Lui non partirà. Nel senso che non cambierà aria. Ma quanta fatica e pure quanto stress, molto più mentale che fisico, perché non giocare per 220 giorni, dopo aver tribolato per un ginocchio molto capriccioso, sfiancherebbe chiunque. Alla fine Juan Camilo Zuniga ha trovato un last-minute per il Brasile, anche perché il suo ct (Pekerman), quello colombiano, ha pazientato sino all’ultimo. Come hanno d’altronde pazientato quelli della società azzurra, dopo che il trottolino di fascia aveva ottenuto un rinnovo (dorato) di contratto (quinquennale a circa 3,5 milioni annui), ma poi s’era accomodato subito sotto i ferri. Il decorso post-operatorio non è stato dei più semplici, anzi. Preventivato un tempo minimo di un paio di mesi, quel punto interrogativo s’è andato via via ingigantendo, per poi sparire dopo la bellezza di sette mesi.
IN EXTREMIS. Nel senso che ha preso al volo l’ultimo aereo per il Brasile. Per intanto è in Colombia a rifinire quella preparazione che, dopo un periodo così lungo ai box, non può che essere approssimativa. A sudare in campo e palestra (fra i primi dieci a raggiungere la sede di Bogotà) con un ginocchio finalmente scevro da fastidi. E, sempre in extremis, dovrebbe farcela a rientrare nel gruppo dei 23. D’altronde ci saranno due amichevoli anche per la Colombia (il 31 con il Senegal e il 2 giugno con la Giordania) per far sì che Camilo possa essere rodato a dovere. Ci tiene peraltro a rassicurare tutti: «Ho recuperato bene dall’infortunio» così alla tv locale Terra «ero sicuro di potercela fare per il Mondiale. Il ginocchio risponde bene adesso, io sono felice e con l’aiuto di Dio sarò fra i 23 convocati. Per il nostro modo di giocare le fasce sono molti importanti. Anche Armero ha fatto sempre molto bene» .
ACQUISTO. E dunque: poteva essere una cessione, ma sarà senz’altro un acquisto. Ha parlato molto chiaro quel contratto del primo ottobre scorso. Zuniga serve al Napoli, sennò che senso avrebbe accontentarlo in quelle richieste anche piuttosto esose (in risposta all’interessamento di Juve e Barcellona), per poi cederlo sottoprezzo dopo un lungo stop? Sarebbe un controsenso, anche se le vie del mercato (Mazzarri?) spesso diventano misteriose. Intanto Benitez, per quel poco che l’ha avuto con sé (8 presenze), non ci aveva messo poi molto ad alzare il pollice in su.
Fonte: Corriere dello sport
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