Da Benitez a Sarri, poi soprattutto con Spalletti il Napoli ha interiorizzato un concetto: non si separa la prestazione dal risultato, sul lungo periodo giocando bene si possono ottenere grandi obiettivi soprattutto se la proposta calcistica esalta a tal punto il collettivo da consentire a tanti giocatori di andare oltre il proprio livello. Il Napoli, quindi, deve ritrovare uno spartito condiviso con continuità, una traccia comune oltre le discussioni esterne ed interne e può farlo partendo dalla prestazione di Bologna che rappresenta un passo in avanti.
Il Napoli si è mosso da squadra, non ha mai perso le distanze, ha concesso pochissimo agli avversari, nel primo tempo ha tenuto il baricentro molto alto occupando con continuità la metà campo del Bologna nel primo tempo. Può creare di più, occupare meglio l’area di rigore, migliorare tanto in lucidità nell’ultimo terzo di campo ma ciò dipende soprattutto dal rendimento dei suoi uomini più illustri come Osimhen e Kvaratskhelia.
Ad una squadra con il potenziale offensivo del Napoli, dopo una prova buona sotto il profilo dell’atteggiamento, dovrebbe bastare anche ciò che ha creato per passare sul campo del Bologna: un palo, un rigore e altre due potenziali situazioni con Raspadori e ancora Osimhen.
L’inserimento di Natan è un’altra buona notizia, il brasiliano ha lavorato bene nelle scelte, nei tempi quando spezzava la linea o scappava dietro, ha messo in mostra anche delle buone qualità nella gestione del pallone. Da sottolineare anche la ritrovata forma di Anguissa che è parso dominante in mediana per ampi tratti della partita. Ci sono ancora dei nodi critici: la squadra non ha ancora continuità durante la partita, anche a Bologna è calata un po’ nella ripresa, non riuscendo neanche dopo i primi cambi a creare la sensazione di una spinta continua per arrivare alla vittoria come invece è accaduto nella prima frazione di gioco. Lo stop di Juan Jesus rappresenta l’ennesimo problema muscolare, tra sovraccarichi ed infortuni quasi tutta la rosa si è fermata dal primo giorno di ritiro ad oggi. Nel calendario affollato d’impegni la prevenzione degli infortuni e la brillantezza sono risorse indispensabili.
Il Napoli deve liberare il suo talento, appare ombrata, non convinta pienamente che le idee trasmesse dall’allenatore possano far decollare la squadra, frustrata per la differenza con il glorioso recente passato che dev’essere a malincuore archiviato nel cassetto dei ricordi più belli.
Lo sport è fatto di momenti, lo scintillante Napoli di Spalletti non può essere un parametro in questa fase. La continuità tanto invocata è sbattuta sulle scelte di De Laurentiis che, sgretolatosi il sistema organizzativo che ha portato allo scudetto, non ha saputo finora crearne un altro altrettanto adeguato nella gestione interna, quotidiana. Il Napoli ha stravinto il campionato per il lavoro tecnico-tattico, non per un esborso societario che ha piegato le avversarie. È una storia simile al Milan nella stagione precedente e anche in quel caso i rossoneri hanno fatto fatica nell’annata successiva, chiudendo al quinto posto sul campo.
Mercoledì arriva l’Udinese, una squadra in difficoltà con Sottil in discussione. Il Napoli deve ripartire dai progressi di Bologna aggiungendo più smalto a livello offensivo, Garcia nello spogliatoio dopo la partita ha lavorato per ripristinare l’ordine dopo la discussione pubblica con Osimhen che non è nuovo a certi atteggiamenti. Spalletti una volta lo mandò fuori dall’allenamento a Castel Di Sangro.
La strada è lavorare sulla brillantezza, sarà inevitabile che Garcia compia delle rotazioni ma l’indispensabile punto di partenza è che ci sia una traccia condivisa, un’identità di cui tutti siano protagonisti crescendo gara dopo gara.
Ciro Troise
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