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Zuniga e Maggio, due frecce sulla fascia

Pandev al fianco di Cavani e Insigne entrerà a gara in corso

Fatta, già rifatta: infilando nella vigilia le considerazioni di luglio scorso, e pure quelle sensazioni, e il tracciato che un allenatore (qualsiasi) definisce nel segreto dei propri pensieri, confortati dalle conoscenze dirette e però da aggiornare attraverso la quotidianità. Fatta, rifatta: lasciandosi alle spalle l’Udinese e (soprattutto) il Viktoria Plzen, rimuovendo la crosticina ch’è rimasta incollata sulla pelle, un pari e una sconfitta, ricucendo le ferite di due «strappetti» – uno alla classifica, l’altro definitivo con l’Europa League – e suturandole con i titolarissimi. Fatta, strafatta: perché al netto di qualche umanissima riflessione, la squadra è lì, sull’erba vicina sempre più verde, e poi nei movimenti, nelle coperture, nelle ripartenze, nello scivolamento, nell’aggressione dello spazio, nel Napoli allenato ad essere compatibile con il codice-Mazzarri.  Fatta: 3-4-1-2 (o magari, al diavolo ogni definizione, 3-4-2-1): però offrendosi a quegli undici che sin da Dimaro costituivano l’ossatura, lo scheletro, lo zoccolo duro e la consistenza d’un Napoli da «scudetto», l’obiettivo custodito segretamente e però lasciato svelare dalle strategie, dai turn-over, dai messaggini subliminali ( «adesso tutto può accadere» ), perché certe cose si fanno e non si dicono. 

DIFESA – De Sanctis tra i pali e poi, davanti al portiere, da destra a sinistra, Campagnaro-Cannavaro-Britos, affidandosi alle vocazioni naturali d’ognuno, il destro a destra e il mancino a sinistra, spazzando via qualsiasi tentazione d’intervenire su un settore che ha dimostrato d’avere sostanza e senso pratico, che – a parte il Viktoria – ha subito un solo gol nelle ultime quattro gare, che ha uomini d’esperienza, di spessore caratteriale, grintosi e pure un po’ aristocratici nella gestione dei momenti. 

CENTROCAMPO – E’ qui che il richiamo alle origini si manifesta in tutta la sua intierezza, è sugli esterni che le gerarchie ricompaiono imponenti e scavalcano qualsiasi altra considerazione: Maggio è il padrone assoluto d’una corsia sulla quale, in Italia, ha pochi eguali, e fa niente se recentemente ha dovuto rallentare ed ha mostrato cenni di pesantezza; e Zuniga – così parlò Mazzarri – è diventato «tra i miglior interpreti in Europa» del ruolo di esterno di fascia sinistra e se Armero a Udine ha mostrato di avere energia viva e persino autorevolezza, resta come valore principale di valutazione la conoscenza approfondita di qualsiasi meccanismo delle due fasi di gioco. In mezzo: Behrami ed Inler, che abbinano corsa e geometria, agonismo e palleggio. 
ATTACCO – Insigne è stato il tormento di due giorni e Udine ha confermato che allo scugnizzo di Frattamaggiore non mancano né i guizzi, né la faccia tosta: Napoli-Juventus ha tolto il sonno a Mazzarri e in quelle notti in bianco (e nero), Hamsik tra le linee, l’inattaccabile matador terminale offensivo (dopo aver speso come abitudine a tutto campo) e Pandev al suo fianco, o poco più dietro, per dar pressione ai difensori, per inaridire un po’ Pirlo. WM: è un marchio di fabbrica. 
Fonte: Corriere dello Sport
La Redazione
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