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Zuniga si prende il Napoli e la Colombia, l’agente: “Resta, per lui c’è solo l’azzurro”

Juan Camilo Zuniga Mosquera. Sì, Mosquera. E’ il nome completo all’anagrafe, con quell’aggiunta del cognome della madre che un po’ sembra pure una traccia, un destino, un’assonanza con quello che è il suo momento. Mosquera, la mosca zzzzZuniga, il ronzio del mercato. Si sente, si ascolta, sembra stare dappertutto, in ogni trattativa. «Ma lui resta a Napoli, Zuniga non si muove». Categorico. Telegrafico. Riccardo Calleri il procuratore che trancia subito ogni ipotesi. Chiude il discorso. Due partiti, due verità: i certi e i certissimi. E questi ultimi sono il Napoli, il suo agente e Zuniga quando s’è espresso. «C’è solo l’azzurro» . Poi ci sono gli altri. Certi anche loro. Certi senza il superlativo. Certi ma in fondo dubbiosi, perplessi possa davvero rimanere. E perciò in attesa che dopo il mondiale qualcosa possa accadere. Le previsioni un ritornello noto: il sogno Mazzarri, la clausola Barcellona e la fila per lui in Germania. Zuniga il top. Destro di piede e ormai anche sinistro per dimestichezza. Nato ala, retrocesso terzino, diventato esterno da difesa a tre. Completo. Col guizzo quando attacca e l’attenzione giusta di chi ha imparato a difendere. zzzzZuniga Mosquera. Dappertutto. Un po’ qua un po’ là. Però del Napoli. E per altri quattro anni ancora. La firma il primo ottobre prima di sfidare l’Arsenal. Sembrava il giorno più bello. Il rinnovo di contratto, l’ingaggio da super della fascia e la foto in posa col presidente. Radio Londra diede la notizia: tormentone Zuniga finito, ha firmato, resta. Bello, bellissimo, però breve. Sconfitta all’Emirates e il giorno dopo i fastidi al ginocchio, la fatica amplificata dal dolore, la necessità, e soprattutto la voglia, di risolvere un problema che era da un po’ che si trascinava. E allora sotto i ferri. E sotto anche il morale, la condizione atletica, e nelle gerarchie di squadra. Sei mesi per tornare davvero Zuniga. Per correre, dribblare, sentirsi se stesso. Convincere Benitez ch’era pronto. La voglia, ma pure la fretta. E i tempi lunghi per un accidenti scocciante e capriccioso, per un ginocchio che ha fatto le bizze prima di dare la sensazione d’essere finalmente solido. Per il Napoli. Per andare al mondiale. Un tormento. E un ronzio. Pettegolezzi, rivelazioni, sussurri e grida, e il mercato sempre da sfondo ad ogni racconto. Zuniga l’uomo per tutte le squadre. «Ma resta a Napoli. Non si muove. Ha firmato un contratto». Calleri a Sportitalia prende la palla delle trattative al balzo e la scaraventa fuori. Come fece Zapata, l’amico più caro di Zuzù, a Marassi. Era pronto per il cambio. Aveva già atteso sei mesi. Voleva il campo. Voleva giocare. Voleva il Napoli e la Colombia, le sue squadre. Tutte le altre, e tante, per ora, sono solo ipotesi. «Sì, piace. Ma Camilo non andrà via. Resta». Come il ronzio però. Zuniga Mosquera.
Fonte: Corriere dello Sport

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