Mettiamola così, con toni dolci e soffusi: Camilo Zuniga ha battuto ogni record di sventura. Dopo neanche 12 ore dalla firma in calce al nuovo contratto (allungato fino al 2018 con stipendio aumentato da 800mila a 3,5 milioni a stagioni) siglato a Londra il primo ottobre scorso, ha beccato da Sagna la botta al ginocchio del definitivo ko. Quella che lo ha messo al tappeto. Definitivamente. Povero Zuzu: aveva fatto tanto per arrivare a festeggiare il contratto milionario con il Napoli. Aveva persino detto no alla corte temeraria di Juventus e Barcellona per legarsi praticamente a vita con la maglia azzurra. Ma quando si dice la jella. Da quella sera all’Emirates, sono iniziati i suoi guai. Certo, felice per il nuovo ingaggio, ma senza più il sorriso. Infatti, a partire dalla gara in Champions che proprio in quella giornata il Napoli giocò all’Emirates con l’Arsenal non ha più rimesso in campo. Un record. Tra la firma al nuovo accordo e l’infortunio sono trascorsi, conti alla mano, poco meno di 12 ore. Il colombiano, da quel momento, ha cominciato a spiegare a medici, Benitez, Pecchia e tutto lo staff azzurro che il dolore era davvero insopportabile. «So che quell’infortunio è un brutto infortunio – racconta Benitez – Anche io mi sono fatto male al ginocchio da giocatore. Ma sono sicuro che si riprenderà presto». Prima di mettere sotto i ferri il ginocchio del colombiano, al Napoli le hanno provate tutte: tanta piscina, moltissimo riposo e lavoro differenziato. Risultato: poco prima della gara con il Livorno scatta il secondo altolà di Camilo. A questo punto via ad altri consulti: il Napoli prende atto dei dolori e viene presa la decisione che se deve essere operato meglio farlo adesso. L’intervento, eseguito sei giorni fa, porta alla luce una situazione che Zuniga si trascinava da un bel po’. Pier Paolo Mariani, l’ortopedico che lo ha operato, spiega: «L’intervento è stato plurimo perché la lesione non era una rottura. Lui aveva i postumi di una meniscectomia che aveva subito otto anni fa e la situazione era molto complessa». Zuniga porterà un tutore per dieci giorni, farà poi altra piscina (8-12 giorni), un po’ di corsa (altri 10 giorni) e infine il ritorno nel gruppo più o meno verso l’inizio di dicembre. Poi si vedrà. In questa faccenda De Laurentiis non ci vede chiaro. Non mette nessuno sotto processo, ma quel suo «lasciamo perdere, non si smette mai di imparare» al microfono di Radio Kiss Kiss ovviamente nasconde un malessere. La storia di Zuniga lo amareggia, per la tempistica e la modalità. La storia è adesso un grumo per ora inestricabile di ipotesi e cattivi pensieri. Che il Napoli considera solo delle coincidenze.
Fonte: Il Mattino
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