grande lavoro. L’Arsenal, quando riesce a tenere i ritmi alti, sa far male soprattutto tra le linee con Ramsey, Ozil e i movimenti di Aubameyang e Lacazette. “Se difendiamo così male sarà dura contro l’Arsenal, se è un problema psicologico lo capiremo giovedì quando inizia il nostro sogno”, affermava Ancelotti dopo Napoli-Genoa. C’è da capire se basterà il “fuoco” che trasmette le energie nelle grandi serate, quando il sogno di trionfare sembra prefigurarsi come scenario realizzabile.
In Champions League il Napoli contro il Liverpool e il Paris Saint Germain ha complessivamente ben figurato, non ha superato l’esame Anfield e si è fermato per un soffio al cospetto della maggiore qualità degli avversari. In Europa League gli azzurri hanno eliminato lo Zurigo e il Salisburgo, due realtà nettamente inferiori al Napoli che si trova per la prima volta in questa stagione a vivere un doppio confronto contro una big di livello internazionale. Basterà il “sogno nel cuore” per rivedere il Napoli compatto, corto, capace di aprire gli spazi nella retroguardia dell’Arsenal con lo sviluppo del gioco in verticale, il pressing alto, i tempi giusti necessari per difendere andando avanti in pressione e non indietreggiando in maniera disordinata. Il Napoli formato campionato è da dimenticare, dopo la sconfitta nello scontro diretto contro la Juventus gli azzurri hanno portato a casa solo 8 punti sui 15 disponibili, poco più della metà. A Londra serve una partita vicina alla perfezione, sul modello di quelle disputate in Champions League. Tocca al Napoli tornare sul pezzo con continuità durante una partita, da tempo gli azzurri hanno messo in mostra alcune sbavature.
Ciro Troise
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