E qui la festa, in un san Paolo senza frontiere, con gol uruguyani e pure colombiani. E’ qui la festa, negli occhi di Camilo Zuniga che brillano, in quella felicità esplosiva che manda in estasi: «Avevo voglia di segnare, per dedicare la mia rete a Sofia». Un giorno, magari, potrà raccontargliela la serata perfetta. un’ora e mezza a spingere su e giù per il campo, prima di trovare la parabola perfetta: un pallone perfidamente delizioso che finisce all’incrocio dei pali e che infiocchetta un periodo d’oro. Eccolo qua, Zuniga, otto milioni di buoni motivi per sentirsi rinato, a destra o a sinistra che fa, e scacciare via di prepotenza la diffidenza della prima stagione: «Ho sempre creduto nei miei mezzi e sapevo di avere la fiducia del mister. La cosa più importante era quella, dimostrare che valgo. E stavolta sono ancora più contento. Ora ce ne andiamo in vacanza, ma quando torneremo, vedrete, avremo ancora più voglia».
L’ALTRO BOMBER – Il giro di Walter è in quella metà campo percorsa a cento all’ora, interdizione e fatica, pressing e poi forcing, fino ad arrivare persino al Gargano bomber, quattro anni dopo la randellata dell’Olimpico di Roma, che oramai si perdeva nella notte dei tempi. «Abbiamo chiuso alla grande un anno meraviglioso ed io sono al settimo cielo, perché ho cercato la rete. Abbiamo confermato la bontà del nostro organico, giocando con umiltà, attaccando in massa. Se proprio vogliamo muoverci un appunto, dobbiamo sbagliare di meno sotto porta: ma mi sembra che stavolta, contro il Genoa, il Napoli sia stato perfetto. Io posso solo fare gli auguri ai nostri tifosi, sperando che il 2012 riservi a questa città bellissima sempre nuove soddisfazioni».
DEDICATO A DE LAURENTIIS -Sette punti in sei partite: il rischio di ritrovarsi nel bel mezzo di una involuzione (aritmetica) era la spada di Damocle della vigilia, rimossa suon di sportellate da una squadra insaziabile, sei reti al Genoa e la ritrovata verbe dei giorni (delle notti) migliori. La classe operaia che rivede il Paradiso è racchiusa in Salvatore Aronica, nella sua ostinata determinazione, in quell’ardore che gli è costato il giallo per far sentire a Caracciolo la propria presenza e ricandidarsi per un rinnovo contrattuale che ormai aleggia sul san Paolo: «Il presidente ci aveva chiesto la vittoria e noi lo abbiamo accontentato. Era doveroso farlo, per sigillare questo 2011 fantastico nella maniera più adeguata. Aver superato il girone di Champions resta un traguardo di portata storica, ma alla distanza restano pure successi come questi, che dimostrano la nostra tempra. Abbiamo reagito a qualche battuta a vuoto, peraltro umanissima, perché andare in campo ogni tre giorni costa fatica. Ma siamo contentissimi di ciò che siamo riusciti a fare in questo scorcio di stagione e intendiamo continuare. Il campionato è lungo, il Napoli ha dimostrato di avere un cuore grosso così, di saper rialzarsi dopo una sconfitta così dolorosa, che poteva lasciare il segno. Invece siamo stati in grado di battere il Genoa in maniera netta. E adesso, ce la godiamo tutta». E sì, è qui la festa.
La Redazione
A.S.
Fonte: Corriere dello Sport
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